L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

sabato, dicembre 29, 2007

TORnato dal TORpore

Dicono i ritorni sian più brevi delle andate, forse perchè ti dai dei punti di riferimento. Dico io.
Altri dicono che si possano dedicare anche tre giorni ai propri cari, rinunciando alla propria vita. Non credo sia fattibile. Dico io.
In effetti dico troppe cose, a volte tutto e il contrario di tutto. Sembra quasi sia troppo complesso, ma in realtà vorrei cose semplici. Ne sono certo, io.
Però tant'è, forse è per queste che non amo il Natale, che non mi faccio invadere dallo spirito buonista e non mi affogo in dolci e porcherie.
Ma sono andato addirittura a messa, anche perchè fuori faceva freddo.
Ho rivisto anche vecchi amici, parlato di vecchie stronzate e pensato a nuove emozioni. Sempre bello confrontarsi col piccolo Krepa che girava da quelle parti e vedere come viene visto ora e se ha lasciato qualcosa di buono. Di sicuro sono corsi fiumi di alcol...le grandi occasioni vanno bagnate il giusto.
Che poi alla fine il Natale non l'ho mai troppo amato, preferisco il lento risorgere dei giorni dopo, con brindisi pagani e motivi tribali.
Sul treno stavo bene, nonostante tutto. La voglia di star da solo, la paura di esserlo veramente, gli sguardi della gente, gli occhi della bella capotreno e l'inseguire il Profumo tra le pagine di Suskind, sino a farmi inebriare nella mente.
Come se già non fosse abbastanza piena, come se già non volessi non essere qui, come se già non mi pesi starci da solo. Sarà che sto cazzo di Natale lo vedo come periodo di bilanci, senza pensare ai soldi, ma al chi sono e dove cazzo sto andando.
E' quel fottuto andirivieni di parenti e giudizi e una data certa come giro di boa.
Perchè non voglio trovarmi tra un anno dove sono ora, non così almeno.
Perchè ho capito che Dio è morto e il Che sta bene sulle magliette, che riempirmi la bocca di cagate non mi porta a nulla e farmi uno sfregio in faccia non porterà beneficio al modo in cui sono visto dagli altri.
Se ci fossero dei dubbi a ciò che sto dicendo, porgeteli direttamente a BabboNatale nella prossima letterina, io comincio a brindare al nuovo anno.

Poi forse come si diceva con Dade l'altra sera, "basterebbe non prenderla in culo ogni volta che teniamo a qualcosa, ogni volta che siamo innamorati, ogni volta che diamo tutto e stare bene...sereni...". Già, basterebbe, ma forse "è il triste destino di noi, guerrieri dal cuore tenero".
Già...fottuto Natale...

domenica, dicembre 23, 2007

Se non ci vediamo prima, BuonNatale!!!

Tante volte ho detto e scritto sul calcio. Sul "mio" calcio, la mia squadra, i miei amici, i miei sogni...
Quest'anno il sogno di poter vincere un campionato non è solo un utopia, il sogno non si manifesta solo nelle notti solitarie ma si visualizza domenica dopo domenica. Lo vedo negli sguardi, nei "vaffanculo" in allenamento e sulle pacche sulle spalle.
Ma il calcio, l'ho detto tante volte, non è solo fatto da 11 persone che si rincorrono dietro a un pallone. Sono vite, fatti e storie. In settimana leggevo da Carlo di un fatto triste, di un nostro ricordo e il destino mi ha riproposto le stesse cose, con modalità diverse...oggi non c'è stata partita, troppo superiori noi, troppo uniti, troppo SQUADRA. Lo dovevamo essere e lo siamo stati, soprattutto per Roby che col lutto nel cuore e la testa sicuramente da un'altra parte era lì tra noi, presente. Ha giocato alla grande, ma soprattutto ci ha dato l'esempio...
Le parole del padre prima della partita, in quel rongraziamento semplice e non dovuto, mi hanno stretto il cuore...
Quel minuto di silenzio prima della partita, tutti intorno a lui, è segnato la vittoria della partita...
Poi il resto è solo calcio è solo pallone...ma niente dà emozioni così...lo so, lo sento, arriveremo così carichi alla fine dell'anno, sono cose che segnano dentro.
Non siamo campioni, non giochiamo in grandi platee, ma così si dimostra di essere uomini...uomini e amici veri...
Ora basta...

Buon Natale stronzetti, vi voglio bene...

venerdì, dicembre 21, 2007

Lui e ...

Ora state attenti, visualizzate bene lo schermo...non accadrà niente.
Ma è di "niente" che si riempiono le nostre anime. O mi sbaglio?
Ma è anche di percorsi che si nutrono i nostri corpi. Di passi in avanti, di passi indietro, ma è sempre un susseguirsi di passi, una scansione lenta con accelerazioni improvvise.
Lui aspettava la fine del vecchio percorso per iniziarne uno nuovo.
Non che fosse stanco di quello passato, ma era arrivato alla fine con uno strano mix addosso, un misto di serenità e inquietudine, di gioie e paure, di amori e di odi.
Se lo sentiva, il nuovo percorso lo stimolava, avrebbe fatto nuove esperienze, trovato nuovi lidi e visitato nuovi porti. Il tutto restando dove si trovava, in continuo movimento ma senza lasciare il suo Mondo.
Per quest'anno avrebbe lasciato tutto lì, chiuso nel suo cassetto, ma ci avrebbe provato sino in fondo.
Aveva obbiettivi da sradicare, castelli di carta da annullare e fantasie altrui da smontare.
Innanzitutto per se.
Era troppo tempo che sentiva freddo sulla sua strada, non quello che senti fuori, ma quello che gela dentro. Con quello ha scelto di cessare la convivenza. Che non è proprio un cambiar testa o cambiar vita, certe abitudini gli resteranno, Lui può perdere il pelo ma non il vizio. Però vuole certezze e condivisioni e solo a quel punto abbandonerà il vizio.
Poi Lui vuole soddisfazioni ed esperienza. Almeno questo mi ha confidato.
Ha una voglia matta di mettere da parte esperienze e contenuti, storie e passato. Vuole creare qualcosa di bello e si impegnerà a fondo in questo.
Lui vuole esultare e festeggiare in campo, questa volta. Senza odi e botte, senza se e senza ma...vuole la gioia vera di una festa che parta in campo e duri tutta notte e poi ancora...
Vuole il passo, che non vuol dire niente di male e neppure molto di bene.
Non vuol dire mettere la testa a posto del tutto e neppure cambiare, nonostante tutto si piace anche così.
Se tra un anno non sarà così, allora penserà di andarsene, sarà Messico o Brasile, Africa o Australia...non si sa, magari anche dietro casa...ma sarà ora di cambiare.
In tutto ciò la convinzione che il 2008 spaccherà, ad anni alterni è sempre così...

...ma ci sarà sempre troppa poca tonica nel mio vodka gin tonic...tranquilli

lunedì, dicembre 17, 2007

Natale alla porta

Conosco molto bene quanto sia sottile la pellicola che ricopre le mie certezze.
Basterebbe una parola mal detta a far crollare ogni singolo castello di carta che cerco di cementificare al suolo.
La finestra starà chiusa anche il giorno di Natale.
In quell'inutile pranzo senza commensali avrò al mio fianco volti noti e altri meno. Tra un brindisi e l'altro, sentirò lo scorrere lento del tempo, felice di essere presente alla festa del niente.
Mi piacerebbe brindare tra Totò e Peppino prendendo al santo Natale, pensando che anche Osama e George W. lo staranno festeggiando, tra ricordi e passioni e lampi di inventiva.
Saranno dinanzi a un panettone anche il Dalai e il rabbino Capo, magari scambiandosi messaggi di cortesia con Papa Benedetto o Gesu Cristo in "persona".
Ma mettendo su uno specchio ogni singolo secondo da qui alla prossima venuta, capisco che all'evento si deve arrivare attenti. Coperto molto bene alle intemperie e al bombardamento dei regali di Natale, parteciperei al pranzo interessato ai cazzi altrui.
Alle prodezze dei parenti, ai fidanzamenti degli amici, con il volto attento e sveglio verso i sogni che ho dentro, nientaltro che pure e semplice banalità del mio quieto vivere.
Mai come quest'anno arrivo sereno al mio Natale.
Passando l'ultima mano di cera al pavimento, accoglierei gli ospiti muniti di bottiglie di vino, magari intrattenendoli con discorsi non banali, con ospiti speciali, con succosi contenuti.
Aver presenti Jodorowsky o Sepulvéda a dialogare e chissa'lcazzo a intrattenere i convenuti, con me stanco e assente, preso in disparte dalla noia di quei giorni che il ricordo mi riporta.
Che cosa chiedere di più al Natale? Nulla, solo serenità, la salute per chi mi è vicino ( e per chi legge) e la voglia di tirare avanti sognando il paradiso terreno e restando sempre qui, tra queste quattro fottute mura. Almeno finchè non potrò dire di averlo fatto o di averci provato sino in fondo.
A fare cosa? Magari ve lo dico in un altro posto, però ha a che fare col Natale, quello da cartolina, senza fuliggine e puzza di marcio. Quello che sognavi da bambino e ora ti sembra scemo.
Quello che...che poi in fondo anche questo non è poi così male.

**poi leggo le righe di Carlo e quella pellicola si strappa subito nel ricordo di quel momento...mi hai fatto piangere, bastardo...

domenica, dicembre 16, 2007

Krepa goal two times

A volte un goal ti da emozioni enormi e altre ti passa sopra come un onda quando sei immerso nell'acqua.
Certo non sarà stato meraviglioso, sicuramente è stato importante.
Almeno perchè oltre a una mia bella dedica personale, credo sia stato giusto non esultare...
un pensiero doloroso, nella gioia di un risultato, alla quarta vittima per l'omicidio di Torino.
Non è retorica e neppure populismo...solo un pensiero che vorrei condivideste.



