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venerdì, settembre 26, 2008

Spari in salvo

Nelle favole che mi raccontavano da piccolo, c'era sempre un Re che chiedeva alla sua
serva di raccontargli una storia. Questa iniziava dicendo che c'era a sua volta un Sultano
che chiedeva ad una serva una storia.
Non ho mai avuto fiabe con Principe e storie d'amore, sarà per questo che poi non mi sono
mai posto il problema di crearmene.
Mi riprendevo la realtà giocando ai soldatini comprati al mercato in grandi sacchetti di
plastica trasparente, tutti colorati, ogni nazione un colore diverso, in pose dinamiche nella
loro staticità. Giocando alla guerra immaginavo forse quanto sarebbe stato infame il giorno
d'oggi. Non credo fossi così avanti, un veggente, ma semplicemente mi permettevano di
crearmi la mia storia, la mia realtà, dove il soldato caduto al suolo per la giusta causa di
liberare quel pezzo di giardino, tornava in vita poco dopo per difendere la pozza d'acqua.
Senza morire.
Riprendevo la realtà a piccoli colpi, sparando in aria a caso, soltanto dove ero sicuro di
colpire qualcuno. Perchè anche se finti certi colpi costavano tantissimo in termini di
immaginazione.
Non avevo il patentino per sparare, ma avevo scelto il mio bersaglio nella fiaba del
Principe Azzurro. Si lottava nel suo regno distorto messo in croce da una dama puttana,
che troppo spesso somigliava a una Barbie maggiorata.

Son sicuro che quando mi rivedrà nell'aldilà, il Principe che era Azzurro non mi riconoscerà
come suo carnefice ma come realizzatore del suo sogno insano e mai confessato, uscire
dalla favola.
Forse mandare tutto a fare in culo senza inviare messaggi d'addio ma un solo bacio in
segno di pace. Mettere in fila i soldati era come organizzare i pensieri.
Una fila consistente per combattere la voglia sempre maggiore di stravolgere tutto, uno
schieramento ridicolo per difendere la propria morale o per dire "No" quando pensi che
stai per esagerare.
Una volta mi hanno anche chiesto di raccontare una fiaba, con castelli e draghi, orchi e fate,
ma tutto è finito per assomigliare troppo alla quotidianità. Così dopo meno di 5 minuti
ho acceso la televisione e ho detto che era meglio farsi raccontare le cazzate piuttosto
che dirle in giro.
Alle volte, quando esagero con i caffè, dico grazie a chi non mi ha mai raccontato
troppe favole da bambino. Se misurassi le tazze di caffè che han bagnato certi momenti
insonni, forse, mi sarei bevuto il Mar Nero. Ma anche questa è una storia.
Come è una storia inutile il fatto che la vita sia una merda e che certi lavori, anche se infami,
qualcuno li debba pur fare.
Però un merito l'ho avuto in tutto ciò, non mi illudo più di niente e provo a prendermi
tutto ciò che voglio, magari senza aiuti. Piccole soddisfazioni correlate da sacrifici, poco
margine per muoversi e poco tempo per capire cosa si sta facendo.
Come il dinamismo statico dei soldatini.
Arriva sempre però il momento in cui fermarsi per capire dove si sta andando e,
per ora, continuerò a sparare contro la scatola di cartone difesa dai soldatini verdi.
Dentro c'è il Principe Azzurro e abbiamo ancora un conto in sospeso.



Poi ci sono le piccole soddisfazioni...