L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

mercoledì, settembre 29, 2010

La finta retorica del tacco a spillo

Lui morì giovane, in tenera età.
L'aria del successo, flash puntato in faccia e nessun senso di pietà.
C'è già chi ci pensa, ma dimmi come potrà essere. Basta non voltare pagina
al calendario per sembrare ancora giovani?
Sto riempiendo il frigo di birra in lattina e ricordi confezionati in porzioni
singole, da consumare caldi in sere invernali.
Così quando verrai a trovarmi sarà tutto come l'ultima volta.
Lui è morto giovane e bello come Dio.
La sua voglia di eccedere è stata anche più forte di lui.
Mi dicono che ho buttato via tutto, ma giuro è ancora tutto in tasca.
Ho solo tolto qualche foto dal muro, ma soltanto perchè mi vergogno di
essere così. Mi isolo spesso e penso a quando si era giovani insieme, amico,
e solo in quei momenti il vento riesce ad essere clemente con me.
Se calcolo quante ore della mia vita non riesco a ricordare per il troppo alcol
e la mancanza di sonno, recupererei un anno intero, minuto più e giorno
meno. Ma non importa.
Perdo capelli in continuazione e mi taglio le unghie sempre più corte perchè
forse un giorno mi serviranno a bruciare gli anni persi.
Lui ha avuto tutto ed è morto senza niente di più.
Lo ricordano in molto e qualcuno me parlava già anni fa.
Mi annoio solo e annoio le farfalle che poi provo a collezionare senza successo
mantenendo il muro spoglio, che non si sa mai.
Non ho ancora ben capito come mi volesse mio padre. Se così o impiegato
in banca. Se così o sposato. Se così e basta. Sarà l'ultima cosa che gli chiederò
un giorno, lontano.
Lui è morto e qualcuno lo porta sulle magliette e in qualche poster rubato
all'incanto.
Poteva avere tutto, ma ha preferito l'eternità.

sabato, settembre 25, 2010

Il brigatista

Dovranno spiegarmi, prima o poi, perchè l'immobilismo della Balena Bianca
non è mai stato visto come reato, ma come strategia.
La strategia per eliminarne uno e arricchirsi in tanti. Senza colpe.
A distanza di anni, di celle e di città girate, dopo processi, morti e morti
ammazzati, tutto resta come era in me, ma fuori è peggiorato.
A poco a poco me ne rendo conto dal mio piccolo osservatorio di 5 metri
quadrati, ma sono sicuro che là fuori voi non ve ne accorgiate.
Forse ne fate già parte.
Avevo 20anni, un lavoro da operaio e un Mondo intorno che non mi andava.
Padroni della mia vita e non solo del mio lavoro, un movimento che mi
aspettava e un cambio repentino. Assoluto.
Quanti di voi metterebbero la propria identità in cambio di un ideale,
buttare via tutto, nome e cognome, salutare per l'ultima volta vostra madre
e partire per una guerra?
Sì perchè non sentirete mai nessun brigatista dire di non esser stato in
guerra. Una guerra diversa da quella che oggi fanno i vostri politici.
Una guerra sociale, che prevedeva morti mirate.
Sbagliate di sicuro. Per noi erano giuste. Noi prigionieri politici.
Non cerco il vostro consenso, anzi sono anni che vivo del dissenso altrui e
mi sono convinto che qualcosa l'abbiamo sbagliato.
Come se ci avessero guidato dall'alto, come se fossimo in mano a un
burattinaio che tirava i fili. Il Grande Vecchio.
Dovranno un giorno accendere i fari delle loro automobili anche su Bologna
e una strategia del terrore non certo rossa o nera, ma di Stato.
Poi sarà Milano, poi ancora Brescia.
Per ora pago i miei anni, così come ho pagato caro tutti i miei errori.
Così come l'hanno fatto i miei compagni, quasi tutti, di qualsiasi sigla fossero
e da qualsiasi città provenissero.
Dalla rossa Emilia, dall'operaia Milano o dalla Torino fatta in serie, dall'isolata
Sardegna, dalla Roma Ladrona e dal nord est nero, che ora si tinge di verde,
ma sempre fascista resta.
Non faccio retorica, mi chiedo solo come sono finiti i movimenti di Reggio
Calabria e da chi fossero appoggiati. Perchè la giustizia si è mossa in un
senso solo. Chiedete a De Pedis chi stava con chi in quella Roma cattolica e
politica, che non trattava per Moro e già si spartiva la sua eredità.
Oggi da qui vedo solo un'Italia depressa, contratta su sè stessa, in cui gli
studenti non lottano e gli operai sono schiacciati.
Ma tutto è fermo, senza luce. Tutto è deserto.
Così guardando da questa finestra con il cielo che è sempre lo stesso, torno
al pensiero iniziale, alla mia casa col giardino, la mia carta d'identità e tutto
quello che mi sono perso rincorrendo un sogno che ora non interessa
più a nessuno.
Suicidio intellettuale, prigioniero politico.