Poi sulla squadra, sul gruppo, sul resto, ogni parola sarebbe sprecata.
Non so cosa sia davvero bello e perfetto, ma Noi ci siamo molto vicini.
Grazie di tutto ragazzi...vi voglio bene

giovedì, dicembre 13, 2007

Sulla romantica scia del tram trovo solo preservativi usati

Non capisco i film d'amore.
Non lo faccio apposta, ma ho un senso di ripudio per i lieto fine, sarà che nella mia vita ne ho visti ben pochi e spesso anche male assortiti.
A dire il vero non vado molto neppure al cinema, non ho nessuno da portare con me e adoro andarci solo. Non sopporto i commenti degli altri se un film mi piace. In certi casi i pezzetti del mio ego raggiungono il livello di un totem. Mi ci nascondo dietro.
Adoro invece farmi film in testa, immaginarmi la scenografia del libro che sto leggendo, le inquadrature, gli attori che userei. Il tutto mentre mi immergo nella mia città dentro tram stracolmi o metropolitane che lasciano la scia di fetori orientali e sogni cittadini.
Fatico a leggere il retro copertina degli Harmony che trovo sulle bancarelle.
Preferisco di gran lunga leggere storie di vite vissute davvero, romanzi e storie gialle. Solo un vecchio, che per i fatti suoi leggeva romanzi d'amore riuscì a farmi appassionare a certe "avventure".
Preferisco le poesie, anche d'amore, ma un libro intero non riesco a sopportarlo. Solo dei fiori potrebbero farmi cambiare idea, meglio se malefici.
Continuo la zig zagante malinconia del quieto vivere tra la luci soffuse del mattino e i cieli stellati delle nottate velate da nuvole pesanti e nebbie assorbenti. Tutto svanisce al risveglio lasciando patine ghiacciate su auto e sogni noturni.
Le nature morte non le ho mai comprese e detto tra noi non mi affascineranno mai come l'arte contemporanea.
Il lento scorrere del tempo, che ogni secondo mi fa essere più consapevole di ciò che ero, presto porterà via un nuovo anno. Il prossimo sarà di certo come l'ultimo anno pari, vissuto con determinazioni e commozioni. Lo sento che mi porterà soddisfazione e se mai ciò dovesse accadere almeno avrò la speranza che si avveri.
Molto meglio vivere nella speranza che qualcosa arrivi che vivere nella disperazione che quella cosa non sta arrivando.
Trovo molto scontato il sopravvivere ma mi rendo conto che per molti non è così. Sarà forse per questo che mi accingo a vivere diversamente ogni cosa, a non banalizzare un discorso, a rendere speciale ogni momento. A volte penso di essere affetto da crisi di malinconico rigurcito, inseguendo sogni troppo distanti, ragazze troppo desiderate ed emozioni inappagabili.
Fortunatamente ho smesso con le crisi da ansia da prestazione per una serata, le paturnie sul dove andare e le cose da dire. Ormai cerco di viverle tutte, senza distinzioni. Le falsità le lascio sul cuscino.

sabato, dicembre 08, 2007

L'Italia è uno Stato fondato sul lavoro

E' proprio questo che recita la nostra Costituzione.
Sarà una cazzo di Ave Maria l'ultima cosa che "sentiranno" prima di esser messi sotto terra per la gioia di familiari e cari che avranno meno spese in casa.
Sicuramente con gioia e soldi faranno i conti i piani alti di qualche multinazionale e l'ufficio fumoso di un politico consenziente.
Il fatto è che 4 persone sono morte in questi giorni sul posto di lavoro e non importano colori, paesi, città e partiti.
Conta che non si può morire sul posto di lavoro, non si deve morire giovani, quando ancora tutto è davanti, ancora da costruire. Siamo nel 2007 e ogni anno circa mille persone sul posto di lavoro hanno infortuni gravi o addirittura muoiono.
Una cosa credo peggiore di una guerra. Anzi una vera e propria guerra.
Adesso parliamo di questo cazzo di Natale, facciamo trasmissioni buoniste o che danno la caccia al killer di turno e diamo il culo alle multinazionali.
Andiamo avanti così, si liberano posti di lavoro.

Da un posto sicuramente border-line, un pensiero forte va a chi ci ha rimesso la vita per arricchire il proprio capo. Va ai metalmeccanici di Marghera, ai camalli di Genova, agli extracomunitari sfruttati, a chi lavoro senza le dovute protezioni e magari a 24 anni si ritrova con un tumore ai polmoni...perchè tutto questo NON deve accadere.

Amen

venerdì, dicembre 07, 2007

forse un pò confuso, ma parla d'amore di vita e di me

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giovedì, dicembre 06, 2007

PaZienZa

Come un parto di nuvole pesanti
che cade a terra
e non bagna il terreno.

Cadevano lente
nello scorrere del fiume
che lento, scendeva verso sud.

Sale in alto il pensiero
come un raggio isolato
verso l'alto, verso...

lunedì, dicembre 03, 2007

La lunga notte di Piero, stagista in pensione

Se tutto potesse raccontarsi dalla fine.
Si potrebbe ripercorrere al contrario tutta la strada fatta dalle sue insostuibili AllStar rosse, ormai disfatte. Se rifacessimo tutto riavvolgendo il nastro, forse, non sarebbero nuove neppure appena comprate. Ha un grande dono, quello di rendere tutto vintage, mal che vada senza tempo.
Ma srotolando la storia, ora, alla fin fine, lo si trova lì, rilassato bello e felice.
Per tutto ciò che ha perso e non ha più, per le certezze che gli annullavano la mente.
26 anni contano dal momento in cui li cominci a pesare e quando stai bene anche soltanto prendendo l'acqua quando piove perchè l'ombrello ti opprime, devi ammettere che forse non crescerai mai. Ma Piero aveva un lavoro adesso, piccolo onesto e senza pretese.
Un lavoro vero, senza vincoli o scadenza, solo la sua fiducia nei confronti del capo, un vecchio sognatore ancora povero perchè troppo ricco di pensieri. Era come lui che voleva invecchiare.
Troppi stronzi inseguiti nei corridoi, a consumare scarpe di pelle comperate ai Grandi Magazzini, per trovare un lavoro serio, in ufficio, come avrebbero voluto i genitori di Lei, come avrebbe voluto la Mamma. Troppi calci in culo presi da scarpe migliori delle sue, dietro ordini di migliaia di fotocopie e umiliazioni per la sua troppo giovane età. Come se non essere vecchi fosse un crimine.
Sei mesi di stage, belle premesse e poi la conferma di non essere confermato, come nelle battute che si faceva la sera con gli amici in birreria, quando la scaramanzia giocava con la realtà. Poi i discorsi dei suoi, gli incoraggiamenti degli amici, le critiche di Lei.
Non riusciva neanche più a fare l'amore. Ogni tanto scopava, con rabbia...ma perchè buttava via il tempo così? Il suo tempo...
Sarebbero stati ancora lavori a tempo, centri commerciali e maglioni da piegare, clienti isteriche e colleghi senza voglia. Intanto le AllStar consunte diventano sempre meno nuove e anche il rosso sembrava quasi un pò bordeaux.
600 euro per le serate, una cena con Lei che era sempre meno sua e un'altra occasione per essere di nuovo come lo volevano. Stagista.
Accettare è adesso una sfida con se stesso e non son certo troppi i complimenti avuti. Le stesse storie e gli stessi fulmini, neanche tre mesi e tutto è di nuovo punto e a capo.
Ma adesso basta. Come diceva il gruppo di cui non ricordava mai il nome, abbiamo sogni che teniamo per noi stessi. Ma neanche un giorno avrebbe più regalato a quella vita, a Lei e a fotocopie ingiallite.
Avrebbe scelto solo lunghe passeggiate, sempre con quelle scarpe lise e poi tante corse, ma non dietro stronzi incravattati, sempre solo dietro a ciò che gli altri non vedevano ma in realtà c'era.
Non ci avrei mai creduto se non lo avessi visto seduto a quel modo con lo sguardo sognante a fissare le foglie cadute a terra dicendomi "non è fantastico?...cadono a terra senza far rumore".
Era tranquillo.

A tutti i "bambocci" dello Stato Italiano

"NeL miO ScrIGnO", sono i Perturbazione con Manuel Agnelli...per quella sera al MilanoFilmFestival e per quella al MiaMi...a chi c'era...e per Ringhio: AuGuRi!!!!!

venerdì, novembre 30, 2007

Leggere parole

Me l'avevan detto.
Che a volte la poesia contasse meno della prosa, dei fatti e delle cose. Ma spesso ho pensato che l'unico modo per uscire da alcune situazioni fosse lei, con i suoi mondi e suoi colori, magari ispirati da un paio di birre di troppo (fai anche tre), per cancellare i contorni e rendere tutto più vago e per questo definibile di nuovo. Ridefinire le certezze per rendere tutto più relativo e inconsistente. Dargli nuova forma e nuova compattezza. Cercando il bello.
Che di per sè come parola non significa nulla, lascia spazio alla soggettività, per cui al tempo stesso alle chiacchiere e così via. Son sempre parole che si inseguono. Come goccie d'acqua nell'aria o macchie d'inchiostro su un foglio di carta.
Sia chiaro sono convinto che certe cose siano oggettivamente belle, che certe ragazze siano belle come "La notte stellata" di VanGogh o il "White Album" dei Beatles.
Ma le parole hanno possibilità di poter descrivere cosa sia bello e cosa no, senza cadere per forza nel "brutto", forse in questo hanno importanza.
Se dico occhi non mi viene in mente quello sguardo e se penso bacio non ricordo sere buie, fredde e momenti intensi.

A volte si usano concetti stupendi ricondotti a una sola parola.
Ma con goal non descriverai mai cosa si prova a vedere quel pallone che gonfia la rete e con concerto non descriverai mai cosa vuol dire essere sotto il palco a guardare e sentire ciò che ti rende vivo. Neppure sesso può descrivere quanto sia bello far l'amore la tua ragazza o quanto sia appagante, a volte, una bella scopata.
Se dico ritmo non mi viene voglia di ballare e poesia non mi fa pensare ad albe o sogni.
Ma a volte si abusa delle parole stesse. Quante volte con amore, si chiama colui o colei che in realtà amore non sono. Amico viene spesso affibbiata a persone che si conoscono ma con le quali non hai mai neppure condiviso una sbronza, una doccia, due lacrime o un sogno.
Vomito non mi mette in testa una serata passata a cento all'ora e vecchiaia non mi dice niente né sui miei nonni né sulle prospettive della mia vita. Neppure bimbo mi fa pensare al futuro, alla cacca o alle api colorate che girano.
Ci sono comunque parole che aprono un mondo, parole che non dimenticarai mai, parole tue, nostre...ma pur sempre parole...
Che sian parole e che le parole restino solo per l'attimo in cui vengon pronunciate me ne accorsi già da piccolo, quando le promesse non mantenute facevan crollare castelli e boschi incantati.
Poi mi sono accorto di quanto conti più un abbraccio, della bellezza di un sorriso, di quanto un vaffanculo sia relativo. Anche perchè non mi fa venire in mente nessun posto.
Le parole nell'acqua non si sentono, ricordo lo scherzo a Jack ad Acapulco,
con lui sott'acqua ad indovinare le canzoni che noi fuori "non" cantavamo.
Però sott'acqua un bacio, una carezza o un dito medio si capiscono lo stesso...
Grande Jack...un abbraccio a te, lo mando a Londra...

mercoledì, novembre 28, 2007

scontri frontali vs amori banali

Si incontrarono nel tepore assonnato di un freddo Pomeriggio autunnale. Forse credevano fosse autunno soltanto perchè davano poco peso al lento scorrere del Tempo e non avevano ben chiaro l'inizio, e la conseguente fine, delle stagioni.
Il chiarimento non era dovuto, ma siccome l'incontro avvenne per caso, lo stesso caso volle che i due chiarissero.
Cosa? Vecchie ruggini, antiche abitudini e certo anche nuove passioni e neonati bisogni.
Se da una parte per uno stava iniziando la giornata, l'altra si accingeva a finirla, sfinita dal troppo lavoro e dallo stress, rallentata dallo sfarzo della sera prima che Lui aveva portato a casa, nelle pieghe dei vestiti e nel peso di un fisico bistrattato.
Era tutta lì la lamentela che lei voleva venisse a galla, senza per questo sembrare "vecchia e passata". Neppure troppo "responsabile e rigida". Ma, cazzo, era dura ultimamente avere la lucidità necessaria per Mattina, dopo nottate passate, dall'altro, Notte, tra bagordi alcol e locali.
Era tutto lì, perchè Lui non voleva darsi pace e seppure avesse un fisico che poteva permettersi ben altri palcoscenici, per Lei era dura rialzarsi con i mal di testa e i tempi di recupero sempre più lunghi. Per non parlare delle odiose occhiaie e dei capelli sempre arruffati.
Non erano neppure le diverse "mignotte" che ogni tanto si trovava affianco al mattino, seppure fosse segretamente innamorata di Lui, al punto da seguirlo spesso nei suoi vagabondaggi fuori orario.
Ma il sorriso smagliante e beffardo dell'altro, la portò alla pazzia di folli grida e insulti. Lo stress del troppo lavoro le aveva portato via anche la voglia di scherzare.
Basta, ormai era troppo. Sarebbe arrivata al punto di legarlo al letto appena il Pomeriggio fosse andato a letto. Ma non sarebbe stato facile perchè Pomeriggio era il meno interessato.
Rifocillato dal pranzo, si rifaceva con dormitine e sbadigli per presentarsi al suo socio in forma dignitosa. Si permetteva anche palestra o allenamenti di calcio. Gli stronzi...
No, non ce la faceva più.
Fu in quel momento che decise per una scelta drastica, il suicidio. Sperava di segnare anche il loro destino. Senza Lei, cosa sarebbe stato di Loro?
Un gesto folle. Esasperato e folle, ma anche sicuramente inutile.
Inutile perchè ogni giorno prevede una Mattina, soprattutto dopo che il tramonto rende spazio all'oscurità e il bel Notte è libero di fare il suo passaggio.
Dopo il lampo suicida, si accorse di aver esagerato. Forse saran meglio altre due aspirine domattina per il mal di testa e lasciare che quello stronzo si diverta...arriverà anche per Lui il momento del giudizio e forse anche l'amore.
In fonda la Mattina avrà pure l'oro in bocca, ma Notte è sempre più giovane.

