L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

giovedì, dicembre 11, 2008

Esto no es desaparecido

Sono troppi giorni in cui passo troppo tempo a pensare da quanto tempo non scrivo.
Troppo.
Ma il problema, oltre a non avere nulla da aggiungere, sta nel fatto di non avere tempo.
Ne passo troppo a pensare.

In questi momenti credo sia sempre meglio non aggiungere parole vane, senza dover aggiungere un senso a ciò che già esiste.
Ma a volte parole "a caso" possono essere usate per far tornare in mente cose passate, fatti andati, avvenimenti che a volte è meglio lasciare sotto strati di indifferenza.
La voglia di scrivere due righe, di mettere qualche parola in fila, mi è stata data da un libro che sto leggendo, sensazioni date dalle prime cento pagine.
Si chiama "le Irregolari" di Massimo Carlotto edito da e/o.
La storia ripercorre quello che tutti conosciamo, spero, raccontando come un'intera generazione può essere distrutta dalla potenza di chi può nascondere la verità.
Se fortunatamente tutti sappiamo cos'è l'Olocausto e le sue conseguenze, se tutti abbiamo coscienza di cosa l'odio, l'ignoranza e la vigliaccheria unite ai soldi e alla Chiesa sono stati in grado di fare nel nostro Continente, forse qualcuno in meno conosce cosa è successo in Argentina tra il '76 e l'84.
Intere generazioni distrutte dal sospetto e dall'intolleranza, strappate alla vita con violenza, nel silenzio più totale. Leggevo e pensavo, pensavo e quelle parole non potevano fare altro che far salire in me la rabbia per ciò che leggevo.
Un circolo vizioso che solo l'impotenza di certi fatti realmente accaduti riesce a darTi.
Leggere e sapere, cose già in parte conosciute ma che fanno male ogni volta che le leggi.
Leggere e incazzarsi, ritenendosi comunque fortunato di essere in un Mondo non perfetto in un momento che vorresti cambiare. Avere 27 anni in Argentina nel '77 voleva dire rischiare la vita. Voleva dire sparire, essere rapito, essere torturato nei modi meno umani e non tornare più.
Soltanto per essere contro, per essere diverso dai cani del potere.
Avere 27 in quel periodo significa essere mio padre ora e allora il pensiero non può che correre alle migliaia di bambini rapiti o portati via a genitori poi uccisi. A donne rapite, tenute in vita solo per partorire e venderne la prole per poi ucciderle con due colpi di fucile.
Uno al viso per togliere l'identità e uno al ventre per togliere i segni della gravidanza.
Penso anche a quei ragazzi rapiti, a giovani tolti a genitori col solo peccato di essere sognatori e cresciuti poi da figli di puttana assassini e servitori della dittatura. Costretti a chiamarli genitori, senza sapere che sono gli assassini dei propri genitori.
In tutto questo uno Stato Democratico che ancora fa di tutto per mascherare ed una Chiesa che ha sempre appoggiato la dittatura al punto da esserne fiancheggiatrice e fedele compagna.
Per fare in modo che tutto non finisca in semplici foto mostrate in lunghe marce di protesta, le storie, i racconti e libri come questo, di chi sa cosa vuol dire la lotta e l'ideale.
In tutto ciò la lotta di madri e nonne che vogliono solo giustizia e il corpo di tanti N.N. cui dare riposo.

Per tutto questo e forse perchè da qui non si può far niente, senza aggiungere nulla se non il consiglio di leggere questo libro. Credo sia sempre meglio raccontarci queste storie, anzichè dimenticarLe e vomitare nel proprio bagno.

giovedì, novembre 13, 2008

Dal tramonto all'alba

Giudicare il concetto di ciò che vogliamo.
Tempo andato, tempo perso, purtroppo a volte tempo dato e non ricevuto.
Perchè ci pensi e schiacci invio e ti ci incazzi e pigi la barra per lo spazio.
Tutto quello che può sembrare vero assume le celle del tuo fottuto excel che hai davanti e pensi che allora "è proprio vero, la vita è fatta per piccole porzioni di qualcosa."
Non esiste tempo per se stessi, se non lo spazio convenzionale in cui l'aria è vita, il cibo è forza e la mente...diventa automatismo.
Giorno dopo giorno, quello che prima era tempo libero diventa ossigeno per far le proprie cose, e rubi spazio al sole e mangi tempo al sonno; avere un quarto d'ora per cagare è l'appropriazione dei Diritti.
Quelli con la D maiuscola, quelli che dei concederti per sentirti bene.
Magari stai bene lo stesso, magari sei fiero di te. Magari eri un fottuto dandy narcisista che ora colleziona solo giramenti di coglioni, delusioni e poco altro.
Magari o forse è così.
Magari se non fosse per un'unica luce nel tuo presente saresti appeso alla bottiglia della delusione.
Non è neppure mancanza di impegno, perchè è inversamente proporzionale a ciò che ottieni.
Sono tramonti, è vero.
Arriva alla fine di una giornata di sole e non serve essere saggi per capire che al tramonto seguirà una nuova alba.

venerdì, ottobre 17, 2008

...e che buio sia...

Tolse il buio dalla propria visuale.
La cosa lo fece ridere non soltanto per la scoperta della luce, ma anche perchè finalmente la parola "colore" aveva un senso. Come "suono", come "rumore".
Adesso sarebbe diventato l'esatto contrario di "dolore". Quasi come "gioia".
Adesso la sua mania per la libidine trovava complicità nel darle una tonalità, anche se perdeva il senso di astrazione che aveva prima.
Ma non fu soltanto un bene.
Perchè oltre al colore, si materializzò il "caos" e credette di aver capito cosa fosse il "dolore", ma quella sensazione durò pochi istanti. Si mise ad inventare storielle che lo distraessero dalla realtà, chiudeva gli occhi in continuazione per vedere sempre cose nuove...ma niente.
Chiusi, aperti, chiusi, aperti.
Ripetè il gioco più volte, ma nulla.
Allora iniziò a gridare cercando zone d'ombra, correva all'impazzata gridando, ma niente, nemmeno l'ombra, dava ai suoi occhi la giusta tranquillità.
Perse completamente la voce rendendosi conto di non aver detto nulla, allora strabuzzò gli occhi sempre più cercando di notare qualcosa o qualcuno di conosciuto, ma si ricordò presto che niente era uguale, coi colori della realtà. Era la sua città quella? Davvero non aveva mai visto niente di tutto ciò prima? Come era possibile non se ne fosse mai reso conto?
Eppure tutti gli raccontavano storie diverse, le radio e le televisioni che spesso riusciva a sentire non parlavano di questo.
Ma così il "vero" era questo.
Pianse, uscirono lacrime come prima di allora dai suoi occhi e si sentì stupido per aver voluto sapere, per aver desiderato così ardentemente qualcosa ed esserne rimasto deluso.
Passarono i giorni e cercò di abituarsi a certi colori, certe facce, addirittura a certi atteggiamenti e comportamenti. Si convinse che la notte era il suo Mondo, ma anche e più fermamente che il Mondo non faceva per lui.
Due passi indietro e sarebbe caduto nell'oblio, ma quel passo in avanti gli ha dato tristezza, la tristezza che solo i colori della realtà sanno dare.
Rimpianse il buio al punto da tornarci ed ora è dietro un monitor a leggere la sua malinconia.

Dopo il punto, riaccenderà la luce.

venerdì, settembre 26, 2008

Spari in salvo

Nelle favole che mi raccontavano da piccolo, c'era sempre un Re che chiedeva alla sua
serva di raccontargli una storia. Questa iniziava dicendo che c'era a sua volta un Sultano
che chiedeva ad una serva una storia.
Non ho mai avuto fiabe con Principe e storie d'amore, sarà per questo che poi non mi sono
mai posto il problema di crearmene.
Mi riprendevo la realtà giocando ai soldatini comprati al mercato in grandi sacchetti di
plastica trasparente, tutti colorati, ogni nazione un colore diverso, in pose dinamiche nella
loro staticità. Giocando alla guerra immaginavo forse quanto sarebbe stato infame il giorno
d'oggi. Non credo fossi così avanti, un veggente, ma semplicemente mi permettevano di
crearmi la mia storia, la mia realtà, dove il soldato caduto al suolo per la giusta causa di
liberare quel pezzo di giardino, tornava in vita poco dopo per difendere la pozza d'acqua.
Senza morire.
Riprendevo la realtà a piccoli colpi, sparando in aria a caso, soltanto dove ero sicuro di
colpire qualcuno. Perchè anche se finti certi colpi costavano tantissimo in termini di
immaginazione.
Non avevo il patentino per sparare, ma avevo scelto il mio bersaglio nella fiaba del
Principe Azzurro. Si lottava nel suo regno distorto messo in croce da una dama puttana,
che troppo spesso somigliava a una Barbie maggiorata.

Son sicuro che quando mi rivedrà nell'aldilà, il Principe che era Azzurro non mi riconoscerà
come suo carnefice ma come realizzatore del suo sogno insano e mai confessato, uscire
dalla favola.
Forse mandare tutto a fare in culo senza inviare messaggi d'addio ma un solo bacio in
segno di pace. Mettere in fila i soldati era come organizzare i pensieri.
Una fila consistente per combattere la voglia sempre maggiore di stravolgere tutto, uno
schieramento ridicolo per difendere la propria morale o per dire "No" quando pensi che
stai per esagerare.
Una volta mi hanno anche chiesto di raccontare una fiaba, con castelli e draghi, orchi e fate,
ma tutto è finito per assomigliare troppo alla quotidianità. Così dopo meno di 5 minuti
ho acceso la televisione e ho detto che era meglio farsi raccontare le cazzate piuttosto
che dirle in giro.
Alle volte, quando esagero con i caffè, dico grazie a chi non mi ha mai raccontato
troppe favole da bambino. Se misurassi le tazze di caffè che han bagnato certi momenti
insonni, forse, mi sarei bevuto il Mar Nero. Ma anche questa è una storia.
Come è una storia inutile il fatto che la vita sia una merda e che certi lavori, anche se infami,
qualcuno li debba pur fare.
Però un merito l'ho avuto in tutto ciò, non mi illudo più di niente e provo a prendermi
tutto ciò che voglio, magari senza aiuti. Piccole soddisfazioni correlate da sacrifici, poco
margine per muoversi e poco tempo per capire cosa si sta facendo.
Come il dinamismo statico dei soldatini.
Arriva sempre però il momento in cui fermarsi per capire dove si sta andando e,
per ora, continuerò a sparare contro la scatola di cartone difesa dai soldatini verdi.
Dentro c'è il Principe Azzurro e abbiamo ancora un conto in sospeso.



