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martedì, maggio 22, 2012

Il tempo isterico cannibalizza la moda vintage degli orologi a cu-cù

Dannazione, potrebbero avermi visto.
Nel disuso quotidiano della mia frustrazione avrò anche il diritto di sentirmi un pò distante.
Ero una rock star di livello mondiale che si trova confinato al livello condominiale.
Niente camerini, niente lettini, niente caramelle. Aiuterò i miei a fare scatoloni riempiendoli
del niente che siamo presi in prestito.
Avevo scritto post per la condivisione e ne sarei uscito famoso, ma così non è stato e
pazienza se un Signore un giorno se ne andò e poi tornò. Se io vado...vado.
Ero una rock star e cantavo male, stonavo gli acuti, storpiavo le frasi e non me ne è mai
importato nulla, nemmeno a voi. Sinchè non è uscita la forma, il sopracciglio sottile e i capelli
in ordine. Nel mio disordine non potevo starvi bene, la tempesta del Mondo riordinava i miei
capelli anzichè metterli in disordine. Gli adolescenti mi vedevano male, perchè così voleva la televisione. Mi rivedo nel me stesso da ragazzo, mi rivedo in loro, in quello che voleva mia
mamma e che diceva il prete.
Avevo messo in testa alla gente che non importano i colori, basta colorare la solitudine, invece
poi era primavera e bisognava dare un peso anche ai sogni.
Il costume a righe ingrossa il culo, due pezzi anzichè uno. Stappare birre era reato se fatto con l'insistenza che un maglione ti concede. Così non si poteva andare a far volare gli acquiloni, perlomeno potevo andarci io, che sono una rock star, anzi lo ero.
Nel condominio sono tutti pazzi o il pazzo sono io che non capisco la loro quotidianità. Il mio
piano è troppo bassi e più in alto c'è lo spazio di volare.
Mi sfogo per provare di esser vivo ma non canto più, perchè non scrivo più, perchè non leggo
più. Non ho più la voce che mi legge dentro quando ho in mano un libro. Così li impugno e
salgo all'ultimo piano, provo a farli volare e cadono a terra. Non sono acquiloni, ma credevo
che le idee fossero più leggere di un oggetto. Invece cadono, sotto il peso dell'imprudenza.
Una rock star non sanno nemmeno cosa sia in certi posti. Smontando castelli e sgomberando
cantine, tagliando la carne o pulendo le strade, trovo pesi e misure che rivedo nelle misture
dell'arte o nella ricerca del colore. L'ho fatto non lo dico a caso, una rock star operaia.
Non lavoro più perchè non penso più, perchè non apprendo più.
Ho tagliato un pezzo di ciò che pensavo rotto, sperando che abbia vita propria ma credo che
abbia lo stesso peso di estrapolare una frase da un discorso, il particolare dal complesso.
Finirò come ogni sera sul mio palco personale. Mi metterò a pensare al tempo che passa sulla spiaggia di un'isola greca o su una panchina di Piazza Napoli, non credo ci siano differenze.
Sono una rock star che canta fuori tempo, di un gruppo rock fuori moda e non ho mai avuto
voglia di fare il sound check. Lo lascio ai mediocri di successo.

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