martedì, novembre 27, 2007

Non è da bambini essere felici per Niente

Sono solo quattro righe scritte tardi e malamente ricontrollate.
Non aspettatevi verità ne chissà quale novità.
Solo gli ultimi due o tre giorni.
Dal cemento di un parcheggio dopo una festa al fango di un campo dopo una partita.
Poche ore di sonno per emozioni e divertimento contrastanti ma pur sempre unici.
Dalla gioia degli amici all'unione di un gruppo.
Perchè ci sono momenti che non hanno età e storie che non hanno tempo, ovvietà di un normale lunedì sera di un freddo novembre.
Qui novembre non cade d'estate.
Per cui si cerca calore in altre cose, in altri letti o in porti lontani. Se da un lato si sogna l'avventura ma si ha voglia di farcela qui, se la situazione sembra in salita ma si ha fame di farcela e se il freddo fuori lo sopporti ma quello dentro a volte ti spezza. Farcela, e allora. Allora?
Tutti questi "se" poi li metti da parte e affronti tutto, ma non a quest'ora, non adesso.
Forse neppure domani e forse mai, per lo meno sinchè non mi sbatteranno addosso e sarò costretto a fare il mio.
Pigramente, ma lo farò come ho sempre fatto.

Voglio arrivare a domenica mattina, ora è l'unico obiettivo che ho, altri li ho già forse raggiunti da poco, altri li coltivo e altri ancora sono in stato embrionale, nel limbo tra il nascere e il morire.
Ma domenica mattina ci sarà tutto quello che voglio in quel posto. Sarò con la migliore compagnia che possa mai desiderare.

Stasera arrivo al campo dai miei bambini e i ragazzi mi saltano letteralmente addosso.
Sono esaltati, hanno voglia di vincere il loro girone e giocare. Una delle due squadre è già prima, l'altra se vince le prossime tre partite vincerà il campionato.
Sembra banale, ma non lo è. E' comunque fattibile. Ma è il vederli così, felici esaltati e uniti, che mi fa passare malumori e ansie, paure e sconforti.
Per ciò che è il mio quotidiano o per ciò che non lo è, ma vorrei lo fosse.
Per loro sono troppo felice, non so che farei senza e la cosa mi preoccupa. Ma vorrei solo vederli felici tra un mesetto, con una soddisfazione tutta loro.
Per ora, per farli star buoni, li ho puniti con minuti di corsa in più...esaltazione,ma anche umiltà...


Forse uno dei post peggiori che abbia mai fatto,
come al solito non lo rileggerò neppure per sapere se ha un senso.
Ma non sono bravo a parlare di ciò che sono fuori di qui, traetene voi le mie conseguenze



Loro sono i Lombroso e il pezzo di un certo Battisti, forse, non so...ma il loro nuovo album ve lo consiglio. "CrEdi dI cOnosCerMi"

venerdì, novembre 23, 2007

se fosse oggi a che ora sarebbe?

E fù così che presi quel treno, perchè quel biglietto non mi dava alternativa.
Viaggio per chissà dove oppure 100 soldoni.
La scelta non ha vie d'uscita, è troppo l'affetto per i 4 soldi che ho, che aggiungerne altri mi farebbe pensar male sul loro adattamento. Non vorrei litigassero, insomma sono abituati ad esser pochi, meglio non rovinare un ecosistema.
Al tal paese è morto un re, almeno così dicevano nei telegiornali.
Al mio paese il re coglione è stato mandato via, ma dopo tanti anni ancora cercano il successore.
A quel paese, mi dice un tipo, gira gente strana. Tutti contro tutti ma fingendo l'armonia, sembra di essere al Vaticano, ma non ci sono praticanti adulanti.
Facendo due più due mi rendo conto che come ormai non c'è più un dio, sarebbe anche ora che non ci fossero più re, ma società autogestite dalla fantasia di persone giovani e sincere, multirazziale e monoreligiose, professanti l'amore. Col preservativo unico e vero totem alla procreazione, regalato quotidianamente quale fonte di amore e progresso.
Se mi dessero un incarico istituzionale dichiarerei subito la pace a tutti i paesi, alleati e non, inviando fiori di campo, erba di camporella e rose rosse. Non sia mai si dica in giro che non sono un signore. Al massimo un cavaliere senza cavallo.
Mentre penso a tutto ciò, un pesce che vola da quelle parti mi dice che da anni nel suo regno funziona così. Spero non sia plagio allora, in fondo per ora è solo un pensiero.
Mi sposto a tutto tondo e vedo scribacchini intenti al manifesto del nobile di rango giunto in piazza per la resa dei conti. Sento proclami e promesse e memorie e mi confondo. Per un attimo ripenso al mio conto e ai 4 soldi che ho lasciato là, staranno bene?
Mi arresto, immobile, e guardo oltre la piazza e vedo faccie sorridenti, sorrisi a mille denti e addirittura un uomo insieme alla sua donna che fan l'amore. Dicono sia il matto del paese, che se ne freghi di quello che pensano gli altri, che legga e scriva e arrivi a malappena a pagarsi le spese.
Erano le tre e fuori pioveva, ma son sicuro che da altre parti il sole stesse splendendo, alto forte e bello, magari anche con gli occhi azzurri. Come quei giorni in cui tutto va male e basta un niente per farli raddrizzare o quelle pezze con le automobiline che da piccolo mettevi sui jeans rotti. Io li spaccavo apposta solo per avere nuove toppe. Ecco a volte mi faccio andare tutto storto per cercare qualcosa di bello che mi dia gioia.
Come un fiore, una chiamata, un messaggio o un biglietto regalato.
Che poi quei quattro soldi non li ho mica mai spesi e neppure un gioco tecnologico di clonazioni ci ha diviso. Hanno un nome e stanno molto bene, ma non mi piace vederli soffrire solo per il mio benessere personale.
Poi al ritorno, mentre torno tutto bagnato, spengo la luce perchè è tempo che l'arcobaleno faccia il suo ritorno. Attendo che le gelatine in cielo si sciolgano e attacchino i mille desideri al sogno che farò.
Ti ci hanno mai mandato a quel paese?

martedì, novembre 20, 2007

Into the KarmaKoma(in assenza di perizoma)

farsi raccontare pezzi di vite, incollarle all'angolo del quaderno e poi riprenderle quando meno se ne ha bisogno. perchè...credi di conoscermi, allora entrami dentro.
entrami pure nel cervello, giraci, taglia e ruba quello che ti serve. passa dall'orecchio entra e muoviti tra la gelatina e i pennarelli. colore? c'è n'è troppo, non prendere le cose che si muovono la in fondo, sono le tre o quattro idee che ancora devo malformare.
prendi tutto ciò che c'è di buono, lasciami solo la pazzia e porta a casa il resto. tanto non troverai niente di buono, almeno non qui dentro.
ho messaggi vecchissimi sul cellulare, ma ne avevo molti più su quello vecchio, finiti nel nulla. magari ne ho uno anche tuo. adesso lo cancello, ma ho paura di non ricordare chi sei.
vai, entra anche dal buco del culo, tanto dici che non senti gli odori. passa da lì arriva al mio stomaco, ci trovi cose belle? prendile...laggiù in fondo, quel mare in tempesta è agitato dal vento della tua società, dal tuo apparire e dal tuo...dal tuo...ehi fai piano sei vicina alle palle.
non toccare quelli. saranno i miei figli, non farlo se non vuoi trovarti tre metri sotto terra. non farlo e senti come è dolce l'aria in questo posto. si chiama amore, si chiama libertà. non sono soldati in fila, sono una marcia di pace in completo bianco.
a volte parlo dei miei sogni in maniera che non sembra seria e sincera, ma forse perchè sogno di stare in un mare di illusioni certe. ma siccome credi di conoscermi pensa ciò che vuoi, non ho tempo ora di parlare, devo temperare la matita.
non so da dove passerai per arrivare al mio cuore. ma fai pure. oppure ti devo insegnare io dove sta? in quel caso riderei della tua sicurezza. cosa vuoi che ti dica, in fondo non ho mai avuto molto dalla vita. se escludo il minimo salariale e due o 3 momenti di gioia. ma parlavo di calore io. umano, non mi mancano i maglioni. per cui prendilo tutto quel coso che pompa, al momento non me ne faccio un cazzo. ma lascia un pezzo, quello nero, laggiù in fondo.
brucia e spacca il resto, ma fallo in fretta.
sempre dalle situazioni meno chiare traggo le più limpide verità, un pò come il fatto che mi invaghisco sempre di chi si mostra meno interessata o mangio in modo irregolare.
dammi ciò che ti ho chiesto, è la minima unità di misura per amare e mi serve. la uso tutti i giorni, mi servirà...almeno proverò a riciclarlo oppure lo venderò per un pezzo da 5.
ora prendi tutto e scappa via, non voglio nulla in cambio, anzi soltanto una. levati quel sorriso del cazzo dalla faccia.
ho sempre ammirato chi sa perdere con onore, chi cade ma in piedi e non si lamenta se la camicia non è stirata, ma guarda alla sostanza.

