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giovedì, dicembre 11, 2008

Esto no es desaparecido

Sono troppi giorni in cui passo troppo tempo a pensare da quanto tempo non scrivo.
Troppo.
Ma il problema, oltre a non avere nulla da aggiungere, sta nel fatto di non avere tempo.
Ne passo troppo a pensare.

In questi momenti credo sia sempre meglio non aggiungere parole vane, senza dover aggiungere un senso a ciò che già esiste.
Ma a volte parole "a caso" possono essere usate per far tornare in mente cose passate, fatti andati, avvenimenti che a volte è meglio lasciare sotto strati di indifferenza.
La voglia di scrivere due righe, di mettere qualche parola in fila, mi è stata data da un libro che sto leggendo, sensazioni date dalle prime cento pagine.
Si chiama "le Irregolari" di Massimo Carlotto edito da e/o.
La storia ripercorre quello che tutti conosciamo, spero, raccontando come un'intera generazione può essere distrutta dalla potenza di chi può nascondere la verità.
Se fortunatamente tutti sappiamo cos'è l'Olocausto e le sue conseguenze, se tutti abbiamo coscienza di cosa l'odio, l'ignoranza e la vigliaccheria unite ai soldi e alla Chiesa sono stati in grado di fare nel nostro Continente, forse qualcuno in meno conosce cosa è successo in Argentina tra il '76 e l'84.
Intere generazioni distrutte dal sospetto e dall'intolleranza, strappate alla vita con violenza, nel silenzio più totale. Leggevo e pensavo, pensavo e quelle parole non potevano fare altro che far salire in me la rabbia per ciò che leggevo.
Un circolo vizioso che solo l'impotenza di certi fatti realmente accaduti riesce a darTi.
Leggere e sapere, cose già in parte conosciute ma che fanno male ogni volta che le leggi.
Leggere e incazzarsi, ritenendosi comunque fortunato di essere in un Mondo non perfetto in un momento che vorresti cambiare. Avere 27 anni in Argentina nel '77 voleva dire rischiare la vita. Voleva dire sparire, essere rapito, essere torturato nei modi meno umani e non tornare più.
Soltanto per essere contro, per essere diverso dai cani del potere.
Avere 27 in quel periodo significa essere mio padre ora e allora il pensiero non può che correre alle migliaia di bambini rapiti o portati via a genitori poi uccisi. A donne rapite, tenute in vita solo per partorire e venderne la prole per poi ucciderle con due colpi di fucile.
Uno al viso per togliere l'identità e uno al ventre per togliere i segni della gravidanza.
Penso anche a quei ragazzi rapiti, a giovani tolti a genitori col solo peccato di essere sognatori e cresciuti poi da figli di puttana assassini e servitori della dittatura. Costretti a chiamarli genitori, senza sapere che sono gli assassini dei propri genitori.
In tutto questo uno Stato Democratico che ancora fa di tutto per mascherare ed una Chiesa che ha sempre appoggiato la dittatura al punto da esserne fiancheggiatrice e fedele compagna.
Per fare in modo che tutto non finisca in semplici foto mostrate in lunghe marce di protesta, le storie, i racconti e libri come questo, di chi sa cosa vuol dire la lotta e l'ideale.
In tutto ciò la lotta di madri e nonne che vogliono solo giustizia e il corpo di tanti N.N. cui dare riposo.

Per tutto questo e forse perchè da qui non si può far niente, senza aggiungere nulla se non il consiglio di leggere questo libro. Credo sia sempre meglio raccontarci queste storie, anzichè dimenticarLe e vomitare nel proprio bagno.