Poi ci sono le piccole soddisfazioni...

giovedì, agosto 07, 2008

...qualcosa...

Chiamala pure una città utopica.
Portala alle estreme condizioni sociali, togli il cielo azzurro e metti qua e là qualche pizzico di razze differenti.
Un insieme irrazionale di persone a condividere storie e passioni, frenesie e linee metropolitane.
Dal cielo e dalla terra, persino dal mare se solo ci fosse, verrebbero fuori le ansie e le mode, i torpori
e i tristi avventi.
Non tutto è investito in banche e qualche puntata tra troie e Casinò è consentita più o meno a tutti.
Tra il Centro controllato dal milite armato alla periferia in mano a pochi balordi, si completa una delle poche democrazie ancora vigenti tra il controllo interessato e il controllo degli interessi.
Fosse solo per pochi pezzi di città, passati mille volte ai nostri occhi tra andate e reverse violenti, col telecomando controllato da una sveglia alle 7 e 3o del mattino.
Da una piazza in cui una bomba ha dato vita ad un'Italia troppo smorta mettendo fine al "bianco&nero" per un colore solo, il rosso, a regni senza patria in mano a finti signorotti col passatempo della politica.
Dai locali strogonfi di ovvietà fuoriesce l'utilità di quello che non c'è, della mancanza di letti doppi e al dominio della porzione singola, senza condimento.
Mancano i paragoni, gli estremi e le sostanze, tutto concentrato verso il vertice di una parabola tendente verso il basso, un grosso contenitore di mediocrità e di volgarità.
Sia bene chiaro che adoro le tette e i culi nudi in quegli inutili cartelloni pubblicitari.
E non sono le stagioni tutte uguali...
tantomeno i pochi parchi vuoti o le file del sabato fuori dal supermercato...
in parte i call center e l'aria condivisa tra chi ha troppo e chi troppo poco,
anche se ormai il prezzo della benzina diminuirà il gonfiore del portafoglio sano.

Ora prendendomi un pò di tempo, cerco di vedere questa stronza ipocrita da un pò più lontano.
Capire perchè quando si è lontani si paragona tutto a lei trovandolo bellissimo e comprender come mai si ha sempre voglia di tornare indietro, cercando di far cambiar qualcosa.

Molto spesso le partite hanno il risultato scritto, ma mi piace giocare.

lunedì, luglio 28, 2008

Il senso sta nel finire nel modo migliore

Poi si presero tutti per mano e si avviarono verso un lento declino, quello dei giusti.
Quello di coloro che senza più un obiettivo o una speranza credono sia meglio uscire dall'occhio di bue.
Lo lasceranno a chi avrà la faccia buona per apparire alle telecamere e ai flash dei fotografi, chi porta le borse spesso è troppo sudato per apparire bello, chi ha troppi segni in faccia non può far sembrare il mondo una favola.
Hanno lasciato la rivoluzione in mano a chi sapeva parlare, per farla destrutturare, spiegare, psicanalizzare.
Ne hanno parlato in cene in bettole alternative bagnate a vino rosso e pagate con pesanti carte di credito.
Hanno tolto le loro maglietta con i volti di sognatori argentini e le parole stonate di ballate rock per i loro maglioncini con il collo a "V" e le iniziali ben visibili a sinistra.
Che si sappia bene il nome di chi può essere visto, di chi ha capito.
Si dirà che gli altri hanno mollato, si scriverà che l'intelligenza era tutto nel dire e non nel fare, nel delegare e non nel fare, nel far credere di essere e non nel fare.
Insomma l'essenza sta nell'apparire, benvenuta nel XXI secolo, baby...

Camminavano mano nella mano, per non far vedere a nessuno che tremavano, certi che non fosse paura eran spaventati da cosa sarebbe stato.
Il fatto che poi tutto sarebbe finito al tramonto avrebbe dato soltanto l'illusione di un nuovo giorno.
Forse la speranza di poter tornare a lottare per qualcuno o per qualcosa di più concreto.
Fuori le chiacchiere degli eletti si perderanno nei canali benpensanti, incastonandosi su pagina stampate come pietre delle vergogna.
Le lodi e lo fortune non li toccheranno, i meriti e i colori non li onoreranno.
Anime lievi sull'onda del precario mare, un giorno sulla cresta ci sono state anche loro, anche se ora osservan tutto da lontano.
Non han l'odore per stare in mezzo agli altri, non han l'aspetto per fornire un immagine.

Passo dopo passo, quelli in cui credevano avevano fatto la Storia, senzi luci e poche foto.
Si eran ripetuti mille volte che il miglior modo per metterli a tacere fosse fare il proprio e qualcosa in più.
Si eran detti che un grandioso "fanculo" avrebbe messo tutto alle spalle, come sempre.
Magari aiutato da un paio di birre, fredde al punto giusto.

Mano nelle mano, uniti, sapevano che da qualche parte sarebbero arrivati.
Precariamente.

sabato, luglio 19, 2008

Mostra

Settimana prossima inaugura la mia mostra di cose iniziate in un posto bellissimo senza tetto ne porte.
Ci sono solo le finestre sul lato aperto della facciata frontale.
Le mura sono state abbattute e nella stanza finale, vuota, tutto ciò che son riuscito a terminare.
Dentro porta razionalità e senso tattico, ingresso assolutamente singolo e maggiorazione per le comitive.
Se si entra in due l'arresto può esser la variante ad una manganellata.
Le guardie dell'ordine vengono dalla scuola Diaz, ma non erano i bidelli.

Penso che l'inaugurazione, ad invito, sarà aperta a tutti, senza musiche canti e balli.
All'insegna del minimal incendieremo tutti i sensi perbenisti evocando gli spiriti cattivi,
quelli che non ti fanno dormire di notte convincendoti che hai mangiato pesante.
Quelli che ti convincono che facendoti del male riesci ad essere felice.
Quelli che ti illudono che appesantendoti di colpe allegerisci e tuoi problemi.
Porta anche loro all'inaugurazione, ingresso libero, pago io.

Io ho riempito un furgone di cose incompiute, alcune a metà altre nemmeno iniziate.
Ho chiamato chi voglio più bene per dirgli di non presentarsi e di starne lontano.
C'è il sole, puoi trovare il mare e se giri in tondo sali anche in montagna.
Insomma piuttosto segui il tour del Papa in televisione, ma non farti vivo.
Non passerò nemmeno io alla mia mostra, lasciando tutto ancora più incompleto e poi
mi presenterò in abito bianco, come le mie pene e chiuderò tutto a doppia mandata,
che ciò che non ho finito non è detto che debba esser fatto.
Tornerò a perdermi nel blu dei miei occhi godendo della mancanza di senso.

lunedì, luglio 07, 2008

Ci credi quando senti dire questo?

E' un regalo, uno stupido pacchetto, qualcosa che non puoi impacchettare, una piccola lettera virtualmente spedita.
E' un regalo che a volte può darti molto, altre volte cose molto grosse non ti restano nemmeno.
Lo trovi in un libro impacchettato con parole, in un bracciale dato quasi con timore,
nelle righe lontane di chi comunque è vicino.
Ma non è cambiato niente dal giorno prima, sei solo un anno più grande,
un anno più vicino alle tue responsabilità...
...che se oggi ti senti ancora un ventenne, prima o poi dovrai cominciare a pensare che si diventa grandi non solo per le foto o le cartoline e decisioni e responsabilità saranno il resto dei conti da pagare.
Cazzate...
Ma ancora attendo di incontrare qualcuno per la strada perchè non ho voglia di salire in casa.
Ho ancora voglia di sentirmi dire quanto sono invecchiato per un solo giorno passato,
che dovrò smetterla di essere ciò che sono stato per cominciare ad essere chissà chi.
Ma in fondo non mi è mai fottuto nulla di ciò che si potrebbe essere...
...penso proprio sarà un'altro libro da scartare, un regalo da godermi e forse un'altra mail lontana per un amico che sarà sempre vicino.