mercoledì, settembre 22, 2010

Il gruppo spalla non fa mai il soundcheck come vorrebbe

Ci sono giorni di inutili idee da cui forse è facile aspettarsi il meglio e restarne
delusi.
Ci sono scambi di sguardi e attenzioni che non ti aspetti e magari non vuoi.
Quando faccio la lavatrice prendo tutti i pezzi sporchi che ho. Dalle maglie
utilizzate una sola volta ai pezzi infangati dopo un allenamento.
Tutti pezzi diversi, tutti i colori del Mondo. Insieme.
Niente che li divida e se si devono mischiare tra loro, che sia.
L'importante è che il lavaggio sia alla temperatura giusta, coi giusti ritmi e
i giusti consumi.
Passando per Milano in questi giorni ho visto che in poco tempo si possono
cambiare le cose, almeno apparentemente, e che se anche ti senti incapace
di qualcosa di buono, qualcosa lo puoi fare.
Poco magari, non molto. Anche una pacca sulle spalle, un saluto o un ricordo
cambiano le giornate.
Ci sono notizie che ti piegano le gambe anche in un giorno di festa e feste a
cui vorresti partecipare sino all'alba.
Ci sono fontane sotto le quali si può consolidare un'amicizia bagnandola
con una sola bottiglia di vino bianco.
Pensando a quanto possa produrre sul mio corpo la fatica fisica mi sono
convinto che non è nulla rispetto a quella mentale, alla foga del pensiero.
Molto meglio spaccarsi la schiena che la testa, pensando a cosa sarà domani,
quando l'oggi troverà il sonno dei giusti e il primo sole propone una strada
conosciuta, che però non sai dove porterà. Senza guardarsi indietro.
Ci sono notti in cui vino e birra trasportano le risate e mattine in cui non trovi
l'aspirina per il tuo malditesta e cerchi la soluzione.
Ci sono tensioni e incazzature per sprechi e malomodi e scambi di parole con
persone eccezionali. Foto, incontri, mani e sorrisi.
Ieri notte, tornando nel mio spazio condiviso di questi giorni ho pensato a
quanto dieci giorni possano sembrare eterni e come da una fessura sia
possibile guardare il Mondo esterno senza essere visti.
Lasciarsi trascinare dalle correnti, dalle gradazioni di calore e magari farsi
intaccare da altri colori, venire a contatto con altri tessuti e pensare.
Pensare che se anche una volta fuori sei confuso, smacchiato, invecchiato e
intorpidito...se hai preso un pò di botte e vorresti spaccarti la testa contro
un muro anzichè continuare ad essere sballottato...se non hai ancora capito
un motivo solo...pensare che comunque ne è valsa la pena.
Ci sono assenze che lasciano il segno e ricordi che lavano le menti.
Ci sono gruppi spalla che non fanno mai il soundcheck e batteristi che
picchiano il ritmo giusto.
Ci sono cose che van vissute e raccontarle non serve a un cazzo.

martedì, settembre 07, 2010

Un brindisi statico davanti al presepe

Ho alzato il bicchiere al cielo e ho brindato al tuo Dio, quello sporco e malato,
insieme al Che, bastardo e stronzo sognatore centroamericano, fascinoso
almeno quanto intelligente.
Non mi alzerò mai più al mattino con il carico dei libri che ho letto e da cui
non ho tratto un cazzo. Nemmeno il bianco delle pagine finali mi ha mai dato
la minima ispirazione.
Se solo fossi intelligente come un di quei tizi che risolvono omicidi gialli o
neri, vedrei tutto in technicolor.
Preparerò i miei caffè sempre più carichi, perchè ho aumentato anche la
mia dose di latte quotidiano. Lava l'incoscienza. Come ben saprai c'è sempre
troppo caffè nel mio caffè&latte
.
Manterrò distanze fisse tra la mano e lo sciacquone per non gettare troppa
merda e troppo sperma.
Ma tutto è bene.

Mantengo il calice verso il cielo brindando a quella Madonna ispiratrice di
mille sogni erotici, restando fermo e scanzonato insieme a Gassman e
Mastroianni ridendo delle battute di Sordi.
Non mi cucinerò mai più dei cibi surgelati senza odori ed emozioni da
gridare, piuttosto continuerò a bere sul divano senza fissare niente se non
il muro che ho di fronte.
Accentueremo i nostri passi ciechi al buio del mattino, prima di andare
a letto, lasciando impronte indelebili su un letto di bile.
I crampi allo stomaco saranno soltanto il ricordo felice dell'alcol di ieri.
Ma tutto è bene.

L'ultimo brindisi che offro al piccolo Bambino, figlio corretto del peccato
divino. Con me al mio fianco un paio di amici, di quelli buoni, presi in anni
di serate insieme e tenuti per momenti di solitudine da passare insieme.
Dormirò ancora mostrando il fianco, indifferente se sarò maggiormente
attaccabile e non riconoscibile. Posso vomitare su un fianco e farmi
riprendere nelle foto soltanto di schiena.
Nel bianco candore del lenzuolo non leggerò mai più sinchè mi si chiudono
gli occhi, per non avere niente tra le mani il giorno dopo, ma penserò a
tutti i libri che non ho letto e mai leggerò, scacciando zanzare e fantasmi
con manate e bottigliate. Sempre senza disdegnare sogni di cui non
ricorderò i protagonisti ma soltanto i contorni sfuocati e qualche dialogo
insensato. Dimentico sempre tutte le cose importanti, tra mille notti insonni
passate in sonno profondo e mille bolle blu.
Ma tutto è bene.

Tutto è bene come un finale sballato che non riesco a trovare e un ennesimo
brindisi davanti al presepe schierato nella formazione titolare. Una
lacrima, anche solo una la posso spendere se solo vedrò muoversi
qualcosa all'orizzonte, fosse anche solo la stella cometa che indica la via
o una fottuta allucinazione data dall'alcol.
Ma non è così, per cui tornerò a cercare un finale adatto a tutto ciò.