domenica, novembre 18, 2007

An American Rebel

Un vecchio al bancone del bar guarda storto e chiede un'altra birra. Corretta whiskey.
Per la precisione, corretta Macallan.
Ha l'accento strano, direi americano ma nelle sue inclinazioni si nota una spruzzata di francese.
Direi un anglofono che ha vissuto nella terra di Napoleone per un pò di tempo.
Ma ha l'aria di un vecchio giramondo, di uno che ha perso la via di casa da un pò, forse in cerca della libertà, forse dell'amore, magari per fuggire dalla morte.
Non fosse un viso segnato dal tempo, avrei giurato di averlo già visto.
Non so dove, non so quando. Non so neppure in che tempo o se fosse soltanto un sogno.
E' come quando incontri l'amore. Arriva.
Un pò come quando arriva la morte. Non ti chiede chi sei, lo sa già.
Il vecchio comincia a parlare, sembrerebbe da solo, ma nella sua sicurezza noto che solo non era.
Aveva un mondo dentro, un mondo fatto di orrori e paure, che sfociavano nei suoi brontolii finali addolciti da sorrisi invitanti.
Doveva esser bello da giovane, lo si direbbe dal fascino ribelle che ancora trasudava dal capello lungo. Lo si intravedeva da una barba incolta, non curata. Sotto c'era dell'altro.
Si intuisce poco da ciò che dice, parla lingue diverse. Come detto, all'ordinazione in un perfetto "italiano-broccolino" aggiunge spruzzate di inglese, francesismi e parole provenienti dall'Africa sub-sahariana. Il suo gesticolare incolla come miele ogni discorso e capisci che annulla i contenuti per portare all'essenza il suo Mondo.
L'unica cosa certa sono le libertà che porta a galla e chiama a confermarle il suo Santone, conosciuto insieme ad Lsd ed eroina che da ragazzo usava per spezzare la noia dell'alcol.
Elenca persone cose fatti...cifre.
Elogia il caos, gli anni '70 e quel fottuto e blasfemo rock 'n roll.
Non si ferma, chiede un'altra birra e offende una pattuglia della Polizia che passa davanti alla vetrina del locale.
"Voi giovani non fatevi prendere dalla rivoluzione. Dovete cambiare, ma non vi dico di farvi prendere dalla rivolta. Amate chi vi sta affianco. Parlo di divertirci, di abbracciare il tuo amico. Parlo d'amore. Amore. Voglio vedere che vi alzate e ballate. Voglio che ballate per le strade, stanotte, senza una meta...". A questo punto si alza, mostra un fisico ancora agile nonostante l'età.
Si spaccia per poeta e cantante, ma "in un'altra vita", come dice lui. "Tutto è iniziato col rock 'n roll. La poesia, la vera poesia, non dice niente, elenca solo delle possibilità. Apre tutte le porte e voi potete passare da quella che preferite".
Esce fuori dai nostri cuori un applauso, che qualcuno usa per velare in pizzico di ironia. Ma dove ho visto questo vecchio?
La sua terza birra corretta è quasi a fine corsa. Un gruppo di ragazzini in abiti eleganti, in fondo al locale, lo guarda e ride divertito davanti a LongIsland senza colore.
Lui scola l'ultimo sorso e ci guarda rabbuiato. "Sono stato una persona, una volta, intelligente e sensibile, ma con l'anima di un clown, che quasi mi ha obbligato a mandare a puttane ogni occasione importante"...dopo qualche frase in un fottuto e incomprensibile inglese, dice che "quando i sogni di un uomo si perdono come le lacrime dal volto sotto la pioggia, beh forse è giunto il momento di morire...o forse fingere e fuggire". Saluta tutti, ma credo che in cuor suo quel saluto suonasse come un fanculo.
Lascia il locale con un velo di mistero. Prima di uscire cambia un euro e va verso il JukeBox sgangherato vicino al bagno. Cerca bene nell'elenco e quando sembra aver trovato il pezzo giusto dice..."il finale migliore è quello che decidiamo noi..."
Partono le note di The End, sono i Doors...gli anni 70...è Jim Morrison...è...ma se quello fosse stato...no, dai...dicono sia morto...meglio berci su.
Un'altra birra, grazie. Corretta Macallan.

giovedì, novembre 15, 2007

Tutto questo è un blog (e chi ci sta dietro?)

Sono parole, sono volti, fatti e immagini.
Nulla è da prendere sul serio se preso da un blog di un frustrato buono a nulla. Figuriamoci da questo...ma tutto va preso per ciò che è, emozioni, fatti, sfoghi o cazzeggio.
Ma capita che la persona che scrive non sia la stessa, agli occhi del prossimo, di quella che credi tu stia leggendo. Le si vedono diverse, contrapposte.
Allora giù a pensare che siano solo cazzate, stupide nefandezze. In parte mi trovo concorde.
Sono solo immani stupidate.
Ma sono pur sempre pensieri personali, lati nascosti, sensibilità represse.
Capita che tu sia scemo ed estroverso nella vita di tutti i giorni, che non ti scappi mai l'occasione di dire una battuta, di fare uno scherzo. Al tempo stesso sei cupo e malinconico nel tuo blog, dove vedi che ciò che ti gira attorno, per quanto roseo sia, ti fa vomitare.
Sono gli "uno, cento, mille" volti di una persona.
Sinceri, sempre. E' proprio lì la forza di un blog.
Bello?Brutto? Sinceramente non me ne fotte un cazzo...
Sono pensieri miei, che nascono dal cuore o dalla pancia e per tali, miei.
Spero siano condivisi, che diano qualcosa.
Mi resta solo la speranza di averti fatto riflettere un secondo, una volta almeno in questi 500 e più post. Forse tutto intorno a te gira bene, ma almeno ti ho fatto girare a controllare e solo per questo mi faccio un inchino, sbilenco, storto e scoordinato.
Come sono io nel blog, a differenza di come sono fuori. Forse.
Molti blog sono più rilassati e divertenti, magari l'opposto dell'autore e leggerli ti da quella leggerezza di cui hai bisogno in quel tuo quarto d'ora.
Hai mai riso del contesto traendo ispirazione da un blog, ne sono felice, perchè sono vivi per questo e il non visitarli o il non leggerli non li uccide. Purtroppo.
E' questa la loro forza. Volenti o nolenti, stanno lì a immagazzinare emozioni e cazzate, sfoghi e foto a culo nudo. Proprio il fatto di sentirmi dire "non pensavo fossi così" mi porta ad andare avanti per far conoscere quante faccie ha la mia brutta figura.
Ora clicca pure sulla X e chiudi per sempre.
Almeno fino a domani. Prima però insultami nei commenti.
grazie a un raggio di sole che ha ispirato questo post,
anche se forse non lo sa...
ma credo che meriti la dedica
perchè una sua battuta mi ha "costretto" ad uscire dal buco.
Perlomeno lo ha illuminato...

mercoledì, novembre 14, 2007

Dormendo ad occhi aperti

Non mi piace riportare frasi o pensieri di altri. Lo trovo banale.
Non mi piace ma a volte capita che qualcuno di più affermato o con più qualità, riesca a toglierti parole di bocca per descrivere un momento, una periodo della tua vita.
Anche semplicemente il modo in cui tutto intorno a te sta rotolando nell'indifferenza.
Dai morti ammazzati alle stragi, ai chili di banalità che si dicono dopo un morto, dopo una nascita o dopo un qualsiasi avvenimento che meriti opinioni...per cui mi rifaccio a Lawrence Ferlinghetti, sicuro che la poesia sia il modo migliore per commentare ciò che abbiamo attorno, cercando il bello. Sperando vi faccia pensare.
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Il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non date importanza alla felicità
che non è sempre
tutto questo spasso
se non date importanza a una punta d'inferno
qua e là
proprio quando tutto va bene
perchè neanche in paradiso
non è che cantino
tutti i momenti

Il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non date importanza alla gente che muore

continuamente
o è soltanto affamata
per un pò
che in fondo poi fa male la metà

se non si tratta di voi
Oh il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non vi state troppo a preoccupare
di qualche cervello morto
su ai posti di comando

o di una bomba o due
di tanto in tanto
contro le vostre facce voltate
o di consimili scorrettezze cui va soggetta la nostra

società di Gran Marca
con i suoi uomini che si distinguono
e i suoi uomini che si estinguono
e i suoi preti e i suoi scherani
e con le varie segregazioni
e congressuali investigazioni e altre costipazioni
che sono il retaggio
della nostra carne demente.
Sì il mondo è il posto più bello del mondo
per un sacco di cose come
fare la pantomima della farsa
e fare la pantomima dell'amore
e fare la pantomima della tristezza
e cantare in sordina e avere ispirazioni
e andare a zonzo
guardando tutto
e odorando fiori
toccando il culo alle statue
e persino pensando
e baciando la gente e facendo figli portando pantaloni
e agitando capelli e ballando

e andando a bagnarsi nei fiumi a fare il picnic
in piena estate

o solo genericamente
"godendosi la vita"

ma poi proprio in mezzo a tutto quanto
arriva sorridente il
beccamorto


Lawrence Ferlinghetti
a tutti quelli che devono pagare
il lento scivolare distorto degli eventi
a dispetto della verità

lunedì, novembre 12, 2007

No-Luogo

Ci sono posti che non hanno senso, ma te li trovi davanti più volte nella tua strada.
Quando ti accorgi che non è un dejavoux è ormai troppo tardi e te ne innamori.
Ma non sono mai posti idilliaci, forse proprio per questo ti ci affezioni, perchè non hanno senso. Anzi un senso ce l'hanno, ed è tutto tuo. Allora è per quello che ci tieni tanto.
E' tuo.
Ci sono posti che ti segnano, altri ti danno un destino. C'è chi muore ancor prima di nascere con la solo colpa di essere nato nel luogo sbagliato.
Succede anche con le persone, ma è diverso.
Vedere il bello in una ragazza non è difficile, è come vedere una vallata verde ed immensa nella quale avere tutta la libertà di movimento. Puoi saltare, volare, rotolarti tra gli steli ma anche dar fuoco a tutto. Sta a te e al tempo, spesso prezioso alleato, fare in modo che nascano fiori colorati e alberi robusti. Sta al tempo e al calore che le dedichi. Alle vite che si intrecciano.
Ma un luogo è tuo, lo condividi o lo chiudi nel cassetto in fondo alla stanzetta del tuo ego e non lo tiri fuori più. Alcune volte penso a dove vorrei trovarmi se potessi viaggiare nel tempo.
Se solo volessi trovarmi solo a pensare, se potessi bermi una birra guardando un muro, non uno qualsiasi, ma quello che dico io.
Se potessi mangiarmi una scatoletta di tonno sul tetto di quel palazzo, se non avessi chiuso per sempre la porta di quella casa in quello stupido paese, per sempre, cancellando con due giri di chiave passato e ricordi.
Se potessi tornare a quei baci su quella panchina o alle serate più stronze nei locali più insulsi.
Non andrei a Parigi o Londra, non sceglierei la spiaggia più esotica o il locale più di tendenza. Ma i miei posti, forse insulsi, i miei banconi, le mie doccie e quei campi polverosi.
Non passerei dal Corso principale, ma dalla strada che dal campo mi portava a casa, a piedi.
Non so chi porterei con me, perchè quel posto è mio, forse lascerei libera scelta a chi anche per un attimo, vorrà venirmi a trovare.