Un anno in più, non cambia niente...

lunedì, giugno 30, 2008

Era Giugno

Il solo prezzo da pagare a questa vita...
E' veramente passato un mese dall'ultimo post. Veramente giorno più giorno meno, ma l'esattezza non sempre riesce ad entrare in queste righe, no?
Molto spesso ordina soltanto la confusione che ho in testa.
Non mi sono molto impegnato a scovare pensieri da scrivere, tantomeno mi sono impegnato a fissare il foglio bianco cercando qualcosa che potesse far scendere di qualche centimetro quel...5 giugno 2008...
neanche fosse una data da ricordare, un giorno importante. Non ricordo neppure cosa ho fatto quel giorno.
Nel frattempo ho fatto.
Ho portato avanti qualcosa che sono ormai quasi sicuro di non essere in grado di fare, perso treni, ho rincorso e mi sono fatto rincorrere. Mi sono reso conto di quanto è approssimativa la vita.
La mia vita.
Di quanto a volte non si ha il tempo per fare ciòche si vorrebbe e di quanto a volte non si vuole avere il tempo per averne.
E sono il solo prezzo da pagare a questa vita.
Così stasera, non sapendo bene cosa fare e avendo la sensazione di avere molto tempo, mi sono rimesso a scrivere soltanto per dire che non ho mai smesso. Purtroppo.
Forse però, non ci sono molte cose accattivanti in giro che ci convincano a fare altro, magari è meglio leggere cosa dice un vecchio giovane che sentire anche solo un quarto d'ora di televisione.
Non so nemmeno più se Penthouse è ancora nel palinsesto di Antenna3...non avrei mai pensato potesse accadere.
Allora ben vengano il troppo tempo perso a lavorare, l'insicurezza e l'approssimatività del mio essere sempre sicuro di una cosa, che se non ci arrivo è perchè mi sono rotto le palle e mi sono fermato prima.
Forse è meglio essere il solo prezzo da pagare alla propria vita, che dipendere da menti precarie.
Ma forse è solo l'inconsapevolezza di un precario.

giovedì, giugno 05, 2008

Fuori

Pensavo che il giorno cominciasse soltanto una volta in cui riuscivi ad aprire gli occhi.
Convinto che l'ora non contasse. Ma mi hanno spiegato che esisteva un alba, cui seguiva un tramonto.
Davanti ai miei occhi e alle spalle, qui e in altri mille luoghi.
Non ho mai avuto lo sguardo confuso dall'invidia di dover far vedere ciò che ho fatto, ma capisco i problemi che generano l'invidia e la necessità di autocelebrazione.
In fondo sono un amante delle pause onanistiche.
Pensavo, perchè così mi avevano spiegato, che non dovevano esserci differenze, dividere il poco che ho e cercando ciò che gli altri potevano offrirmi. Mi hanno anche detto, ammiccando, che spesso le cose te le devi guadagnare oppure prendere con le cattive. Anche se non hai voglia.
Guardavo spesso fuori, cercavo grandi spazi e momenti speciali.
A volte ho desiderato essere un uccello anche solo per pochi istanti, per la durata di pochi piani, per lo sbattere distratto di due ciglia.
Guardavo fuori dai finestrini della macchina, quando guidava mio padre. Stavo zitto non perchè fossi arrabbiato, ma semplicemente per capire le differenze. Vedevo ragazze bellissime immortalate sui cartelloni e altre guardarle sognanti dietro strati di pigrizia. Altre ancora non riuscivano ad alzare lo sguardo piegate dalla vita, dallo sfuttamento e dal piacere retribuito di un vecchio viscido, nel cruscotto di una macchina di seconda mano.
A volte riuscivo a guardare anche fuori dalla televisione. Vedevo cartoni animati dentro i quali mi sarei voluto trovare, ragazze semi nude che qualche anno dopo mi avrebbero donato erezioni e cose che non riuscivo a capire. Bambini con la pancia gonfia d'aria che morivano per avere sempre la pancia vuota.
Controsensi che nemmeno la madre di tutti i paradossi avrebbe potuto spiegarmi.
Avevo sempre voglia di guardare fuori, di capire perchè molti avevano il caro prezzo da pagare per tirare avanti e altri soldi da buttare in ogni istante della propria vita.
Se me lo avessero detto quella volta tempo fa, forse mi sarei sorpreso meno, nel tempo.
Anche se mio nonno lo diceva sempre, il tempo che passa porta gioia quando si è in giovane età, ma dopo vedere le proprie cose cadere come foglie, non porta mai felicità. Anche se la chiamano esperienza.
E' stato li che ho capito che ti rendi conto dell'importanza di una cosa solo quando non l'hai più, ma anche che forse hanno maggior valore quando hai poco per te.
L'ho visto guardando fuori, ora credo sia ancora lì.

venerdì, maggio 30, 2008

Qualche libro, una buca. Una buca, un fiore

Cercava negli occhi della gente lo sguardo giusto, quello che gli desse l'ispirazione.
Ma non doveva inventare nulla di nuovo, tantomeno cercare di sbarcare il lunario dando prova del sua ingegno. Voleva soltanto evitarsi la fatica di scavare altre buche, che per lui equivaleva a seppellire parenti o amici. Ma era la cosa che più di ogni altra lo faceva sentire bene.
Al pari col Mondo o con chi, in un modo o nell'altro, gli avesse donato la vita.
Ma leggeva molto e non poteva farne a meno, era la sua vita. L'unico modo per staccarsi dalla quotidinità che lo affossava.
A quei libri doveva donare la vita, quella che un amplesso gli aveva fatto conoscere, quella che l'amore o una scopata in macchina gli aveva regalato.
Ma regalare un libro non è come fare un dono a Natale o prendere una "cazzata" per il compleanno del tuo migliore amico.
Sembra provocatorio dire che è come prendersi cura di un bambino?
Sì, sicuramente è forzato, anche perchè non serve a dar vita al libro.
Proprio per quello li seppellisce se non trova un giusto terminale.
E' l'aiutare l'altro che lo rendeva fiero. La sensazione che con un semplice blocco di carta macchiata potesse completare un amico, dare sicurezza a un'indecisione, portare lucidità dove l'emozione spostava l'orizzonte del giusto.
Nel caso in cui negli occhi di qualcuno trovava paura aveva pronte poesie per alleviare la tensione e per ogni tentazione malata apportava le giuste pagine di cura.
Riuscì in questo per molti suoi libri e tuttora aiuta chi gli dimostra bisogno, ma ormai sono più le buche che ha scavato. Ha provato anche a sentirsi più leggero vivendo giornate intere come i personaggi di quei romanzi, cercando di far andar via il groppo in gola per le troppe buche, ma si è accorto subito che serviva a poco.
Non vale nulla un giorno in più in cento anni di solitudine e Dorian Gray non poteva certo interpretarlo con uno schizzo fatto a mano.
I suoi occhi piangevano a ogni buca, ma trovavano anche la luce ogni volta che riusciva a disseppellirne uno, per lo meno quando ricordava la posizione.
Tanti gli sono grati, moltissimi non sono riusciti a cogliere il valore del gesto.
Ma forse a qualcosa serviranno quei fiori nati sopra quelle buche.

Tu cosa regaleresti e a chi?

mercoledì, maggio 28, 2008

...e adesso buonanotte...

Nel chiudere un cassetto e mettere tutto alle spalle non ci vedo nulla di epico.
Togli allo sguardo l'orizzonte, metti tutto dentro e non ci pensi più.
Chissà cosa ne esce quando lo riapri, quando togli polvere dagli oggetti che hai sepolto.
Come un foglio bianco che non trova le parole o un nido senza uova da scaldare.
Che le parole trovan sempre un modo per esprimersi anche senza bocche o penne a dar loro voce.
Senza ritiri dove potersi consolare e solo il tempo a farti da padrone, coi suoi ritmi e le sue lunghe pause.
Anche perchè i discorsi non servono a nulla, in uqel cassetto è tutto conservato con la massima cura, il minimo ordine nel rispetto di ciò che ti ha sempre affascinato.
Non sarà Venere, nè il fato. Tantomeno la dea fortuna. Neppure l'Africa, il Sud America o lo zerbino di casa tua. Allora lascia stare le speranze, sono solo tempo perso dietro al ritmo degli altri e prendi ciò che viene.
In fondo il tempo è fatto per passare e qualcosa cambierà. Spostando una tazzina si cambia l'arredamento di una casa, togliendo un secchio d'acqua dall'Oceano si alterà il livello del mare.
Figuriamoci cosa può accadere se si prendono decisioni troppo importanti.
Si è sempre più belli quando si rimanda al domani.
Buonanotte, il cassetto lo aprirò più avanti.

**un saluto a chi mi ha dato tanto in questi anni, perchè non si dimentica mai chi ti ha dato tanto.
Ciao Mancio, grazie di tutto, sarai per sempre nei nostri cuori...da Campioni d'Italia

sabato, maggio 17, 2008

L'ansia dell'inazione

Sai cosa c'è, che mi son reso conto non mi fotte niente.
Ascolto tutto e tutti e non mi fotte niente.
Sale l'ansia e sale la tensione e non c'è nulla che mi possa dire che tanto ci sono già passato.
Che sarà sole e sarà erba.
Sarà la solita sveglia, ma è ansia, è furia ed è purtroppo attesa.
Basta una sega, ma serve a poco. E' troppo poco, è troppo vicino.
Manca niente, manca tanto.
Sai cosa c'è, c'è che fottutamente ed egoisticamente non me ne fotte un cazzo.
Mi sento così fottutamente bello nel farmi del male che aspetterei sveglio sino a domani.
Dove mi conoscerò meglio, arrivato nel metro quadro in cui ti dici di esser già stato, calpestando le sensazioni che dicevi di aver già vissuto.
Le guardi passare con una birra in mano sul divano.
Ma non ti importa di null'altro...
Niente...
E manca così poco...

lunedì, maggio 12, 2008

c'è sempre tempo per peggiorare

Come quando ero piccolo, chiuder gli occhi forte forte e aspettare di vedere le macchioline colorate su sfondo nero, poi aprire gli occhi e vedere tutto, ma proprio tutto con palline di colore che sembran fiori in un campo sperduto.
Proprio così, chiudendo gli occhi e andando avanti seguendo un sogno che ancora non hai definito, mandando tutto e tutti a fare in culo, che tanto non contano che sono marginali.
Aprendo il cuore solo a quello che io voglio farci entrare senza ascoltare ciò che gli altri pensano, i loro commenti, le mezze battute. Come i migliori filosofi del nulla si ripromettono di non metterci mai la faccia, i peggiori narratori di emozioni non si vergognano delle proprie parole.
Basta non ascoltino gli altri. Senza sentire un telegiornale, senza informarsi sulle ombre che avvolgono il nulla che ci guiderà. Proprio da questo salire, mani in tasca e testa sgombra.
Ho capito che impegnarsi non vale a molto, che conta più l'apparire, l'esser visto o il farsi vedere.
Se sono mesi che non sto bene, lascerò la decisione ai posteri e se son settimane che la mia faccia non corrisponde al mio diploma da pagliaccio, credo che a nessuno possa fottere un beneamato cazzo.
Tanto tutto mi insegna che l'impegno non conta niente, tutto mi fa capire che la clandestinità paga nella misura in cui ti riesci ad isolare dal contesto, nel modo in cui ti chiudi nel tuo orticello, semplice...una zappa e una vanga per far nascere qualcosa di vero.
Forse non sono fatto per il giudizio altrui, nè per ri-mettermi al giudizio. Oppure, molto più semplicemente, sono troppo preso dal mio essere sempre in confronto su come vorrei essere, su come mi vorrei o forse su cosa non vorrei più sbagliare.
Ma son discorsi troppo difficili per uno come me, non sono in grado di affrontarli con me stesso e sicuramente non ne ho voglia.
Fondamentalmente non me ne fotte un cazzo.
Mani in tasca, capelli arruffati, nemmeno la barba rientra tra le mie priorità settimanali.
Tanto se mi impegno non conta un cazzo e allora voglio apparire come voglio.
Adesso chiudo gli occhi, come quando ero bambino. Forte, sempre più forte. Ho voglia di colore, ho voglia di fiori in tutto questo buio ed è l'unico modo per vederne...

