L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

martedì, settembre 01, 2009

specchioihcceps

Lo specchio è il fondamento di ogni bagno che si rispetti.
Non può esserci migliore punto di vista sulle circostanze inaspettate, ma soltanto opinioni basate su attimi. Lo specchio attesta.
Anche se questo non è il mondo migliore. Solo l'istantanea immagine di un estemporaneo momento.
Era allo specchio che mi immaginavo alto e baffuto al centro del telefilm.
Anche nei giorni in cui non ho niente da guardare provo a trovare ombre e luce alle mie spalle.
Guardando nello specchio, cercando e annusando il rumore di ciò che non vedo.
Il fittizio che diventa vero, il reale che diventa vizio e tutto scorre accanto.
Fermo e lento, ma anche lungo e intenso.
Sembra ieri che allo specchio in 50 metri quadrati di casa, mi sentivo capitano dentro un
San Siro pieno di tifosi.
Anche oggi dove ci si distingue con il sangue, dove il confine tra ciò che si può fare e ciò che non si
può lo dà il colore della pelle.
E se è diverso, calci in culo e buona morte.
Anche oggi penso che ci troverei del bene in quello specchio. Anche l'illusione, certo. Magari tanta sana illusione.
Ho sempre odiato chi pensa al passato come a qualcosa che non possa più tornare, quasi quanto coloro che ostentano. Eppure mi trovo spesso a farlo.
Così mi trovo spesso a riguardare nello specchio una mia caricatura che si crede vincitore o forse anche solo "arrivato" per un istante o per qualcosa.
Lo guardo così com'era, al passato.
Così come quel ragazzo che si tolse la vita perchè non ricordava più come suonare senza strumenti. Non sentiva più il rumore della sua chitarra immaginaria.
Eppure quel ragazzo faceva sognare il mondo.
Per ogni giorno balordo passato a bere birra in un cazzo di parchetto di periferia.
Per quattro calci ad un pallone nel giardino che diventava il Maracanà.
Per tutti quei giramenti di testa e il domani che verrà.
Rifacciamo il lifting a quattro pezzi di carta e un titolo di studio inflazionato.
Generazione 1.000 euro mai raggiunta e precariato come unica certezza di vita.
Sarebbe incredibile pensare che tutto questo lo ritrovi dentro uno specchio, magari comprato in un centro commerciale. L'esaltazione del dozzinale.
Chissà se mi vedo ancora o se forse non mi voglio vedere.
Penso a questo ogni volta che mi specchio, con il rischio di altri 7 anni di sfortune a portata di mano.