venerdì, novembre 09, 2007

What Will You Wear When You're Dead

Sono momenti lenti, ma li passi con il sangue che pulsa.
Si chiamano emozioni forti e riescono a far passare il dolore anche dal fondo del cuore.
Come un assolo di chitarra in una ballata lenta, sognati Santana in Samba Pa Ti e pensa su quelle note. Non sarai mai solo o vecchio in tutto questo.
Come pensi che ti vestirai il giorno del tuo funerale?
Non manca molto al grande show di fine anno. Il rito pagano per le celebrazioni eucaristiche e le strade vuote illuminate da coni di luce e qualche sporadica figura border-line.
Le case piene di regali e lipidi sotto ogni forma e le strade con giovani ubriaconi, vecchi barboni e qualche stronzo mendicante che ci rovina la cartolina di Natale da spedire allo zio d'America.
Ma noi che ce l'abbiamo dentro, sappiamo che The End non è solo la fine di un film, ma la protesta di uno fuori dal coro verso un Mondo che non lo voleva capire. E a lui faceva vomitare.
Non so ancora se metterò un gessato, pur non possedendolo o se andrò con la maglia più brutta e consunta.
Perchè certe cose non passano mai e stanno ancora correndo. Anzi, si stanno rincorrendo come cani randagi che giocano con la loro cena.
Non c'è tempo dietro Helter Skelter e neppure in Satisfaction puoi trovare ragnetele di quello che fù. Come l'inizio di un pezzo dei Beatles, sarai sempre attuale non rincorrendo l'ansia di apparire dietro al divo del momento. Lentamente e costantemente, portandoti dietro le perversioni e i vizi di una vita baciata dal lamento.
Hai idea di cosa indossasse Kurt il giorno della sua ultima festa?
Nonostante non si sappia ancora Who's Next e ci si rincorra per sapere chi sia il vero Salvatore. Sempre che ci sia un vero Dio e si riesca a capire chi cazzo è il miglior chitarrista di sempre.
Nonostante tutto e nonostante il niente.
L'anima rock non esce presto la sera e passa il giorno a pensare al bello della vita. Tra una birra goduta all'angolo del proprio contorno, una notte di passione appena fuggita e la rincorsa dell'angelo che la salverà dalla solitudine e dal vuoto.
Sono forse parole che non fanno moda, sono temi che non attaccano il cuore col miele dell'amore, sono ciò che rende immortale chi da sempre è considerato convalescente.
Devo farmi una lista di chi non sarà invitato al battesimo del mio giorno zero.
E' l'ancheggiare spavaldo di un belloccio imbrillantino che muove il Mondo più di altri milioni di parole. Che tu lo voglia o meno.
Rock never die, and you? You are too young but you gonna die...

giovedì, novembre 08, 2007

Grazie a voi(...un modo per dire:"pompini a vicenda")

Era solo un blog quando l'ho iniziato.
E' soltanto un blog dal quale sparo soltanto cazzate, ora.
Certo è mio, sicuramente lo curo almeno quanto curo il mio pelo sul petto.
Però ad esser sinceri mi ha dato molto più di quanto, credo, meritassi.
Perchè nonostante molti attorno a me mi vedano come uno con problemi di ego, di personalità o semplicemente come un matto, molte(non voglio fare quello che caca fuori dal vaso) , direi alcune persone conosciute tramite il blog o con le quali ho approfondito la conoscenza dopo, mi hanno dato la convinzione che ne ho tratto sicuramente maggiori benefici.
Stasera ho passato una bellissima cena con Cate, che non so neppure perchè mi sia piovuta addosso dal blog e l'unica spiegazione può essere che sia più matta di me. Ma come detto stasera "i matti non si attrggono"...ma tant'è...
Magari a differenza di blogger più bravi e affascinanti di me, non ho mai attratto fanciulle dai miei scritti o dai miei pensieri. Anche perchè sono spesso noiosi.
Magari non ho incontrato "fuori dal blog" molti visitatori. Forse perchè molti sono già miei amici.
Magari ho dato spesso un'impressione diversa da quella che offro nella quotidianità.

Però spesso mi han detto che appaio diverso nel modo in cui scrivo da come sono nella realtà dei fatti. Che non sembro il solito coglione che appaio quando giro come un elefante per le strade della mia città.

Io ritengo sia una cazzata, ma volentieri accolgo il tutto, ben felice di passare serate con amiche come Cate, ricevere la mail di Jenny dell'altro giorno e sapere che in fondo qualcosa di buono lo si può fare anche dalle pagine virtuali di una mente non sempre accorta e spesso contorta.
Per cui grazie a voi, non mi capita spesso di rigraziare.
Anzi questo è proprio un post inutile, ma come tale sentito.
Ora pompini a vicenda...

lunedì, novembre 05, 2007

C'era la pioggia prima del sole

Un giorno poi ti accorgerai, che parlo, parlo.
Predico male e razzolo ancora peggio.
Ma il tempo, lo si voglia o no, passa sempre e costantemente e l'unica cosa che possiamo fare è farlo scorrere nel modo migliore. Imparare e capire sono la cosa che meglio aiuta nell'attesa. Ascolta tutti, anche i vecchi matti che sembrano non dir nulla, ma che forse nascondono verità.
Sentili, guardali, mandali pure a cagare ma la prevenzione non ti darà mai nessun vantaggio.
Ascolta tutti e fatti una tua opinione e non credere mai sia meglio tenerla nascosta.
Alza la mano e poni la tua domanda finchè nessuna risposta soddisferà la tua sete di spiegazione.
Chiedi e leggi, leggi e domanda, per ogni questione ci sono molte risposte, migliaia di punti di vista e nessuna singola verità.
Fai tutto questo sinchè non hai stancato i tuoi interlocutori, dopo di chè torna a parlare d'altro fino al punto in cui qualcosa ti sarà rimasto dentro.
Non aver paura di una razza diversa, apprendi i loro usi e dagli i tuoi costumi. Mangia tutto quello che lo straniero ti offre e pensa, se lo credi, che sian sempre meglio spaghetti e vino rosso.
Non pensare mai di sapere qualcosa in più di chi ti è davanti, ma fai in modo che a fine discorso sappiate entrambi qualcosa in più. Diffida sempre da chi è supponente.
Divertiti. Non ascoltare chi dice che è già tardi o che non hai l'età per fare certe cose.
Bevi, divertiti, balla e grida. Butta fuori tutta la tua energia e coinvolgi i tuoi amici, cerca di non essere mai solo ma di averne sempre attorno molti. Gli amici non bastano mai, ma solo un piccolo numero di loro saranno con te per tutta la vita.
Sono la cosa più preziosa che hai, coltivali.
Fai l'amore più volte che puoi e fregatene delle gente che predica castità e monogamia. Ama tutte le donne, quelle belle e quelle brutte, perchè hanno in loro la cosa più bella e importante...possono donare la vita.
Amale tutte e fanne delle principesse, rispettale e sii sempre chiaro nelle tue intenzioni.
Non promettere amore, pesa le parole e quando trovi la tua regina, non fartela sfuggire.
Puoi avere quante passioni vuoi, ma solo una resta per tutta la vita. Associa il nero al blu e amala, nel bene ma soprattutto nel male.
Metti passione in quello che fai, non mollare sinchè non sai che la partita è finita.
Gioca e corri, corri e non fermarti mai. Vivi ogni momento coi tempi giusti, goditi ogni doccia bollente dopo una fatica, stringi più che puoi l'abbraccio con la tua donna dopo l'amore.
Ridi e ricorda ciò che vali. Non ascoltare chi non crede in te, ma esci sempre a testa alta perchè hai messo tutto te stesso in quello che hai fatto. Così avrai il rispetto degli altri per come lavori o agisci e cosa più importante, ti rispetterai.
Le strade da percorrere sono molteplici. Ogni giornata ha mille bivi, qualche decisione importante e molteplici soluzioni spesso tutte sbagliate. Tu ricorda che c'è sempre una strada da percorrere anche se si va dalla parte sbagliata.
Ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutare gli ultimi, se non sei uno di loro, porgigli una mano e se non la prendono, pazienza.
Lotta, rispetta ma non farti mettere i piedi in testa.
"se ti dicono di alzarti tu siedi e se si siedono tu alzati in piedi"

Insomma, ascolta tutti anche me e poi, un giorno, mi dirai chi ha ragione.
Se tu o un vecchio coglione postumo.

venerdì, novembre 02, 2007

Pecco

Tempo, perdi-tempo. L'alter ego della persona regolare.
Sotto l'acqua passa solo il momento passato a pulirsi dal peccato dell'odierno.
Saran passati dieci litri di acqua dall'ultimo atto impuro che ho commesso?
Perchè non so neppure io dove fermarmi, cosa capire e dove cercarne soluzione.
Pecco di ricordi, straccio vecchie foto.
Pecco di gola, vomito prestanti parti del mio essere.
Attraverso gli ultimi scorci della mia finestra ci sono luci, tubi rossi e niente più.
Vorrei poter cancellare tutto e farne un parco verde, passarci le giornate e attendere il raggio di sole.
Quello che mi illumina la giornata, che non obbliga a far tardi, che mi leva la sete di peccare.
Perchè forse l'ho incrociato l'altro giorno, ma ho paura di scottarmi.
Basteranno centinaia di metri di parco a stancare le mie voglie?
Perchè non so neppure dove girare per trovare l'uscita. Il mal di testa aumenta girando senza causa. Non riuscirò a dire tutto, sarò sconclusionato come sempre.
Pecco di emozioni, mi bastan le mie reazioni.
Pecco di avidità, non riesco a far altro che rovinare tutto ciò che creo.

**Barrio Rossio, Lisbona, Giugno 2007

lunedì, ottobre 29, 2007

Scusa (per ciò che NON ti ha ferito)

Ho sbagliato certo, ma ho chiesto scusa.
Ho usato parole forti per il caso, ma ho chiesto scusa.
Ho sempre pensato che le scuse servano a poco. Sono come le monetine dei centesimi, utili e fastidiose.

Forse dovevo pensare al suo carattere.
Forse dovevo pensare che non è un giocatore come tutti gli altri, ma soprattutto che è un bambino. Ma ci conosciamo da 5 anni, li vedo quasi ogni giorno.
Forse non è stato nulla.
Parlo con loro, provo a vedere come loro, ma chiaramente non ci riesco. Non posso riuscirci.
Ma allora che senso ha una scusa, molto meglio una spiegazione e dire che certe cose non le voglio, perchè la stima è maggiore addirittura delle attese.
Cambierò, mi farò prendere meno dalle azioni e gestirò le reazioni.
Per cui anche se più di 15 anni di differenza fanno pensare a chissà che, tra amici basta una stretta di mano.
Ma in fondo non era stato nulla, solo impressioni di altri adulti.
Allora un "Simone non capisco cosa dici, sabato avevi ragione..." può farti star meglio più di altre mille parole.

Senti come cambiano gli inverni...
mi sai dire che rumore fanno i tramonti
il colore dello stare insieme, anche stupidamente abbracciati,
e dimmi,
quanti fiocchi di neve servono per gelare la passione

domenica, ottobre 28, 2007

19 e 20. Domenica. Milano. Il muro è caduto

Ora barba, denti e un rinfrescata alle ascelle.
Una camicia nuova, la giacca e prendo le scale. L'ascensore non voglio neppure vederlo.
Farò tardi anche stasera, ma non voglio fare troppo tardi.
Un tardi relativo, ma anche un presto attardato.
Berrò qualcosa con i miei amici, mangerò senza troppa fretta e farò qualche sorriso scemo senza sapere neppure il motivo.
Starò concentrato per non fare errori, mi terrò informato su ciò che accade ad ogni angolo del mio tavolo, darò fugaci toccate e fuga alle scollature delle ragazze del tavolo vicino e poi rimetterò al domani la decisione.
Un giorno, un altro giorno passato senza sapere, ma soltanto immaginando.
C'era il sole oggi, avevo amici attorno e mi son dato una spiegazione.
Poi dormirò senza sapere il motivo, con una maglia pulita e le mutande rosse. Quelle con i dadi.
Domani chiuderò bene le finestre, che tutto questo non esca fuori. Mai.