**il primo che dice che sono depresso può prenderlo in culo da cento uomini di colore

domenica, maggio 04, 2008

Casual Swing

Quante ore mancano al possibile orgasmo?
Tenendo bene il conto potrei perdermi nel numero di secondi che passano, uno alla volta.
Sono tanti, tantissimi, forse come le persone dell'altro giorno al Primo Maggio, che mi sono perso.
Ma non l'ho ancora detto?!?!!?!?Buon Primo Maggio lavoratori e studenti, anche quelli che purtroppo non sono Compagni.
Ma quanto sei felice appena si avvicina il momento che tanto hai atteso?
Perchè sei vicino al momento, all'attimo che poi dura un secondo e chiudi gli occhi e pensi intensamente a qualcosa di indefinito.
Sono attimi di rilascio, sono tre anni ad aspettare un album nuovo, sono 90 minuti con il cuore in gola, sono attese infinite di ritorni. Tutto incrociando le dita.



Ma quant'è bello il nuovo cd degli Afterhours...quanto è bello sentirsi vicini e quanto cazzo possono essere belli 90 minuti?
Sì, lo so. Anche quindici righe possono essere di una banalità estrema.

mercoledì, aprile 30, 2008

Lasciate libera la città

"Saranno giorni di pioggie e inferno", gridava un matto alla finestra dell'ultimo piano. Il solo fatto che si sentisse così nitidamente potrebbe dare i brividi se soltanto si fosse ancora capaci di provare emozioni.
Troppo pieni di tragedie e ricchi di omicidi per accorgersi di ciò che accade attorno.
Tengo in tasca soltanto i colpi della pistola con la quale mi toglierò la vita. Sarei troppo tentato dall'usarla ogni qual volta mi si presentassero di fronte Ipocrisia e Moralità.
Qualsiasi faccia esse prendano in possesso.
Saranno roghi, fuochi e depurazioni.
Senza nessuna colpa l'indifferenza coglierà i ragazzini che girano con le mutande in vista e poco altro nella testa, se non il loro posto o la loro soddisfazione.
Attaccheremo ogni piazza, ogni angolo, affiggendo corde ai pali in attesa delle teste. La colpa non è di chi le sfrutta o paga per andarci, la colpa è loro che si mercificano ad ogni angolo.
"Saranno giorni di fiamme e dal cielo verrà giù il mare", sussurrava una vecchia isterica spingendo il suo carrello della spesa. Ogni supermercato preso d'assalto e le vetrine dei negozi in frantumi.
Niente e nessuno ad intervenire, l'attenzione spostata a controllare le diversità. Sia chi è uguale a noi ma diverso, sia chi è diverso da noi ma che, in fondo, poco importa tanto è uguale.
Cammino a vuoto per le strade uguali di città sempre più simili, solo il nome a scollegarle, attento a non incrociare lo sguardo dei supponenti, dei perfetti e dei belli. Temo di non reggere al loro odore.
Saltando da un luogo all'altro, demarcando gli angoli dei palazzi ancora in piede pisciandoci sopra, che si sappia chi è passato di lì, volenti o nolenti.
La nostra terra sarà intatta alle cattive colture, ai dislivelli di coscienza o alle migliorie, meglie tutti uguali che il saper distinguere l'amaro e il dolce, il saporito e l'insipido. Non è certo colpa mia se hai gusti diversi, hai scelto un colore scuroo e hai preferito cogliere l'illusione da un altro Dio.
Saranno giorni di giri a vuoto, lasciate la città voi che potete.

"...che la bandiera rossa torni ad essere uno straccio, sventolata dalle mani della povera gente..."
PierPaolo Pasolini

lunedì, aprile 21, 2008

Fuori c'è tutto per ricominciare

Quasi per magia, l'avresti detto te?
Trovarsi a pochi centimetri dal centro stesso di un posto dove non ti senti di essere e stare lì.
Senza potersi permettere passi falsi e trovarsi invece a contare gli errori.
Forse l'essersi illusi di valere qualcosa può aver fatto male, sicuramente ha allontanato dai cancelli, dalle fabbriche e dalle proprie semplici illusioni. Che spesso fanno il pari con le uniche certezze che hai.
Poi non è comune l'esser normale e anche la malinconia è vista come malattia soggetta a domande, ma senza cure. Hai testato che non serve a nulla la stanchezza fisica, che nuotare gridando sott'acqua ti fa perdere lo stesso la voce e molto spesso il concetto non arriva dove vuoi farlo volare.
Hai detto no ad ogni svolta decisiva, ma di fronte alla sconfitta va ammesso il fallimento.
La dimissione non annienta la dismissione, il frantumarsi del tuo castello edificato a colpi di fatica e sudore non potrebbe che esser sgretolato dalla classe operaia e da quella polvere ricostruire un'idea.
Quasi per errore, l'hai mai ammesso te?
Di fronte a certe sconfitte devi certo credere di poterti rialzare, ma prima capire dalla tua autocritica dove e come correggerti.
Perchè le vittorie non nascono dall'alto e per essere felice non devi certo esser chiamato Dottore.
Magari lo vedi nei mezzi pubblici alle sei del mattino, nei volti di chi entra davanti a una fabbrica o in chi esce infreddolito da un call-center serale, dall'extracomunitario in coda al discount o nel senza tetto che aspetta il suo turno per un piatto caldo. Magari fuori dai palazzi che contano.
Forse servirebbe guardarsi dentro, senza ascoltare gli altri e per una volta prendere una decisione (si dice impopolare in questi casi?), che non deve per forza sempre portare a risultati nel breve tempo.
Magari non ne porta neppure nel lungo, ma si deve ricominciare dal basso...
Quasi per magia o quasi per errore, si è sempre un pò più belli quando si è sporchi e sudati.
Per lo meno, mi resta l'illusione che è quasi una certezza.

lunedì, aprile 14, 2008

Il gentile susseguirsi delle primavere

Fate silenzio, il bambino sta dormendo.
E' tardi, è appena passata la mezzanotte e a quest'ora i piccoli dormono.
Soprattutto quando hanno passato un giorno intero a giocare, a emozionarsi e a credere di riuscire a scottarsi toccando il sole.
Fate silenzio ma state attenti, perchè la prossima volta che lo incrocerete, avrà compiuto tre anni, sarà più grande, più forte e più maturo.
Sarà più vicino alla sua morte.
Fate attenzione e siatene felice se volete, ma ora non svegliatelo, non sopporterebbe nessun frastuono.
Non sopporterebbe che nessuno spezzasse a metà i suoi sogni, sia che siano incubi sia che siano orge collettive. Forse ha già le idee fin troppo chiare.
Però saprebbe incazzarsi molto, non sopporta le moine ma neppure gli schiaffoni, credo l'abbia sempre dimostrato. Per cui...Fate piano...
Non verrà da voi a dirvelo con feste o messaggi, per cui dovrete accorgervene da soli, anche se ormai ve l'ho detto io. E' un pò più grande oggi. Non molto, non necessariamente sarà più maturo e per questo nemmeno più duro.
Semplicemente aggiunge un tassello temporale alla sua esistenza, si avvicina alla fine o semplicemente si allontana dall'inizio, soffiando sull'infinità di cose dette, dei silenzi che hanno trovato una forma, di paure che son riuscito a esprime e di un modo che forse mi ha avvicinato a più persone di quanto possa averlo fatto di persona.
Ora silenzio, è così bello quando dorme e appena apre gli occhi potrai dirgli ciò che vorrai. Ha già il carattere di chi se ne fotte del parere altrui, anche se lo ascolta sino all'ultima parola.
Cazzo...forse ci ha sentiti, si è mosso. E' già così figlio di puttana...non so da chi ha preso.
Ma ha sempre avuto il suo carattere, piaccia o no, sin dai primi passi.
Si prende il merito di saper essere malinconicamente fottuto suo malgrado, senza per questo chieder nulla e se a volte vi è sembrato vicino a voi, gli ha sempre fatto piacere ma se ne è anche fregato, perchè in fondo, cresce per sè...almeno fino al giorno in cui deciderà di eclissarsi dietro chissà quale orizzonte.
Allora facciamo silenzio, se poi vi capita di incrociarlo, potete anche fargli gli auguri.

venerdì, aprile 11, 2008

Quello che non c'è

Mi ci han fatto pensare ieri sera.
Per un allenamento finalmente insieme al Gruppo, dopo circa un mese e 1/2 di stop per un legamento non troppo legato. Ma basta non pensarci mi ripeto, pensando che l'indifferenza possa essere abbastanza spessa per non far trapassare il dolore.
In fondo è un modo per pensarci indifferentemente.
Mi basterebbe tornare in campo anche solo 5 minuti quest'anno, magari per festeggiare. Ormai sono numeri che mi rimbalzano vorticosamente per la testa...
4 partite, 360 minuti, 12 punti.
Poi chi si è visto si è visto.
Ho questa foto di pura gioia, è di un bambino con...la sua palla...è così che la vedrei, perchè niente è come correre senza problemi.
Senza quello che non c'è, che non puoi avere, che non puoi sapere.
Quello che ti rendi conto essere fondamentale, nel momento in cui viene meno.
Come quando la tua mano non trova più la sua o hai dimenticato le mutande e hai un buco nei pantaloni.
Certo, è sempre più facile guardare a ciò che non si ha come a un qualcosa di lucente, di colorato o di affascinante. Come se fosse sempre meglio quello che non c'è, come se la forza per alzarsi alla mattina venga proprio da quello.
Ma so che maledico il modo in cui sono fatto, il mio modo di morire sano e salvo sperando che ci sia...è quello che non c'è, per quello che non c'è.
Potevo anche dirlo ieri sera, la doccia piena d'acqua, il fango, la pioggia e quel desiderio di poter dire che in fondo, anche solo 5 minuti avrebbero un senso.
Sarebbero Il Senso, per me, ora.
12 punti, 4 partite, 360 minuti.
E' quello che (ancora) non c'è.
ps: nei prossimi giorni ci vediamo qui...un progetto grandissimo, avveneristico, forse da pazzi...qualcosa che non c'era ancora e per questo da seguire. Vi aspetto...



