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martedì, dicembre 06, 2011

Il circolo vizioso della difficoltà di non essere una rock star al tempo della crisi economica

Tristezza.
Forse ai più che in questo momento stanno leggendo, in maniera spesso distratta, sembrerà semplice condurre un'esistenza da recluso in casa. La difficoltà sta nel fuggire dal quotidiano.
Perchè tutto quello che ti sembrà solito nel tuo uscire di casa al mattino e andare a lavoro, nel vedere le solite facce boriose e prive di interesse privato dei colleghi e delle colleghe, nel prendere i mezzi e mangiare in mensa, tutto quello che abitualmente fai, non è paragonabile al silenzio di starsene in casa da soli ad ascoltare musica ad alto volume.
Non parlare con nessuno, non vedere nessuno. Almeno sino a un certo orario, quello che decidi tu.
I bar alla mattina e nel primo pomeriggio sono pieni di vecchiette che passano la giornata come te, più o meno. Persone che starebbero in casa tutto il giorno a vedere i programmi loro dedicati, al massimo del volume consentito dalla loro sordità.
Escono solo quando finiscono di lavare i piatti, le tazzine e il cucinino, quando la televendita del programma è terminata e riempiono i bar bevendo spuma, un bianchino o qualche caffè.
Anche mia nonna lo faceva.
La televisione meglio lasciarla sempre spenta.
I programmi di cucina fan venire solo voglia di mangiare e diventare grassi, ingurgitando fottutissimi dolci sorridendo allo spreco.
I telegiornali non fanno altro che ricordarmi che non andrò mai in pensione, che non avrò mai un futuro, che lo spread e i bond e le tasse e l'ici e l'irpef...
Il risultato è soltanto la voglia omicida di andare fuori, in strada, e uccidere tutti i vecchietti e le vecchiette che incroci. Senza sentimento e solo per la loro pensione.
Ovviamente non lo faccio perchè il divano vince sempre attaccandomi con la sua forza di gravità più forte rispetto alla mia voglia di uscire in maniera direttamente proporzionale. Più mi deprimo, più voglia di uscire accumulo e più mi incollo al divano.
Per fortuna mi restano i libri.
Li compro, ne faccio cataste, li leggo anche alle volte. Ma ne compro molti, più di quanti ne possa leggere. E' una forma di difesa personale, mi danno un segnale concreto per andare avanti.
Finchè avrò libri da leggere non potrò mai deprimermi troppo, perdendomi in quelle storie. Perdendomi in quelle storie non potrei mai farmi del male.
Anche se vedo il telegiornale, mi incazzo, voglio uscire a uccidere vecchietti, non esco, sto in casa, mi deprimo, leggo, non mi deprimo più, non mi faccio del male. Strano circolo vizioso.
Capite voi ora la difficoltà del non fare niente. Molto più stressante della quotidianità precedente.
Quella quotidianità che ti portava sui mezzi pubblici a girare la città, a vedere le stesse facce e dire le stesse frasi di circostanza. Molto più difficile.
Tristezza.

1 commento:

fabio ha detto...

Consiglio:Orfani dei Cieli, Canali
Alla prossima lettuta