Lunedì, 1.34. Milano. Guardo i resti sulla strada e provo a ricomporli, come un puzzle.
Sono sempre più convinto che ciò che mi serve sia tutto qui a portato di mano, i pastelli, le formine e il fango da metterci dentro.
Sono quasi sempre più convinto che ciò che mi serve, in realtà l'ho sempre avuto.
Basta poco.

giovedì, ottobre 25, 2007

Pezzi di foto-foto di pezzi

Ho molte foto e pochi ricordi.
Ecco perchè non ricordo quel bacio e il posto in cui avvenne, ma forse è stato solo nella mia mente.
Ricordo di non esser stato solo in lunghi discorsi senza senso ma ricchi di passione, ma forse avevo occhi solo per passioni fantasiose o retaggi dal passato.
E quegli occhi e quella bocca e a volte solo il pensiero di poter parlare, di poter capire chi sei, cosa vuoi.
Pezzi di una vita messi insieme da più posti. Collage di persone.
Ho tante foto che non ricordo di aver scattato e altre che mi vedono protagonista di momenti che non ho vissuto. Non ricordo neppure le strade che ho percorso quando eravamo insieme, le città attraversate e i sogni discussi. Ricordo solo il desiderio di un bacio.
Di quel bacio.
Dimentico spesso le ansie di un ricordo.
Ho tante foto e me ne manca qualcuna.
Un alba di speranza, una coppia che si ama, un tramonto che si spegne senza più rancori.
Ho troppe foto nella mia mente, qualcuna la posso certo cancellare, ma non ricordo di aver detto che qualcosa sia finito ancor prima di averlo visto cominciare.

martedì, ottobre 23, 2007

Pro i bi Zio nisMo

Signore, tu che sei l'emblema di questa società un pò bacchettona e al tempo stesso borghesotta, dimmi...
posso darti del tu vero?
Ok...dimmi perchè io dalle due di notte in poi non posso più crogiolarmi in una birra, subendo l'arsura del tempo, del ballo, della noia e del caldo nel locale, pub o discoteca in cui mi trovo.
Tu persona perbene e tranquilla o forse inutile giornalista di StudioAperto mi potresti rispondere che così non ci saranno più morti nelle strade nei week end per le stragi del sabato sera. Io penso che sia una cazzata.
Lo dico nel pieno rispetto delle vite che sono state spezzate, nel rispetto delle leggi e dei codici.
Dico solo che è un palliativo per mettere contenti al loro posto i bacchettoni che animano il nostro Bel Paese, ma non sono soluzione a nessuna strage.
Faccio semplicemente un paio di domande alle quali vorrei fosse data risposta.
Quanta gente si muove nel fine settimana? Nelle ore di divertimento tra venerdì e domenica, in tutta Italia, si muoveranno diversi milioni di persone. Parlo di milioni.
Quante persone perdono purtroppo la vita e quante per motivi legati all'alcol?
Si può parlare di strage?
Allora perchè non vietiamo le vacanze estive, visto che durante "l'esodo" muoiono svariate decine di persone?
Perchè non diamo maggior risalto ai mille e passa defunti sul posto di lavoro?
Sono forse meno accattivanti per l'opinione pubblica? Sono forse troppo povero e schierati i sindacati per sentire le loro proteste?
Perchè non abbassiamo i prezzi dei taxi o mettiamo mezzi pubblici tutta notte?
Perchè non controlliamo i modelli delle auto che finiscono coinvolte, magari la colpa è della Twingo piuttosto che della Barchetta. Magari è in ciò che ha mangiato l'autista.
Ma perchè nessuno parla di cocaina? Forse perchè aprirvi un'inchiesta toccherebbe il vizietto di molti di voi bacchettoni perbenisti?
Perchè non andiamo a vedere come guidano queste persone, perchè non è l'alcol a farti andare per forza veloce o essere violento e irascibile, ma la tua testa di cazzo.
Ok...ora datemi pure dell'alcolizzato perchè trovo ridicolo vietare una cosa perchè non si trovano soluzioni intelligenti. Ditemi che tutto il possibile viene fatto contro la prostituzione e la pedofilia.
Ditemi che questa è la soluzione migliore perchè mi sono davvero rotto i coglioni di sentirmi preso per il culo dal vostro fottuto perbenismo.
Ora lascio vi lascio alla vostra bella società, dove non esiste il negro o l'immigrato e se c'è è cattivo. Vi lascio ai vostri figli che non si drogano, ma chissà chi consuma tutta questa cocaina, vi lascio ai vostri mariti fedeli, ma non mi spiego chi vada a trans. Le mogliettine tutte "casa e chiesa", salvo poi andare a letto col vostro migliore amico. I vostri presti con molte attenzioni extra ecclesiastiche sul pargoletto...non vorrei turbarvi troppo.
Io chiamerò qualche amico border line come me, ho voglia di bermi una birra.

giovedì, ottobre 18, 2007

scin5scento

Dove si potrà finire andando avanti di questo passo?
Ritengo che non sia dato saperlo, perchè non si sa quanto ancora sarà lunga la strada.
26 sono gli anni che ho e credo che forse 5 mesi della mia vita li ho spesi in fila.
Alla posta, al supermercato, allo stadio o in autostrada. Ma anche dietro ad occasioni, ad attendere una birra o il sorriso di una ragazza.
1 laurea, 1 diploma e una certezza, me la dovrò vedere da solo lungo la strada.
2000 persone almeno mi saranno state presentate e con alcune di loro avrò scambiato anche 2 o 3 parole, 1 battuta e sicuramente mai mi sarò ricordato il nome quando miè stato detto. Anche se dovessero presentarmi una ragazza, una bella ragazza, mi perdo sempre la prima parola. Il nome. Ma non sempre è un problema e per di più so che è condiviso, per cui se siamo in 2 a non ricordarci il nome, non è un grosso male.
Tra tutte loro, molte le ho solo viste passare, 2 o 300 le conosco e almeno una 50ntina mi sono vicine. Tra queste 5 o 6 sono considerabili fratelli e per tali a volte li ammazzerei. Ma sono decisamente meno delle volte in cui non lo farei. Direi un 5 a 1.
500 sono i post che ho scritto, con questo, su questo blog. Chissà quanti belli, chissà quanti spazzatura, chissà quanto me ne fotte. Ma chissà quante parole spese, diciamo 200 o 327 a post e moltiplicalo per 500. Tante, troppe, infatti sono d'accordo con chi mi dice "chiudilo" ma anche con chi mi dice "non farlo". Attendo sempre che almeno 1 ragazza mi dica "sono affascinata da come scrivi e" (completamente nuda mi dica) "scopami". Siccome 0 volte e capitato e son sicuro 0 volte capiterà, prevedo altri 500 post, milioni di parole, pensieri a caso e culi nudi.
1000 migliaia di litri di birra sono trascorsi e centinaia di insuccessi ho avuto con donne. Una manciata di volte ho concluso amorevoli incontri e chissà quante poche volte soddisfatto la consorte.
2 o 3 compagni di sbronze fedeli e qualcuno si è perso per esser fedele a ragazze, a famiglie o al suo ego, 2 i locali e una la strada.
Svariati milioni i capelli che ho perso sul cuscino, qualche preservativo è finito nel cestino, altri nel cesso e non so quanti fanculo m'han detto dietro.
Ho 1 cappotto nuovo, i capelli a 0 e attendo l'inverno tranquillo.
Ancora non so dove si potrà finire andando avanti per questa strada, di certo so che la si può cambiare facilemente.
Penso anche che leggendo tu abbia sceltdi restare su questa, altrimenti basta un click.

Chissà se sono l'unico ad averli letti tutti e 500.

lunedì, ottobre 15, 2007

La stanza

C'era una stanza in quei quattro piani più mansarda.
Era una stanza piccola ma molto illuminata, senza colori, ne odori. Nessun sapore.
Ma almeno lo suppongo perchè quella stanza prendeva tutti i pensieri miei, ma...c'è un ma.
Non ci sono mai entrato.
Nel continuo andare e venire delle mie giornate non l'ho mai aperta.
Giorno dopo giorno dopo mese dopo ano è rimasta sempre chiusa al mio sguardo.
Ma è sempre stata aperta alla mia immaginazione.
Vedevo le pareti candide e l'arredamento minimalista nelle giornate di sole dove per stare bene con me non avevo bisogno di niente e nessuno. Forse solo di un buon argomento con cui spaccarmi il cervello e qualcosa nell'aria. La luce sarebbe entrata forte e densa a riempire tutti gli spazi vuoti e nessuna lampadina avrebbe mai portato l'artificio ad illuminare le quattro pareti.
A volte pensavo fosse tutto nero all'interno e mai avrei voluto entrarvi. Pensavo a trappole e tranelli, mostri e streghe. Ero piccolo e la vedevo come la mia stanza delle punizioni, non riuscivo neppure a fissare la maniglia perchè avrei potuto aprirla col pensiero.
Ma son cresciuto e spesso l'ho vista multicolore e fluorescente, quando salendo le scale a zig e zag per aver sollevato troppi bicchieri, più di una volta bussavo e dicevo "cucù settete...c'è qualcuno?" e poi con un rutto mi rispondevo che nessuno era in stanza. In quei momenti la sognavo come stanza per le mie serate con gli amici, con un paio di divani, una grossa libreria e un mega frigo pieno di birra, gorgonzola e vino. Tappeti, stereo e chi si è visto si visto.
Ma l'ho anche voluta come stanza per andare a fare l'amore quando non sapevo dove andare e i soliti posti mi sembravano troppo soliti. Le pareti rosse, un materasso a livello del pavimento e candele profumate attorno. Musica d'atmosfera, cantautori e ballate rock, vino bianco, luce soffusa e la persona giusta.
Ma tante volte avrei voluto metterci la testa mia, i miei pensieri e i miei sogni. Il mio conto in banca a zero, il lavoro e il non lavoro, gli amici e le donne amate e mai avute, i miei perchè. Farne un grosso scatolone e nasconderli tutti lì, insieme ai fantasmi di quando ero bambino.
Non sono mai riuscito a trovare una scatola tanto grande e ora, ora, guardo quella porta e penso a tutto questo, però ho una convinzione.
Un giorno, chissà quale e di sicuro non vicino, lì dormirà mio figlio. E' in quella stanza che lo vedo, la stanza che non ho mai aperto per paura, per obblighi o per pigrizia, ma è la stanza che dovrà essere aperta.

Uno, ed è il primo....spero

E passano gli anni e la vita si colora e le stesse stagioni e la vita si innamora...
passano i giorni e tutti si sposta e trascorrono gli inverni ma tutto resta uguale...
e............già ma poi basta un fatto solo, uno stupido e scemo fatto per molti e ti senti bene.
Basta una soddisfazione e tutto è diverso.
Dopo due anni un goal e dici "fanculo ci sono anch'io" e magari non c'era nemmeno bisogno di dirlo.