**con molta umiltà, direi la sigla ufficiale di questo angolo

venerdì, aprile 04, 2008

La perfezione istiga la mia perversione

Sai che i fiori nascono e come le piante affondano le radici nella terra.
A volte umida, altre secca, ma che ti piaccia o no sempre di terra si tratta.
La concimi col tuo sterco o la bagni col tuo pianto, ti piaccia o meno, cresce.
Pulisce il tuo senso di colpa aver contribuito alla Natura. Ti piace.

Poi lo osservi sul tavolo. Colorato, spunta distorto dalla trasparenza del vaso.
Liquido vitale al suo interno, protegge la versione malvagia del petalo rosso.
Ti sembran tutti uguali, ma son diversi nel loro somigliarsi.
Non è neppure detto che la sua bellezza piaccia a tutti.

Ti piaccia o no, stronzetto viziato, la sua bellezza dura pochi giorni.
Cambi subito obiettivo quando ti si rompe in mano il petalo?
Io non riesco a scrivere perchè troppe volte mi son tagliato con le spine.
La mia maglia ha macchie di sangue. Il tuo è sperma?

E' appassito, la chiamano Natura, ma le sue radici stavan bene nella terra.
Sputare tra i denti in mancanza di altro, tra tette deformi e cosce depilate.
Tu offri sesso, offri dolore ma per esser pulita lo chiami amore.
Non mi capisci e poi ti stupisci se oltre al mio alcol, bestemmio gridando.

Lasciami il fiore appassito, lo farò seccare accanto alla finestra.
Lasci sul tavolo la scia di pura illusione, vicino al vaso con un nuovo fiore.
Lo fissi in trance come fosse amore, ricorda solo che non è in terra.
Illudi tutti, ti piaccia o meno, è solo un fiore che presto muore.

*ispirato in parte da un pezzo del nuovo libro di Jodorowsky e in parte dal nuovo singolo degli afterhours "è solo febbre". oltre alle solite vicende personali. per i puntualizzatori...

lunedì, marzo 31, 2008

Come l'"adesso" di qualche tempo fa

"Perchè siamo piccoli fintanto che non muoriamo" mi ha detto il vecchio all'angolo della strada, pochi passi prima dell'ingresso. "Allora io salto, salto gioco e rido, perchè finchè sarò piccolo e mi sorprenderò ancora per le stelle, la morte non mi prenderà".
Io lo guardo divertito ed entro nel locale, non ho mai creduto che fosse vero tutto ciò che mi vien detto, spesso neppure ascolto ciò che mi si dice. Ma i matti, quelli veri, li ho sempre rispettati.
Mi siedo al solito posto, per lo meno quello che era considerato il "solito posto".
Stanzina a lato del bancone con bagno annesso. Mi ricordo ancora che per due anni lo scarico è stato rotto, ma a noi andava bene anche così. In fondo se avessimo voluto un profumo da arbremagic, non saremmo mai entrati lì dentro.
Non avrei mai pensato che avrei potuto dire un giorno che sarei voluto tornare indietro a quelle sere.
Forse i diciottanni son passati e forse qualche sondaggio in tutti questi anni sarà pur riuscito ad ingabbiarci in qualche finta categoria.
Però quante sere avrei voluto schiacciare il tasto "pausa" e godermele ancora di più, anche un secondo solo, passato in silenzio a respirare l'atmosfera.
Quante volte hai visto cambiare posti, situazioni e persone, ma il ricordo torna sempre a un momento preso a caso tra i mille che ogni giorno rimbalzano tra le vene.
Ma guarda caso sono sempre quelli i momenti.
Se ti dicessi che i momenti più belli li ho passati in macchina a parlare dei testi di alcune canzoni o sotto a una doccia a dire quanto un campo fangoso e un pugno di bagnoschiuma riempissero la mia vita ci crederesti?
Se non avessi conosciuto tante ragazze non avrei mai potuto capire quali son state davvero speciali, ma non credo neppure che avrei potuto condividere tanti pensieri su cosa conta veramente.
Perchè i discorsi più profondi li ho fatti con chi non concede nulla alla superficialità se non la propria ironia.
Perchè a volte tornerei indietro a quella birra di troppo offerta perchè, cazzo, dovevo parlare o a quel kebab alle due di notte, senza fame, ma solo per spogliarsi dei propri dubbi.
A volte credo che quell'odore proveniente dal bagno mi abbia dato assuefazione, perchè anche se in certi posti non entro più, la sensazione che provo pensandoli non cambia mai.
Perchè le facce possono cambiare e gli arredamenti colorarsi, i capelli diradarsi e i sogni svanire col tempo, i "perchè" accavallarsi storti seguendo strane direzioni ma quante volte avrò pensato di tornare a quel momento in cui niente e nessuno mi voleva, in cui puzzavo troppo per restare all'aria aperta, ma stavo troppo bene a braccia aperte controvento e non pensare a nulla.
Sono uscito dal bar pieno di quelle immagini e il vecchio era ancora lì.
Stupito del fatto che ancora stesse saltando e ridendo, gli ho detto "Ancora qui? Non va a casa?". Lui mi ha detto "Bravo giovane, riesci ancora a stupirti di un povero vecchio. Sei sulla buona strada per restar bambino...". Saranno state le due birre di troppo ma mi sono messo anch'io a saltare, di fianco a lui.

domenica, marzo 23, 2008

andercostrakscion

Le strade di Milano sono secche e senza spunti cui attaccarsi per capire come gira questo punto sperso, che al battesimo han chiamato vita.
Passo passo, passo da una strada all'altra senza trovare un punto in cui fermarmi.
Inseguo tram lungo i binari per trovare compagnia e offro amari per scambiare due parole.
Ma non dovevi mettere la testa a posto nel 2008?
"Sì, lo vorrei, ma pensi che io stia bene a fare questa vita? Gli unici momenti in cui sto davvero con me stesso li passo al cesso e poi...poi...dimmi come riempio la mia giornata. Cosa faccio per me e come faccio a stare bene.
Se non ho il concreto, trovo gioia nel fittizio, in tutto ciò che è futile e luccica e mi da un sorriso. Anche uno solo e poi schizza via. Non ho niente di mio, che mi scaldi la giornata e allora rido e ci sguazzo dentro.
Sono triste? no. Sono malinconico? forse. Sono preoccupato? l'ultima volta che mi hai visto preoccupato la ricordi? impossibile, non c'eri ancora"
Perchè tutto scorre addosso più veloce dell'acqua.
Ci sono più risposte in una risposta non ricevuta, in un messaggio volato nel nulla, nel non sapere l'indirizzo del coraggio per poter dire le cose come stanno.
Adesso sono ore nel nulla. Che per nulla al Mondo vorrei riempire con altro.
Con un profumo, un pensiero, un gesto, un attimo...
Ma il mio nemico forse sono io stesso e allora prenderò me stesso e del nostro duello farò un'opera d'arte. Non avrà importanza se vincerò io o Lui, quel che importa è l'opera che ne nascerà.
Se Pennac usa un capro espiatorio per evidenziare le carenze del Mondo attuale. Che poi tanto attuale non è, ma come tutte le cose vere è sempre di moda.
Se Jodorowsky ci mette 300 pagine per dipingere il suo pensiero su una tela lunga millenni e colorate da personaggi finti con storie vere.
Se Calvino narra di un'Italia ormai sepolta da macerie e palazzoni ed anche ieri il sole era alto ma non faceva tanto caldo.
Allora per arrivare dove avevo detto, farò del mio duello un'opera, magari nei 5 minuti che passo con me al cesso alla mattina oppure da un percorso di autocritica.
Forse facendo a pezzi il palazzo riesco a ricavarmi un monolocale dove stare bene.
Nel frattempo mi avvalgo della facoltà di non rispondere e poi fatti i cazzi tuoi...



