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martedì, luglio 17, 2012

I punti, le rette, i mille modi di vivere una vita intera senza arrivare alla fine e restando ancorati all'inizio

Pensavo davvero che fosse una bellissima idea, di quelle originali come l'olio per friggere o i tappi per le orecchie.
Unire due punti distanti centimetri o chilometri da un'unica retta. Una retta retta che unisce due cose, a una distanza x data una scala con cui decidi tu stesso di regolare la tua storia o il tuo mappamondo o semplicemente il disegno stupido che stai facendo per lottare contro la noia e le sue sporche leggi.
Leggi da orario di lavoro, leggi da socializzazione indotta e obbligata, leggi da storie condotte su linee parallele. Che non sono sempre rette.
La stessa linea retta che è colpa dell'ansia da prestazione, della paura di non saper che dire perchè la sensazione è che la storia possa essere una. La linea retta che di fronte a un foglio bianco ti fa pensare a cosa scrivere senza lasciare libere le parole. Libere di andare da un punto all'altro percorrendo strade tortuose e parallele o lineari e intersecate o di tornare indietro senza arrivare mai, avendoci provato o essendosi fermati a metà strada, impauriti, in lacrime, soli.
Pensavo veramente di aver avuto un'idea brillante ma mi sono reso conto di non aver mai camminato in maniera lineare, senza angoli o svolte, senza ragionamenti tortuosi e dialoghi mai conclusi.
Anche per la linearità su un foglio di carta non ti fa capire se per arrivare da un punto all'altro non si sia volato o scavato sotto terra, saltato o fatto tutto coi piedi per terra.
Che poi stare coi piedi per terra è la base per fare tutto e non esaltarsi mai, non pensare mai di essere i migliori e poi trovarsi con il culo per terra e non andare avanti.
Nel foglio bianco le uniche regole sono i confini, oltre i quali le parole volano nell'aria e i tavoli si sporcano. Il minore dei mali è starci dentro questi limiti, il peggiore dei casi è quando questi limiti sono imposti dal costo telefonico o dal fastidio delle chat.
Perchè il bianco di un foglio è il giallo di un sole, il rosso di un tetto e il verde dell'erba. E' lo scarabocchio con cui si disegnano gli uccelli, sono i pallini bianchi delle cappelle dei funghi. Ma anche il compito di storia copiato alle Superiori, le cartoline dal mare e la prima busta paga.
Cazzo quante volte ho fissato un foglio bianco con due punti sopra senza saperli congiungere, ma non perchè non sapessi cosa scrivere, ma soltanto perchè nella mia testa la storia di A non poteva congiungersi con B, epoche diverse, idee diverse, città diverse, sessi uguali. Anzi forse paralleli.
In tutto questo li fissavo e su altri fogli ho scritto di loro, senza dirglielo, senza lasciargli immaginare che su altre distese di bianco potessero avere storie parallele.
Due punti sono l'inizio e la fine di un tutto che fa iniziare altro e si dipana nel foglio, che a sua volta chiama un altro foglio bianco. E' fondamentale che sia bianco, che sia di carta, che sia carta e che si possa accartocciare quando le linee che hai creato non hanno un verso, una direzione o semplicemente non voglio dire niente.
Pensavo inutilmente di aver avuto una bella idea e come sempre ho lasciato stare il foglio bianco con due punti, ho abbandonato la carta perchè troppa sacra per le mie parole e mi sono buttato su qualcosa di cui poi non vi sarà traccia, nessuna retta. Per il bene di A e di B.

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