L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

lunedì, dicembre 31, 2012

Il colpo di teatro


L'inizio peggiore è parlar di storie vere. Allora dirò che la storia l'ho inventata
da un racconto sentito per caso in un bar. Non uno di quelli belli, con le luci 
colorate che tanto piacciono a quelli perbene. Non un bar da happy hour, no.
Uno di quei bar di quartiere, con la polvere e la gente sdentata, i ricordi e le 
canzoni di Gaber e Jannacci in sottofondo. 
Per dare un peso alle mie parole e al mio star male scriverò indossando la mia 
giacca migliore, una camicia bianca appena stirata e cambierò anche le mutande.
Lo specchio mi renderà la migliore immagine che ho, quella che ho sempre 
cercato di donare agli sguardi dolci e pieni d'amore della mia mamma. 
Lo farò per la sollenità e il l'importanza che hanno gli ultimi.
Sotto il ponte aspetteremo la dolce vergine passare, nuda e sbigottita tra le 
fredde onde e le nostre risate consapevoli. Fermi a guardare le onde che 
compiono il loro dovere senza pensare alla storia e ai sentimenti della trasportata. 
Eliminare le nostre passioni e formare i nostri retaggi.
Sdraiati sotto il ponte abbracceremo cuscini e penseremo distratti al vecchio
pagliaccio. Non al clown imbellettato della televisione e poi a lui non piacevano 
le parole straniere. Non invecchierò per esibire i ricordi del mio passato come 
medaglie, diceva sempre, sono un pagliaccio e come tale dovrò scomparire. 
Un colpo di teatro, un appuntamento fissato cui non parteciperò e poi via, 
così come son venuto. In fondo me ne andrò senza trucco, la maschera che 
avete sempre conosciuto sarà impressa nelle mie parole, le mie risate e i 
miei ricordi. Non so dove le ho comprare, in quale mercato le ho scovate ma 
son certo che eran mie come il diritto di lasciare tutto nel momento in cui non 
lo sento più mio. 
Tornerete a casa soddisfatti per l'ultima risata che vi ho fatto fare, l'ultimo sospiro 
prima di tornare alla sensazione che già conoscete. Diversa dal mio vuoto, 
differente dalle mie ansie. Perchè sono un pagliaccio, non un clown. 
Uno che spende i pochi soldi per colmare i vuoti culturali del suo essere e 
sbuccia cipolle solo perchè almeno può piangere senza dare nell'occhio.
Quell'occhio che lo vuol vedere sempre sorridente, perchè è il pagliaccio.
Un colpo di teatro può toglier di mezzo il teatrante, ma il pagliaccio è un 
artista e allora il colpo è d'arte.
Sarò in quel posto a quell'ora e sarà meglio del solito, perchè saran ricordi.
Fu così che disse il pagliaccio senza trucco e sorriso, senza maschera e vestito.
Lasciò gli altri così, sulla riva del fiume sotto il ponte in cui li rese la condizione 
passata. Togliendo la camicia pulita, senza nulla addosso, un ultimo sorso al 
bicchierino di bianco e poi via. Ci rivedremo forse, prima o poi.

giovedì, dicembre 06, 2012

Post onanistico, antisnob e populistico

Farà piacere anche un mazzo di rose o una pacca sulle spalle al vincitore della gara o
alla fine dello spettacolo. Vanno osannati i primi ma anche all'ultimo non lo si lascia
andare via a mani vuote.
Una fetta di salame, un pezzo di pane. Non avendo mogli ubriache è anche più facile
avere sempre la botte piena per un bicchiere di vino. Anche se sei astemio.
Io non bevo mai per piacere o diletto, lo faccio solo per sete e per dormire la sera.
Però non voglio bere solo, ma soltanto in mezzo a una folla che mi applaude.
Perchè son primo o più facilmente perchè sono arrivato ultimo, ma mi sono impegnato
ed ero anche quello vestito meglio. Bravo bimbo, "sorridi a mamma".
Alla fine è tutta questione di merito, anche il demerito è qualcosa che ti devi guadagnare,
come il rispetto, i soldi per il divano, la gita in barca dentro casa quando la lavatrice
butta acqua da tutti i buchi. Quando fuori piove non avere l'ombrello non è
un atteggiamento ma è attitudine.
Non basta l'abito a fare il monaco e non serve un giubbotto di pelle per essere un rocker
e spaventare le vecchie per strada. Serve la testa, serve il cuore.
Serve sentire come sta un'altra persona anche soltanto guardando gli occhi tristi mentre
ride fino a piangere. Perchè piangere a volte è come prendere a schiaffi i propri fantasmi,
ma piangere non è facile, lo fanno solo gli uomini veri.
Io voglio fare qualcosa di utile, anche nel sognare o nell'arrivare ultimo. Magari anche
nel non arrivare, perchè mi son fermato a un bar a giocare a scopa coi vecchi o ai bordi del
Naviglio ad aspettare che passi il mio cadavere, contando le stelle e ricominciando quando
perdo il conto.
Io voglio essere venerato tra tutti gli scrittori di blog inutili e gli inutili, fottuti
schiacciatori di tasti da twetter, tra cacciatori di pensieri e taggatori anonimi di foto senza
senso. Voglio che mi venga riconosciuta la mia stazza, voglio che quando passo mi si saluti
come quando nei paesini passava il maestro della scuola elementare.
Voglio che si adori chi ha il coraggio di scrivere, di cantare, di pensare, di mandare un
messaggio di troppo e dire come stanno le cose.
Un giorno, tanto tempo fa, pensavo ce l'avrei fatta. Ora dico solo che vorrei essere adorato.
Voglio e non vorrei.
Non mi bastano mazzi di rose, conigli pelosi di peluche e cenni con le mani. Gente che scrive solo documenti destinati a non essere letti e ad ingiallirsi non può e non deve più scherzarci sopra. Non glielo permetterò più fosse anche l'ultima cosa che farò prima di fare colazione. Io voglio l'adorazione del non essere famoso, del non essere bello, dell'essere sempre e comunque qualcosa di fuori posto.
Ma di presente ragionato e valutato.
Non sono impazzito, non è lo sclero di un matto, a meno che per matto non si intenda
qualcuno che fa cose che altri non farebbero, non rischierebbero. Mi son sempre piaciute le cose
vere anche se sbagliate, un pianto vero a un finto sorriso. Un vero amico a profili inventati.
Non importa quello che tu dici di me o come consideri ciò che scrivo. Importa che io lo faccia e
che voglio essere adorato perchè lo faccio.