the SiKiTikis - "Rock'n Roll Contest"

mercoledì, marzo 19, 2008

che la favola continui

evito tutti i miei movimenti immaginando che saranno altri a farne di simili.
passerò pomeriggi inutili a pensare a cosa fare, magari seduto altrimenti in piedi, anche soltanto su un piede.
ma lascia che la favola vada avanti, magari lasciando una pagina bianca alla fine, dove scrivere quello che hai voglia di sentirti dire.
quello che ho voglia di dirti ma non riesco a gridarlo anche se lo vorrei.
una pagina bianca dove la parola amore non sia banale e il bianco e il nero siano solo la divisione tra il reale e il sogno.
fisso i movimenti al minimo sforzo, incagliando contro ogni minimo ostacolo.
ho paura a fare un passo avanti e ogni due ne faccio uno indietro. loro hanno paura che salti e cambi direzione, dicono non sia in grado di sopportarlo e dicono in giro abbia un brutto carattere. dicono.
muovo le carte sul tavolo, noto che la regina di cuori si è impiccata ad un angolo con una corda, ma il suo volto ha uno strano ghigno di soddisfazione nel manifestare la morte.
pare fosse innamorata di un fante che non è mai giunto alla sua porta.
la dea fortuna si è impossessata di unl cavallo lasciato incustodito da un fante e sta correndo via, lontana, schernendo l'innamorato senza amore.
con un movimento rapido butto le carte nel fuoco acceso, bruci tutto il castello non mi importa più niente, ormai. eviterei lo stesso di scappare, non sia mai mi provochi strani danni.
a modo mio piangerò, sicuramente dentro me, perchè è da quella panchina di tre anni fa che non mi riesce. forse troppo ingenuo e fiacco, forse troppo arido, forse lo farei davvero se non mi ritenessi inutile.
ma come una farfalla che continua a volare nonostante il vento, come un pesce che cerca spazi inesplorati in una pozza, non esiterò a provarci ancora, perchè ogni difficoltà va presa come crescita personale e non come ostacolo da non superare.
limito il movimento, passo felpato e sguardo fisso, muovo rapido il pensiero disponendo in verticale le parole, una sopra l'altra, riesco meglio a tenerle nello stesso sguardo.
attendo che tutto mi sbatta addosso con violenza, tagli e sangue, baci e carezze. nessuna differenza.
la decisione arriva da dentro e dalla voglia di esserci. tutte le altre parole girano nel vento come origami legati a un palloncino.
la prossima volta piangerò per una gioia estrema o per un estremo dolore.
ma non mi fermo, stai pur certo che non lo farò. non ho la minima intenzione di farlo.

lunedì, marzo 17, 2008

Quattro punti per centinaia di vite

Per una volta andare oltre le stupide parole di un qualcuno preso a caso e pagato il solo prezzo dei 5 minuti che dedichi a un suo post.
Poi vedi una marcia, tante voci, ma così forte che anche se fosse solo una, avrebbe il peso e l'importanza di essere ascoltata.
Perchè in italia (lo scrivo appositamente minuscolo) troppe volte si dimentica e come qualcuno al Governo qualche anno fa sottolineava, con certe cose si deve imparare a convivere.
Poco importa se quel qualcuno era il Ministro di Grazia e Giustizia, Castelli, e quel qualcosa era la mafia.

Allora non aggiungo nulla a quella voce e a quella marcia, già abbastanza forte, come un mare di sogni in piena, come tutte le illusioni di libertà...
Solo 4 punti per fissare una storia.

. . . .

Solo 4 punti, piccoli, con dietro grandi verità e altri centinaia di punti.

**un benvenuto sincero al piccolo Andrea, ora a Muggiano siamo uno in più

venerdì, marzo 14, 2008

Sarà la primavera a ridare gli occhi alla speranza

Alle prime luci del mattino tendo a perdere completamente il senso dell'orientamento. Lo sguardo è sfuocato, a metà tra la luce del bagno e il bagliore del frigorifero aperto. Soltanto un passo più in là, l'aroma inconfondibile del primo vizio quotidiano. Il caffè.
In testa suono sempre il classico "ma chi me lo fa fare?".
La risposta classica è "la vita". Non intesa come rassegnazione, ma come voglia di non perdersi neppure un secondo dell'interminabile primavera di sensazioni. Al sonno dedicheremo spazi adeguati in momenti consoni. La vecchiaia e la morte, eventi collegati ma non necessariamente che tuttora vedo più o meno lontane. Anche se raggiungibili e a modo loro godibili.
Al caffè segue sempre lo sguardo distratto ai tanti e soliti discorsi confusi su politica e soldi. Oramai il triste autunno che ci porta a un freddo inverno, che congelerà i nostri sogni di gloria.
Non capisco come collegare i discorsi che sento con i dolori di stomaco e troppo spesso confino queste ansie nelle birra della sera prima. Ultimo vizio prima del sogno finale.
Ripercorrendo poi la giornata al contrario ripasso a memoria le madonne invocate a vuoto, le mancanze di certezze, la precarietà del lavoro.
E non ci avevo pensato.
Ritrovo me stesso e la mia voglia mattutina soltanto con gli amici. Con i nostri discorsi, le nostre speranze, la voglia di indipendenza. Casa propria e champagne. Stipendio basso e birra del discount.
Ancora non mi era venuto in mente.
I tempi che si ripetono e mi torna in mente la primavera dei giovani. Erano gli anni 60 e 70, era il rock con le sue forme nuove, Beatles, Rolling, Hendrix, Doors, era Woodstock e la Francia del 68. Erano le rivolte operaie di chi era oppresso dal padrone, di chi voleva ciò che gli spettava e lottava per questo.
Erano anni in cui si lottava l'ipocrisia, senza assecondarla. Anni in cui si parlava di amore e rispetto, si faceva l'amore libero e senza paura di fantasmi a quattro lettere. Lsd e non Aids.
Eran lotte operaie al fianco di proteste studentesche. Non era televisione omologata che propone ciò che vuole e ti fa pensare soltanto al tuo orticello, schifato dal resto.
Spero che tutto ciò che accade attorno ci riporti alla primavera dei sensi.
Alla voglia di amore e rispetto, per se e gli altri. Senza pensare ai soldi, ma al bene, alla ricerca di quella felicità che non deve essere un optional.
Riportiamoci in piazza e diciamo che non possiamo vivere nel precariato, nello scontro a-politico, nell'ignoranza in cui ci mettono. Facciamo sbocciare le nostre idee, magari poche, ma diamole in pasto agli altri, confrontiamoci. E poi parliamo, scriviamo, leggiamo.
Amiamo e ancora litighiamo, lottiamo. Il tutto con uno scopo, un'auto-critica e la voglia di crescere.
Una nuova fottuta e dissacrante primavera, senza Santi in paradiso ma tante teste sulla terra.
Nuovi occhi e nuove voglie.
Ma ancora non ci avevo pensato.

Dovrei scoparmi una milionaria e tutto sarebbe a posto. Grazie, non ci avevo mai pensato prima.

mercoledì, marzo 12, 2008

Postcards from Hell

Solo e stanco nella strada scura, il giorno passato ormai andato e il futuro troppo avanti per essere raggiunto.
Di certo non può esser colpa delle stampelle. Poi quelle le posso sempre usare per scacciare i soliti vecchi fantasmi. Ormai sono convinto che non abbiano un cazzo da fare se non rompermi i coglioni.
Ho anche pensato che mettermi una camicia e farmi la barba potesse essermi d'aiuto.
Non lo è stato. Mai.
Esco a far due passi, ma non ho miglioramenti. Entro e leggo, ma non ho pause.
Alcune volte in certi casi mi confrontavo con Dio, il Dio che credevo mio, quel qualcosa lontano dai bigotti e dagli ori del Vaticano e vicino a speranze e condivisioni. Ma anche a terre di nessuno, quelle che spesso vengono considerate il Sud del Mondo, all'estremo, all'opposto, anche lì, ho capito che non serviva a nulla.
Mi sono allora barricato dietro le apparenze, al fatto che apparire bravo o buono o al limite sano, mi potesse dar vantaggi. Ma anche lì ho dovuto mio malgrado imbattermi contro l'ipocrisia, contro la stessa fottuta legge che imperversa in certi ambienti. Allora sempre meglio sporco, sbronzo, fatto e disperatemente bello, bello con se stesso, senza il problema di guardarsi allo specchio.
Penso di star bene sempre dove gli altri si trovano a disagio.
Pane e salame, accompagnato da ottimo vino.
Col tempo ho anche imparato a farmi passare le voglie represse, quelle violente. A non aver voglia di spaccare la faccia a chi mi parlava, a non volere che accadesse qualcosa a chi mi remava contro. C'è voluto tempo, ma almeno ho dato qualcosa da fare ai miei cambiamenti, altrimenti troppo interni e poco visibili.
Ora adotto l'indifferenza come estremo atto di violenza, quando si perdono le mie traccie, quando non sono più raggiungibile, semplicemente smetto di essere. Non avrà lo stesso impatto di un pugno, nel breve, ma alla lunga si sente forse di più.
Indifferente sino "al" fondo, ma sempre pronto a guardarti in faccia, se ne hai voglia. Ho imparato addirittura ad ascoltare le persone, adesso sono quasi più bravo ad ascoltare che a parlare delle mie stronzate. Forse non sai quanto son bravo a parlare delle mie stronzate.
A volte quando mi innamoravo di una ragazza non osavo il minimo contatto, troppo timido per espormi per ciò che sono. Ora ho imparato ad aprirmi e farmi capire, provarci almeno. Non è facile avere a che fare con l'instabilità di uno che ne pensa cento per sbagliarne mezza. Mi apro a tal punto che i risultati non cambiano, ma almeno sto meglio con me stesso.
Con l'altro me stesso e addirittura con suo fratello.
Io passo tutto il tempo dentro il mio supermercato personale, non comprerò niente di tutto quello che tocco, non mangerò nulla di tutto ciò che è sano e attenderò la data di scadenza degli amari esposti in vetrina.
Aprirò delle lattine se avrò sete, userò tutti i deodoranti per coprire ogni traccia di me, appena trovo il reparto della carta igienica ti lascio immaginare cosa farò.
Metti insieme tutte queste mezze verità, non rendono giustizia a ciò che mi è stato chiesto, ma ci vogliono provare.
Come i soffioni, che lasciano nel vento le proprie spore, quelle partite da quel fiore, qui hanno trovato tal vita. Sperando di non aver deluso chi le ha soffiate, preferisco non far dire a nessuno i propri segreti.
Trovo noiose certe rivelazioni fatte a tutti e poi non vorrei mai litigare col mio vicino di casa.

L'indirizzo mettilo tu.