Però è così bello lasciarsi inondare dalla gioia dei propri compagni, come un getto caldo che ti abbraccia e ti porta via...
...e andiamo così...e così sia...

clikka sulla foto per la cronaca della partita

martedì, ottobre 09, 2007

Angeli e demoni

Adesso il ciclo è cominciato e non si sa quando andrà a finire. Neppure si può immaginare dove andrà a parare.
Drasticamente aspetto, seduto in poltrona, e me li vedo passare avanti a me a coppie equidistanti, perfettamente in linea col rispetto che ho di loro.
Non mi fanno paura, ma temo soprattutto il ricordo dei più belli, perchè i brutti, una volta passati fanno soltanto sorridere.
Attendo che si schierino davanti a me, nel poco spazio loro concesso e mi metto comodo sulla mia poltrona senza dover prendere una posizione precisa, forse decisa, ma non si sa da chi.
Sorseggio il mio succo d'arancia allungato con vodka ghiacciata e attendo.
Non nego che l'attesa mi snerva ogni volta e se avessi del cibo, qualcosa da sgranocchiare, non mi tirerei indietro. Il fumo intorno lascia intravedere lo spiraglio di un inizio, mentre ciò che vedo è il solo il fondo del mio quasi analcolico.
Ecco che a uno a uno mi vengono a porger visita, disteso sul mio trono provo con indifferenza a non farci caso, ma faccio molta fatica a non mostrare piacere per tutte quelle visite.
Ho paura a restar solo e ogni processione l'accolgo con passione.
Provo a chiuder gli occhi per farmi prendere dall'estasi di quei venuti, sia che siano belli sia che siano brutti. Mi lascio trasportare e penso a quando ho visto quel demone divino che mi ha fatto piangere per amore e voltandomi imbatto sul dolore che ho provato con quell'altro angelo. E ha fatto molto più male, senza lasciare cicatrici fuori.
Li vedo tutti di fronte a me, così asessuati da far pensare a un orgia e mi rilasso, pensando a quante volte ho fatto male e quante altre sono finito steso, senza nemmeno la forza di parlare e spiegare o chiedere un perchè.
Un altro succo, ecco che ci vorrebbe, magari meno allungato perchè nessun fumo deve alterare il momento. Impilo ricordi come fossero scatoloni pieni di emozioni, senza dividere le cose belle dalle meno belle, quelle che ormai non ha più senso chiamarle brutte.
Li guardo scorrere in tutta la loro bellezza, angeli e demoni che si tengono per mano, in file compatte.
Li guardo sfumare, seduto nella mia poltrona, con una strana arsura in gola e un prurito in mezzo alle gambe.
Li guardo sfumare persi nella penombra della stanza buia e appena sono fuori, quando anche l'ultimo ha superato la soglia, mi alzo.
Finalmente.
Ho troppa sete e nel frigo ho ancora un pò di succo, ma non sarebbe bastato per tutti.

mercoledì, ottobre 03, 2007

9101967

Che non ci sono regole e miti è una delle cose che mi sono sempre imposto.
Ho mitizzato la regola, ma ci sono eccezioni che servono a confermarla.
Quando il 9 ottobre del 1967 te ne sei andato tutti piansero il mito.
Dicono che siamo una generazione senza ideali, che non ce ne importa nulla del nostro avvenire ma ci basta guardare al nostro.
Ai nostri interessi, ai nostri conti in banca, alle nostre amichette e ai nostri "giocattoli".
Senza interessi, senza volontà. I valori finiti chissà dove. Han provato a darci della "generazione X", dei faciloni e dei viziati. Donne interessate ad apparire e ragazzi mammoni.
Poi ci mettono in televisione rappresentati da "quelli della notte", "quelli della bella vita", che frequentano locali e bevono solo per guidare forte e schiantarsi chissà dove.
Quando quel 9 ottobre 1967 te ne sei andato, mi pare non eri a casa tua sul divano o in poltrona, ma per questo sei stato oltraggiato dai benpensanti.
Allora anche se siamo tanti, siamo quelli con il domani più incerto, stretti da chi non vuole mollare la poltrona e non ha la minima intenzione di investire su noi.
Facciamo fatica a sposarci e uscire di casa, siamo restii dal costituire un nucleo idoneo ai canoni della Chiesa Cattolica. Troppe coppie non sposate, troppo sesso libero...troppi gay.
Ma chi glielo spiega che gli affitti sono proibitivi al punto che ammiro chi riesce a mantenersi, senza considerare che i tempi son cambiati e le prospettive di mettere su famiglia molto allungate. Anche se poi, sinceramente non me ne fotte un cazzo del matrimonio o della Chiesa. Certo nel 1967 tutto era diverso. La ripresa economica e le lotte sindacali, gli studenti in piazza e gli operai nelle strade.
Ora per smuovere le persone ci vogliono i comici, mentre i politici servono solo a far disinnamorare il cittadino dei suoi interessi. La sinistra, quella vera, sarà chiusa in qualche sezione di periferia e la destra, quella estrema, la fanno ormai solo alcuni figli di papà. Gli altri menano, ma dalla parte sbagliata.
In mezzo solo industriali e borghesotti, che si differenziano solo per il nomignolo che si danno. A volte liberali e altre radical-chic. Tutto è molto triste.
Soprattutto perchè finisce con l'indicare noi, che in fondo corriamo per restare almeno nel gruppone e non essere mangiati dal fondo. Ci basterebbe un futuro normale, magari anche semplicemente ciò che hanno fatto mamma e papà, magari meglio o leggermente diverso.
Magari anche cambiare il tutto. Rivoluzionarlo.
Quel 9 ottobre del 1967 se n'è andato un mito.
Lo ammetto, altro che palle...altro che i miti non esistono...
Se n'è andato uno che ha lottato per le libertà di popoli non suoi, uno che combatteva lontano dal popolo per il popolo...uno che ha iniziato da ragazzo normale ed è finito da esempio.
Poi si può finire anche su migliaia di magliette ed essere odiati per quello, ma soltanto da chi non ti conosce e non sa chi sei, da chi sposta socialismo e voglia di libertà nello stupido dualismo compagno/camerata.

Ci dicono di essere fuori dal Mondo e dai sondaggi siamo sempre fuori dalle cose giuste.
Forse hanno ragione e Noi non siamo Loro...lo dicevi anche Tu, no?

venerdì, settembre 28, 2007

La cosa più importante è non smettere mai di sognare

Ci sono periodi in cui ti capitano una serie di fatti e cose concatenate.
Vedi persone legate tra loro che non incontri mai, leggi libri che ti rimandano a fatti che stai vivendo. Per lo meno questa è la sensazione che spesso mi capita di avere e di vivere sulla mia pelle.
Negli ultimi giorni non ho avuto molto tempo per aggiornarmi su ciò che gravita intorno alla mia testa. Mi sono interessato poco a fatti, cose e persone e sto cercando di recuperare. Cerco di recuperare il rapporto anche con me stesso, leggendo, coccolandomi e riposando.
Leggendo appunto, giornali ma soprattutto libri...ho iniziato e quasi finito "Il potere dei sogni" di Luis Sepulvéda, un Maestro in senso assoluto, grazie a cui mi nacque la passione per la lettura ("Il vecchio che leggeva romanzi d'amore") e che ha la colpa di avermi fatto amare la scrittura (anche se per la verità dovrebbe condividere la pena con altri scrittori).
Ma il punto è un altro.
Questo libro non parla di sogni smielati, amori lontani o temi da soap-opera.
Vede al di là del sogno di coltivare il proprio orto, ma sposta la linea del sogno più in là, verso quella che è realtà, la quotidianità. Che spesso è la disillusione del sogno.
La serie di sopprusi che annientano le libertà, i veri nemici della democrazia (i suoi stessi "difensori" e le fottute dittature), i nessi che ci sono tra stragi e uomini politici, le sue lotte nel partito Comunista cileno, Allende e la sua fine, il fottuto Pinochet e i suoi difensori e poi ancora la Spagna di Aznar, Berlusconi e tutta la combriccola del caro G.W.Bush con i suoi torturatori e politici corrotti.
Il tutto mentre in Birmania, un popolo lotta contro una giunta militare per la libertà. Il tutto mentre l'ennesimo porco tortura e si arricchisce alla spalle del popolo, togliendogli la cosa più banalmente cara, la libertà.
Non servono pareri e neppure stupide frasi, solo l'appoggio a una lotta, anche a migliaia di chilometri di distanza, anche dal divano con la coperta della nonna sulle gambe, perchè credo che quando hai in cuore un sogno, la cosa più importante è sapere di non esser soli. Per cui accolgo l'appello di Pietro e metto una maglia rossa, anche se non servirà a un cazzo.

martedì, settembre 25, 2007

La ballata del disincanto

La sera prima era passata tra sorrisi e convinzioni, paure e vecchi amori.

...e fu così che si ritrovarono nel tavolino all'angolo della stretta stanza di quel bar al centro della piazza del paese. Di quel paese dove avrebbero desiderato costruire qualcosa e vorrebbero ancora farlo, ma da cui non riescono a ricavare nulla.
Forse solo la speranza e qualche pacca sulle spalle.
Erano cinque i convenuti al tavolino di metallo stile dopoguerra, tipico dei bar di periferia e il riflesso del sole che filtrava dalle tapparelle rendeva quel pomeriggio senza tempo, senza epoca.
Ma era proprio di questo che volevano parlare.
I due giovani arrivarono combattuti e storditi dai mille attacchi mediatici che stavano vivendo in quei giorni in cui veniva chiesto loro un voto in cambio di mille promesse e una promessa in cambio di mille illusioni.
Erano chiamati a crescere e ancora non sapevano se avrebbero dato un nome ai propri figli. Si chiedevano se addirittura non fosse troppo egoistico mettere al mondo un figlio solo per la propria gioia di fronte a un mondo di sciacalli.
Gli altri tre erano più anziani, di quelli che potresti scambiare per tuo nonno, ma potrebbero essere tuo padre. Quelli che sono stati ciò che ora tu sei e ti guardano con l'ardore di ciò he vorrebbero tu sarai.
Arrivarono stanchi dal troppo lavoro e sereni di aver dato il dovuto. A loro era chiesta la conferma del passato.
Ma si ritrovarono a quel tavolo per decidere. Non era solo vino rosso e non erano solo fette di salame. Non si voleva neppure parlare di calcio o delle mille guerre inutili che pur li preoccupavano.
Parlavano del futuro, del loro inutile essere la fottuta terra di mezzo nella quale nessuno vorrebbe coltivare il proprio Essere. Avevano ben chiaro di non appartenere alla categoria di chi si arricchisce e sapevano di non interessare alla borghesia perbene. Troppo vecchia l'esperienza di alcuni e troppo giovane l'età di altri. Balle che i benpensanti usavano per aumentare il proprio potere e i propri guadagni.
Fu così che i giri di rosso salivano e qualcuno parlò di "guerra sociale" e "battaglia delle epoche". Uno disse, con le lacrime agli occhi che una volta era come loro, ma col tempo capì ed ora era lì con loro, pronto a combattere. Che il denaro e il potere a volte ti attraggono nel turbine delle tentazioni e tutti i tuoi sensi sono pervasi dall'avere...si alzò in lacrime per andare a riassettarsi in bagno, con passo lento ma fiero.
Gli altri capirono che la lotta doveva essere pacifica, ma sapevano che le loro grida non erano ascoltate e i bisbigli coperti da trasmissioni televisive. Sapevano di essere fantasmi anche se in milioni.
Allora il più anziano prese una vecchia pistola che utilizzava quando era partigiano, quando la speranza sfociò nella libertà. La mise sul tavolo, il caricatore pieno, e la canna rivolta verso il basso. L'aria calda del pomeriggio si era rinfrescata e le ombre si erano allungate nella piazza, vuota, del paese. I colpi in canna erano cinque come le sedie occupate di quel bar.
La porse al più giovane, come soluzione migliore alle scelte di domani.
Questi la prese con la mano sinistra, con la destra finì il suo bicchiere di vino e guardò gli altri.
Scaricò il caricato a terra, senza esitazioni e ordinò un nuovo litro di vino.
Il vecchio rise felice, senza nascondere la commozione.
La sera stava lentamente calando anche sulle loro vite apparentemente inutili, ma non si persero in affanni. Al tramonto del presunto ultimo giorno, si diederò appuntamento al nuovo giorno in cui avrebbero dato vita ad una nuova battaglia dedicata a chi non gli dava spazio.