**questo è Creme, "famoso", da Sulla collina puoi seppellire ciò che non ami più

lunedì, marzo 10, 2008

L'amore non ha età

A volte bastano un paio di maglioni e un pallone colorato, magari con il logo della Champion's League, e ti senti uno di loro.
Che poi anche a starne fuori, ti ci ritrovi dentro sino alla fine, sino all'ultimo secondo.
Nello scorrere lento del tempo, tanti saranno i momenti in cui il fondo ti appare sempre più vicino, in cui soffri, anneghi e provi ad uscire dal fango.
Ma verranno anche i momenti dei ricordi, di quando pensi a certe glorie, certe gioie, certi momenti irripetibili e pensi che forse aver sofferto anni ne è valsa la pena.
Sei diventato forte dentro e sicuramente non hai la spocchia e la volgarità di molti altri, coperti dall'oro e dalla fortuna in anni più o meno vicini.
Se credi in certe corse, in certe Coppe, in certi uomini.
Se sei cresciuto con la consapevolezza che nella vita l'amore è la cosa più bella, non sarà un episodio a farmi perdere la fede. Perchè io credo nell'amore, credo nelle bandiere e mi atteccherò sino alla fine alla speranza, anche a costo di morire di illusioni, fino all'ultimo secondo, all'ultimo fischio.
Se poi sarà amaro il risveglio, spero solo di uscire a testa alta, tra gli applausi, non avere più voce perchè ho dato tutto e non avere lacrime perchè ho sudato tutto.
Anche stando fermo, in casa. Anche in stampelle.
Ti giuro che il giorno dopo il mio amore non avrà mosso nemmeno un passo indietro, ma sarà più forte, perchè ti difenderò come un padre difende il proprio figlio di fronte alle intemperie della vita.
Perchè di te ho amato le sofferenze, la grinta, il brutto gioco ed ora apprezzo la classe, gli svolazzi e gli eccessi.
Se dovessi scegliere il mio Undici di sempre, andrei in confusione, perchè solo il pensiero di certe persone mi fa venire le lacrime agli occhi.
L'undici di Trapattoni è nelle mie vene, Zenga Bergomi Brehme, Matteoli Ferri Mandorlini, Bianchi Berti Diaz Matthaeus Serena.
Ho pianto alla prima Coppa Uefa e quella di Simoni per me vale una Coppa dei Campioni. Simeone Djorkaeff Ronaldo Moriero Pagliuca, ma anche lo Zio, Winter, Ganz e soprattutto il cileno Zamorano.
Dimenticare chi ha riempito la mia vita anche se a tradito, non mi è possibile.
Ho amato alla follia Ronaldo, il suo far orgasmare uno stadio intero. Per questo lo odio.
Ho sempre detto e sempre dirò, che Vieri è stato il più grande centravanti per un decennio.
Non ho parole degne per dire che hanno vestito la nostra maglia Luis Figo e Roberto Baggio. Eterni.
Chissà chi dimentico e non parlo dell'Inter di Herrera perchè non l'ho vista, tantomeno di Spillo, il Becca, Oriali e Baresi.
Posso solo dire di aver visto Facchetti e Prisco e di esser fiero di far parte della stessa famiglia, fiero di essere interista sempre e comunque.
Non parlo dei giocatori di oggi, non ne nomino neppure uno.
Domani si fa la storia, si tenta di farla. come 45 anni fa, con la differenza che la storia la dobbiamo riscrivere.
Sarà sempre e solo amore. Esagerato?....non mi rompere i coglioni, c'è solo l'Inter...

venerdì, marzo 07, 2008

Coltivo i Fiori del Male con la mia felicità irrazionale

A quanto è dato il dolore al mercato del tuo quartiere?
Non penso si venda ma almeno un prezzo, un'idea di quanto sia il suo valore sul mercato, te la sarai fatta. Un'idea.
No. Nemmeno io, non frequento mai quei posti, anche se adoro la puzza che c'è di fianco alla bancarella del pesce. Esce tutto il marcio della città, eppure arriva dal mare.
Io posso dire che calcolerei il male a sorsi. Anche se la tua ipotesi di uniformare i bicchieri per avere un'unità di misura precisa non è errata, io la ritengo una stronzata.
Se già stai male devi preoccuparti di versare la birra nello stesso bicchiere del vino o del whisky.
Sarebbe tutta una scocciatura, un controsenso. Bevo per non pensarci e dovrei pensare al giusto dosaggio per averne una stima precisa.
Magari mi vieti anche glia alcolici andati a male che tanto mi piacciono. Li adoro prima dei pasti, mi servono a mandar giù gli antidolorifici.
Già ma il male cos'è? Uno stato d'animo, una batteria che batte troppo forte, l'amore, una semplice necessità, una voglia improvvisa o soltanto dolore fisico.
Puoi calcolarlo in riti funebri o in fosse comuni? Forse sì, ma allora anche in lacrime versate anche per una tazza di latte caduta. Troppo vago, ogni strage sarebbe dolore allora e non soltanto un motivo valido per una campagna elettorale.
Mi duole cercare di capire se pesi di più in litri, chili o sensazioni. Se muore affogandolo nell'alcool o vive nutrendolo di emozioni. Forse vive con l'alcool, ma cazzo è ancora peggio quando l'acqua la usa per farsi scorrer sopra le cose, senza farle entrare in profondità. Perchè di solito se è così mi trovo al bivio:
mi butto giù o esco dal bozzolo.
Ma se fosse tutta una questione di distanze? Quanto corri per scacciarlo, quanti passi fai.
Qualcuno non ben ricordato si fermò a cento prima di essere ammazzato.
Alla fine la cosa importante non credo sia misurarlo e nemmeno pronunciare parole a caso.
Forse basterebbe pisciarlo fuori quando se ne ha bisogno, quando si è deciso dove coltivare i propri e fottuti Fiori del Male.

mercoledì, marzo 05, 2008

C'era la Pace in città

Poi capitò che...
esci dalla tua palla di vetro, chiamala pure Università, fuori è tutto più grande, chiamalo Oceano. Se vuoi. Se prima intorno a te c'eran solo pesciolini belli e colorati e giovani come te, adesso fuori ci son solo pescecani, squali famelici, voglioso del tuo entusiasmo e tu. Nuota solo se puoi.
mancano 3 giorni alla festa della cosa più bella che ci sia,
porta colore col suo sguardo, porta amore col suo viso,
porta armonia con le sue forme e porta miele col suo bacio
Ti danno competenze fasulle in quella palla che chiami Università. Fuori prendono il tuo sapere e spesso lo valutano zero, un tondo ma molto meno gioioso e rubicondo di come lo puoi intendere. Come il compenso che ti corrispondono per farti fare esperienza, dicono loro. Tu chiamalo "stage", se vuoi, la loro esperienza invece è fotocopia.
3 è il numero perfetto per rendere un ruffiano omaggio a tutte voi che leggete, c
ome i giorni che mancano alla vostra festa, delle vostre mamme nonne e zie,
perchè nulla saremmo senza voi, nulle sarebbero le perversioni
Posti buoni li trovi, amici appagati ne hai, ma ovunque e comunque, tutti sotto a farsi il culo perchè 8 ore non bastano e il sorriso deve sempre splendere anche quando le lacrime avrebbero un senso.
I modelli che ti offrono per il tuo futuro sono i figli di papà, l'azienda di famiglia, il macchinone, la cocaina, la puttanella figa e tu ti senti fuori luogo...
I discorsi che ti fanno partono dal timore di Dio e dal culto della famiglia e finiscono in uso di droga, abuso di parole, puttane, trans e ipocrisia.
perchè se anche si festeggiarà fra tre giorni è giusto omaggiare
chi cambia la luce di un istante soltanto aprendo gli occhi,
chi col pensiero non vi fa chiudere occhio, vi dona pene e gioie di cuore
Ti trovi già sulla porta della decisione difficile. Dietro hai un burrone e davanti è tutto buio. Corri al limite tra i due fuochi, forse hai solo la tua età ma ti dicono che in molti altri paesi saresti già vecchio. Allora accetti il rischio, accetti il compromesso, guardando sognante altri posti lidi spiaggie dove non ci sono mafie camorre o Chiese a dettare i confini del tuo futuro.
sabato sarà mio compito render omaggio a tutte voi
che mi avete fatto penare, sognare, amare e
mi auguro lo farete ancora perchè questo inseguo, l'amore...
40 anni, forse anche di più, son corsi via lungo le strade che non portano mai niente e siamo ancora qui a piangere 5 vittime che hanno il solo difetto di esser nate operaie. Perchè nei mille morti l'anno non ci sono mai industriali o politici. Perchè se hanno ti propinano calciatori coglioni, attori incapaci o cantanti stonati come idoli ed eroi, ricorda che i veri esempi da seguire sono gli sfigati che si alzano ogni mattina per andare a pagare il mutuo, le tue scarpe o il tuo motorino. Togliti il sorrisino, sarà fottuto populismo, ma secondo me è un omaggio al popolino che per quattro soldi si è stancato di vedere i propri figli morire.
tra 56 giorni è il primo Maggio, data inutile al giorno d'oggi
ma diamole colore, rendiamola forte.
La festa dei lavoratori, per ricordare che non si vive per lavorare,
ma non si deve neppure morire per questo.

giovedì, febbraio 28, 2008

Ho preso a cuore la tavolozza dei colori

Non riesco a sostenere il tuo sorriso. Sarà che fatico a immaginare qualcosa di così bello.
Al limite vedo sparsi e vaghi bagliori di quei momenti.
Alzo il tiro da certe visioni e capisco che l'illusione a volte può essere l'unica certezza.
Certo sarebbe molto meglio avere una sana certezza ogni tanto, almeno ogni due o tre birre.
Ora colora tutto col rosso più acceso.
A volte immagino di vederti correre su un campo, insieme a tante piccole creature.
Ma tu saresti ovviamente diverso, non per tutti, ovvio. Per me.
Avrei pensieri diversi su tutto, anche sulla spesa più necessaria.
Mi priverei dell'aria, penso addirittura anche del pensiero, per non farti mancare niente.
Lo so son solo parole stupide.
Adesso immergi tutto nel blu, è quel colore simile al cielo delle sere d'estate, quando l'orizzonte non ti fa più paura.
Da piccolo, poco più grande di te, pensavo che crescendo sarei riuscito a scavalcarlo.
Ma scavalcare cosa e soprattutto per arrivare dove?
Mi hai sentito parlarti tanto, senza ottenere mai una risposta.
Nel chiuso del tuo angoletto buio hai visto veramente aprirsi il mio cuore.
Lo vedrai sempre così per te, rosso forte e pulsante.
Entraci quando vuoi e usalo per sfogarti. Spero sempre prima o poi le persone cui lo apro vi entrino.
Non sarò mai valido per un consiglio, ma ti farò da esempio per le cose da non fare.
Impugna la matita gialla e dai luce a questa stanza.
Non sopporto il buio, per questo ti immagino all'aria aperta.
Credo che nulla sarà meglio di quando staremo insieme, per me è chiaro. Tu avrai tempo per capire cosa vorrai fare e con chi stare. Spero almeno siano belle.
Perchè le donne vanno amate tutte, possono darti il frutto di una vita e senza non avrai ispirazioni.
Ora prendi il verde e dammene un pò, perchè il verde è speranza.

Il disegno lo conservo nel cassetto. Te lo do quando arriverà il Tuo giorno.

lunedì, febbraio 25, 2008

Completamente

Muore di colpo la Luna, nel cielo c'è un buco è alto è nero se lo osservo sei tu,
se guardo bene ci sei tu.
Sognano vecchie signore un tempo eran belle eran giovani e sono morte così,
tra un sorriso disperso e un amore che non è più tornato.
Cambia ogni giorno la vita, una volta sei teso e un altro giorno disteso, felice e ti
volti al tuo fianco c'è lei. Un sospiro che non muore mai...che non muore mai...
Camminando sul bordo del mare si fa più fatica a tener l'equilibrio in costante allerta,
ma se ti butti dentro, l'orizzonte arriva prima, anche del tuo pensiero.
Guarda bene dietro quello che DICO, ascolta il pensiero senza commenti, se puoi.
Ma guardami dietro le spalle, evita di guardarmi il culo, ma ci son troppe voci di chi
crede di sapermi e di conoscermi.
Han tutti chiare le intenzioni e vivo il pregiudizio che non muore mai, che non muore mai...
Luna che cade nel pozzo non vedi la luce, ma se ti ci tuffi c'è un Mondo, un chiarore che non vedrai
da nessun'altra parte. Leggi tra le righe. Anche con gli occhiali da sole della tua indifferenza non potrai non
scontrartici.
Soffrono i vecchi ricordi, se molti son morti, i pochi che restano non abbandoneranno mai la propria cuccia, ormai schiavi e ormai fidi compagni del buon padrone della casa okkupata.
Metto in fila i vestiti, quelli vecchi son rotti e hanno buchi, hanno macchie ma hanno anche intriso l'odore di vecchie battaglie che han lasciato dietro fantasmi, amori e alcune goccie di umidità colate dal nulla.
Nemmeno un buon domatore riuscirebbe a far saltar fuori dall'armadio gli scheletri di certe cazzate e forse quando ho voglia di piangere non riesco soltanto perchè non ho lacrime...non ho lacrime e non muoiono mai...
Ma alla tua età ero molto più bello di come sei tu oggi e solo il sole ha rovinato il mio viso, ero più forte di te, avevo più coraggio e solo il Mondo, il tuo cazzo di Mondo, mi ha rovinato e fatto diventare come sono.
Ma non mi conoscono, non sanno chi sono e da dove vengo. Conoscimi tu, se hai tempo da perdere dietro cause perse, conoscimi tu.
Non ascoltare chi parla a caso per un fatto, una cosa o un sospetto, non lo sanno e nemmeno lo vogliono sapere. La realtà fa soltanto rima con verità.
La prossima volta sarà soltanto amore, al minimo, sentimento, lo giuro...
ma io non sono proprio capace a fare un cazzo...
Come crepes alla nutella, come giornate passate a far niente, come tutto ciò che ti piace ma disgusta e che non muore mai...

sabato, febbraio 23, 2008

destinatario: Noi - via Padova 78 - 20100 Milano

Era un appartamento affittato al quinto piano di un vecchio palazzo in Via Padova.
Il numero era il 78. O almeno così mi pare di ricordare.
Non ci penso spesso, ma almeno quando il passato, pur se recente, ti sbatte addosso, capita che ti fermi a pensarci un pò su...stai lì, fermo, lo sguardo nel vuoto e non puoi far altro che sorridere con le lacrime agli occhi. Ma era il modo migliore di vivere quegli anni irripetibili.
Poi su quella frase ci sono rimasto un pò, ed era vero.
La verità e la realtà sono molto diverse. Ma non siamo cambiati di una virgola, forse in peggio.
Perchè se forse allora c'era un obbiettivo nella mia vita, pur se semplice come una laurea, ora si tratta di arrangiarsi ogni giorno nell'arte del fare esperienza per non ripetere gli stessi errori e far tutto sempre meglio.
Forse a volte basta meno peggio.
La realtà dei fatti rappresenta cose approssimative rispetto alla realtà reale. Perchè se è vero che non frequentiamo più quella casa, che ora lavoriamo, che viviamo in altre città o che siamo fidanzati, la verità è che saremmo tali e quali.
Da quel terrazzo che si buttava a strapiombo sul tetto, da cui si discuteva nelle poche albe che ho visto da quel panorama al saluto di oggi, sui binari di un tram. Sono passati tre, forse 4 anni eppure non sembra lontano l'ultimo sabato sera, con pizza e le prese per il culo ai co-inquilini, le troppe "birre di troppo" e poi tutti in birreria. Non era mai un tavolo normale e normali, pur se fottutamente simili a quella dimensione, non lo siamo mai stati.
Troppo profondi per esser visti con lo schermo piatto dell'attualità, troppo uniti per essere inquadrati tutti nella stessa immagine.
Quante volte abbiamo verificato che la sporcizia stava bene con il tempo trascorso lì dentro, tra i mille racconti sulle ragazze e le confessioni omossesuali dei tuoi compagni di casa.
Non dimenticherò mai quei pomeriggi in quella stanza, pomeriggi caldi passati lì mentre il padrone era al lavoro e il letto era troppo piccolo.
Ma se tornassi indietro, di quel tempo che è andato, rivivrei fino alle fine tutto, le serate che solo la ribellione del tempo ci farebbe ritrovare. I ricordi, ahimè, sono annegati nell'alcol.
Era via Padova 78 e dormire poche ore in questi miei due giorni complessi, in cui sono 38 ore che non dormo, mi fa dire che "sì, realtà e verità non centrano davvero un cazzo".
Sarà forse qualche capello in meno, un'esperienza traballante in più o il solito piacere di rivedersi a dire che stiamo prendendo la via giusta, che ovviamente ci porterà lontano da via Padova 78, ma sempre vicini a quelli che eravamo e che siamo.
Perchè se la Dea Fortuna invece che baciarci dovrebbe darci 50 euro o farci un bel pompino, se anche con una camicia addosso potremmo sembrare imborghesiti, ogni tanto nelle nostre teste ci ritroviamo a dire cazzate e bere birre in quella stanza di via Padova 78.
Perchè la realtà è fottutamente distante dalla realtà.

Sentitamente da me
a chi vive il reale nella verità
e
a tutti quelli che in quelle stanze ci sono entrati a gambe unite



Sperando che non siano tutte parole a caso, come quasi sempre avviene

lunedì, febbraio 18, 2008

Il vento fa il suo corso, ma fa che giri il tempo

Muore di colpo la terra, la mangia la fiera che in petto hai tu u u u u.
Prenditi il tempo per star con gli amici, ma renditi certo che siano felici.
Non essere mai puntuale quando la situazione lo richiede ma fai capire che sei essenziale alla risoluzione del caso, anche quando un caso non c'è.
Dai sempre la massima fiducia in ciò che gli altri fanno, ma verifica sempre che sia corretta...la troppa fiducia a volta lo mette nel culo.
Non piangere mai davanti al nemico, guarda con fierezza il vincitore stando in piedi a testa alta, ma guardando nel vuoto.
Non andarci mai sotto, sia essa una donna o un progetto importante, credi sempre nel giusto e non in ciò che dice la gente.
Pensa sempre e solo con la tua testa e il pacifismo incrostato è scalfito dal vero. Non ci sono marcie e neppure cristoni, ma soltanto idee armate di bastoni. Con i fiori e i dischi ci alletiam le serate e tutto il giorno prendiamo calci uniti a carezze.
Oggi van di moda calciatori e veline e molto spesso equivale a ignoranti e suine, ma a me piace pensarmi pensatore pensoso del profondo concetto del viver penoso, spesso fuori moda anche nel demodè, non ci sono tempi e luoghi per quelli come me.
Non fidarti di nessuno, neanche di quelli che ti leccano il culo. Affezionati sempre alle donne degli altri ma non pensare troppo a tutte quelle che hai avuto.
Cadi sempre in piedi e cerca il vero in ciò che vedi, dietro al più bel ritratto si nasconde un mostro e proprio in quello ti specchi nel mattino ridente.
Non ci sono sessi per definire Amore sia tu uomo donna gay lesbica o trans, ma ama sempre incondizionatamente e anche mamma e papà capiranno le scelte.
Ma quando torna la nonna a darmi le caramelle? le sue erano le più buone e belle.
Tanto so che non torni, il tuo paese è lontano e il tuo sindaco in croce l'han messo i buonisti.
Attendo qui sulla panchina, il vento ha fatto girare il tempo.

Fare un blog è un pò morire se guardi lo scorrere di ciò che scrivi con un senso e una circostanzialità spazio/temporale...già...