...e fu così che ritrovarono...

Milano (Fine) Film Festival

Alla fine di giorni infiniti e serate stonate, dopo carichi che scaricano e scarichi carichi.
Dopo notti insonni e sveglie all'alba.
Come tutto ciò che è duro, che è vivo, che passionale, resterà dentro.
Dentro ogniuno di noi e in quei rapporti che forse ci saranno.

Per il resto, parole e ricordi servirebbero solo a rendere inutile ciò che si è fatto, al margine di ciò che si è vissuto...

giovedì, settembre 20, 2007

Anilotrac ad onu otuicsonocs

Ero fermo a quell'incrocio quando mi sono accorto di non sapere come fare a tornare a casa.
Non avevo neppure voglia di improvvisare una strada, sicurezza o simpatia.
Solo in testa un reef che più o meno diceva che non ormai non avevo scampo e prima o poi avrei cominciato a giocare.
Non ho neppure visto il film, dormivo e me ne sono fatto uno in testa, però ho letto i titoli di coda e mi sono chiesto se senza quell'ultimo nome, quello dell'assistente, quello che nessuno legge.
Mi sono chiesto se anche senza quel nome sarebbe stato possibile girare quel film che non ho visto. Dormivo.
I titoli di coda sembravano tanto simili ad altri che ho visto altre volte. E' stato lì che ho avuto il dubbio di aver già visto quel film. Dai titoli di coda.
Ora non so come ma affronterò questo incrocio, magari prenderò la strada più lunga, quella sbagliata. Magari sarà meglio così, perchè ho voglia di camminare.
Ormai è quasi mattina e se potessi mettere Milano ora in una foto lo farei.
La terrei per me per un pò, almeno fino a casa. Poi la spedirei senza scrivere nulla, sperando di avervi impresso anche i miei pensieri.
Ci sono canzoni che non capisci, cose che non avresti voluto scrivere, frasi non dette e copiate a penna sulla tovaglietta di carta di qualche ristorante a basso costo. In generale sono poche le cose che rimpiango, i giorni sbagliati che vorrei ripercorrere.
Qualche ragazza, qualche litigio, qualhe bicchiere di troppo.
Ora ripenso a quei titoli di coda e credo che anche quell'assistente sfigato. Quello di cui non avrai neppure letto il nome, ecco...anche lui è stato importante per il film che, io, non ho neppure guardato.
Tutto questo è nella cartolina che ho ancora con me.

lunedì, settembre 10, 2007

show MUST go on

Il brusìo di là, nella sala, si è fatto ormai assordante. Tutto pronto e ogni poltroncina ha il suo bel sedere che la scalda.
Nessuno, sottolineo nessuno, si azzarderà a tardare di un solo minuto. Neppure per pisciare.
Sta andando in onda lo spettacolo della vita, il circo delle fiere in calzoncini, delle attricette in gonnella.
Lo spettacolo della vita. Perchè la vita è spettacolare a modo suo, sia che sia nato ad Arcore, sia che tu venga dal più nero caso di multipaternità della nera Africa.
A modo suo tutto è spettacolo e tutto è ironicamente artistico.

Ogni mattina l'alzarsi incerto della sveglia e l'avanzare stanco verso il primo abbaglio. Accecato dall'aprirsi del sipario, è iniziato lo spettacolo e come buon capo carovana, ecco arrivare i primi giudizi dal pubblico.
Applausi risate e fischi, che calcio di inizio sia.
Mentre come una rock star impugni lo spazzolino e fai gargarismi, non sia mai che ci si dimentichi di stonare sottoil caldo vellutato dell'acqua che ti scorre addosso, veloce come il tempo, dall'alto verso il basso.
Con lo spazzolone del cesso dirigi la tua orchestra, dieci minuti di potere spensierato prima di maledire il suono dei clacson, la tua suoneria del cellulare e la voce di qualche stronzo che proprio non digerisci.
Mentre sogni la posizione dai quadrupedi che percorrono la pista consumata del tuo circo interno, insieme a ballerine in abiti succinti che hanno il volto della bionda che ti sta vicino in metropolitana, della brunetta dell'ufficio o della puttana della tua capa.
Occhi aperti su un mondo nuovo che ritrai in piccoli ritratti che porterai con te per un'ora, un giorno o tutta la vita.
E ancora l'amaro in bocca delle troppe birre della sera prima ti fan sembrare un "mangia fuoco", pronto a stupire il tuo pubblico. Una nuova magia e subito scrosciano applausi, un palloncino a un piccolo ammiratore e un sorriso a un fiore di bellezza.

Ci sono giorni in cui lo spettacolo riesce ed altri, troppi, in cui stecchi la nota finale o sbagli un goal già fatto. Ci sono volte in cui piaci al pubblico e altre in cui ti indebiti a rimborsare biglietti anche a chi è entrato scavalcando i cancelli che ti imponi.
L'importante è andare avanti, semplice e banale.
Anche se si sbaglia la battuta o ti viene da ridere. Anche se sei troppo stanco.

Ed ora squillino le trombe o si accendano le luci, passino i titoli di coda o rullino i tamburi.
Lo spettacolo deve continuare.

giovedì, settembre 06, 2007

Il corpo nel testo

Dovrei farmi una doccia, ma ho voglia del mio odore.
Hai letto bene, ho detto odore anche se forse puzza sarebbe il termine più adatto. Ma non mi adatto facilmente agli odori.
Vorrei anche farmi la barba, ma ultimamente mi trovo dannatamente affascinante con la barba.
Non hai le allucinazioni, hai letto "dannatamente affascinante" e forse carino renderebbe meglio l'idea. Ma ho bisogno di darmi prestanti e corpose dosi di autostima.
Dovrei lavarmi i denti a questo punto, ma sento il desiderio di sapere cosa ho mangiato.
Sì, desiderio...muoio dalla necessità di sapere sempre da dove vengo e chi sono, pane e companatico di ciò di cui sono composto.
Vorrei sprofondare nel letto, ma assaporo gli istanti nevrotici che accompagnano le mie notti insonni. Puoi dirlo forte, li assaporo perchè non sopporto i ritmi lenti, gli attimi morti e le persone vuote e nel momento in cui frequento questi fantasmi, mi immergo nel pensiero della mia isteria "da poco sonno".

Non mi dipingo bene, vorrei tanto avere un ritratto alla Dorian Grey, ma non ho amici pittori e non mi cimento nell'arte da svariati e turbinosi anni. Forse decenni?
Vorrei e dovrei non deluderti mai e darti la forza di soppartarmi nei miei momenti di non curanza. Quando bestemmio per la sveglia repentina e cammino in cerca dell'infradito che ho lanciato la notte prima. Quando mi avvento sul primo caffè sognando già il successivo senza guardare il latte, perchè ho sbagliato troppe volte le dosi del latte nel mio caffè e latte.
Quando maledico la notte appena passata perchè mi ha dato solo il mal di testa e, in combutta con la mia pelle, mi riempie di premi e cotion. Detti anche, brutalmente, brufoli.
Quando vorrei averti ma non posso, perchè non ci sei.
Quando dovrei averti ma non riesco, perchè non voglio.
Quando sono pensieroso e assorto per non esser riuscito ad andare di corpo e quando, preso da fastidi notturni, mi alzo alle 4 del mattino e sbatto ovunque nei cinque metri che mi separano dal bagno.
Quando sarei in grado di fare ciò che vorrei e dovrei e soltanto per il mio Io, non lo faccio.
Quando vorrei parlar di più ma non posso e quando dovrei ma non voglio.
Quando vorrei soddisfarti di più, ma ti torturo e poi ti coccolo, ma peggioro la situazione.
Quando vorrei darti una compagnia, ma più di quel tempo non ci riesco.
Vorrei darti nuovi occhi per togliere il male che hanno visto, nuove gambe per percorrere i sentieri migliori, sempre correndo...e tutta la forza che non ho mai avuto.

Quando ti chiedo di seguirmi in ogni mio vicolo buio, ogni mi vizio, ogni mia perversione e poi mi trovo a doverti ascoltare per non vedermela brutta.
Ecco...è in ogniuno di questi momenti che il mio aroma, i miei acciacchi, i miei tormenti mi fanno tornare in mente che non sono solo, che respiro annospo e godo dalla stessa pancia e anima di qualcun altro, perso chissà dove eppure così vicino a me.
Quando è così, ricordo anche di avere un malandato e spensierato corpo, oltre a me.

lunedì, settembre 03, 2007

Vie di qua

Se esco da casa è, di norma, per farne ritorno dopo molte ore, passate spesso tra le quattro mura di questa città.
Uscendo dal portone vado quasi sempre verso destra, direzione Duomo, centro, vita bella e borghesia, ma anche semplicemente le mie Colonne e il mio nuovo ufficio, che ancora si ostinano a chiamare palestra.
Quando esco e vado a sinistra lo faccio solo per il cuore, raggiungendo Muggiano o il campo dell'Orione. Sì, perchè sempre più è da questi posti che mi arrivano le emozioni più vicine al cuore.

Sono quasi sempre a piedi, perchè per i pochi che ancora non lo sanno, non guido.
Sono quasi sempre a piedi anche perchè adoro camminare per le vie che sempre più amo e che, saltuariamente, arrivo ad odiare al punto tale da non aver voglia di guardarle in faccia e affrontarle. E' in quei giorni e in quelle sere che cammino senza far caso a nulla, alle auto parcheggiate o alle faccie che incrocio, ai barboni, alle merde dei cani o ai lampioni stonati.
E' quando amo Milano che osservo con attenzione tutto e faccio il giro più lungo pur di guardar scorrere il Naviglio e passeggiare i milanesi (o presunti tali), vedere gli ultimi tiratardi alle 5 del mattino e le ragazzine in giro in via Torino alle 3 del pomeriggio. Arrivo addirittura ad amare i mezzi pubblici e il caos delle ore di punta, le donnine cariche di borse, i vecchi brontoloni (attenzione non uso la parola rompicoglioni per educazione) e le donne in carriera, belle e grintose nei loro tailleur che mi incutono timore. Riesco anche a prendere come rito l'aperitivo e non solo come scusa per vedere qualche ora i miei amici, ma anche come moda (o scusa per vedere quante gnocche ci sono sempre nei gruppi degli altri).
Sono i giorni in cui riesco a stare in giro per ore per Milano promuovendo un Festival e sentendomi mandare a fare in culo, ridendoci sopra, nei quali non mi interessa essere solo, l'importante è non avere nessuno vicino che mi rompa i coglioni.
Sento che inizia qualcosa di importante e intanto mi scaldo come posso, tra un lavoretto per i soldi e qualcosa che ancora non so con precisione.

Nell'esser certo dell'incertezza, nell'esser certo che senza farmi il culo non arrivo da nessuna parte.
Proprio per questo ora scendo ancora in strada, nelle vie che amo e in cui sono cresciuto. Dove ho imparato a pensare e nessuno mi romperà le palle sul cosa fare o dire, dove ancora trovo chi mi saluta col sorriso e penserò, magari, anche a qualcosa di serio...
Savona, Giambellino, Solari...etc...etc...etc...

"Il potere conserva monumenti cari al dettame nazionalista e patriottardo, ma distrugge la cultura ambientale: artigiani, operai, popolo, dialetti e usanze"

Vie che portano ad aiutare che soffre. Vai qui, da Morgan............................è importante...