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venerdì, febbraio 24, 2012

i tempi in cui la credenza non serve più

io non l'avrei mai detto a 5 anni, ma il gelato al puffo adesso non mi piace più.
sognavo poco o perlomeno non lo ricordavo. i pensieri che avevo in testa arrivavano
malappena al quanto ci avrei messo ad arrivare al mio stadio. i miei giardini.
non sapevo cosa fossero i momenti vuoti, parlavo sempre e mi piaceva giocare con
i soldatini. cazzo quante guerre che ho vinto tenendo l'esercito dei verdi. poi crescendo
sono diventato rosso e ora i verdi, sopratutto del nord, non li sopporto proprio.
ho avuto anche il trauma più grosso della mia vita prendendo in mano un piccione e ora
ho la fobia degli uccelli. tutti. non sapevo comunque dove sarei andato ad abitare ma
abito sempre lì, dopo qualche stanza spostata e un giro all'Ikea.
io non l'avrei mai detto a 15 anni, ma non pensavo sarei mai riuscito a perdere
la verginità. forse i miei baffi incolti coltivati senza volontà o i troppi chili di troppo
mi portavano a pensieri malsani, normali per l'età.
una cyclette raccolta dall'immonzia fu il primo passo verso uno stato da finto magro.
poi mi accorsi che i libri mi piacevano e che mi potevo scegliere i personaggi dentro
storie scritte da altri. il minimo dello sforzo per il minimo dei volenterosi. imparai
anche a scrivere, leggere per imparare è sempre stato un modo di dire utile alla
mia enfasi. ora lo posso dire, ma i lavori manuali non mi sono mai piaciuti. però li
faccio solo perchè non so fare altro. non sapevo ancora dove sarei andato a vivere ma
vivo sempre lì, ho spostato qualche stanza e tolto un muro, ma ho perso tutti i nascondigli
in cui mettevo i miei giornaletti porno, che poi erano miei e del mio amico.
io non l'avrei mai detto a 25 anni, ma la crisi dei trentanni l'ho avuto in anticipo.
pernsavo che sarei diventato niente e che avrei potuto aspirare a tutto senza avere il
coraggio di farlo. è per questo che mi sento realizzato. non volevo mettere su un gruppo
e mi piaceva scrivere, così aprii un blog con il solo scopo di farmi prendere per il culo
dai miei amici che non lo leggono ma pensano che faccia schifo comunque.
a volte rileggo i commenti e mi dico di non avere perso poi tanto tempo, altre volte
penso invece che forse è stato meglio non aver precato tanto carta inutilmente.
pensando a queste cose penso anche a quanta carta igienica ho buttato nel cesso, quanta
carta da foto ho buttato in vacanze adolescenziali e potrei far di tutto ciò tanti bei
coriandoli con cui riempire la vasca da bagno e scattarmi una bella foto per il mio profilo
di facebook. poi scrivere un bello status in cui mando a fare in culo tutti e poi controllerei
il mio conto in banca. solo che a 25 anni guardavo sempre quelle foto, non esisteva
facebook e il mio conto in banca era sempre a zero. mai sotto zero.
io non l'avrei mai detto a 30 anni, ma la crisi dei venticinquenni la vivo in ritardo.
ho pensato a costruire montature senza vie di fuga e ora penso "figa, ma una fuga
sarebbe stata la giusta punizione ai miei spasmi". ancora oggi penso a quello stadio
davanti al quale passo tutti i giorni evitando di incrociare lo sguardo di qualche
piccione. controllo il mio conto in banca e mi accorgo che se non sto attento lo zero
arriva. forse ho vinto qualche guerra e i verdi ora non li prendo proprio più, sono un
pò meno rosso, ma solo perchè adesso mi hanno tolto ogni tipo di voglia di credere
in qualcosa o in qualcuno. sto pensando di diventare cattolico praticante credente e
rabdomante, voglio mettere su un gruppo post punk e suonare i sint e fare musica
cattolica. suonare per il papa e con madonna. scrivere cose senza senso a questo
punto ha dato senso al mio blog. tanto i miei amici non lo leggono ancora.
un blog che evidenzia come sia venuto meno il mio credere nella credenza. infatti
vivo nella stessa casa, spostando mobili e comprando un divano. però la credenza
non l'ho mai comprata all'Ikea.

3 commenti:

Carlo ha detto...

Non si inizia mai con "allora". Allora: oggi tutto blu, vestito di blu, solo calze rosse, troppo coperto, odio i primi caldi, amo il cielo blu traverso Milano in bici. In questi giorni di X anni fa, nel bunker, con Marchino lavoravamo alla tesi e a pranzo mangevamo il kebab kosher di piazza Tripoli. Non avrei mai pensato che dopo X anni lui sarebbe stato a Parigi, sposato & i mobili. Non avrei mai pensato che molti capelli bianchi - non genetici ma di altro - si sarebbero incuneati tra i miei scuri, adatti al vento.
Un gatto nero traversa la strada. Un'altro la traversa una seconda volta. Penso: 1. gatto nero + gatto nero = 2 gatti neri = mmmm; 2. gatto nero x gatto nero = gatto nero alla seconda = sticazzi. 3. Sono mezzo inglese, per cui gatto nero = ok; 4. Sono mezzo inglese per cui gatto nero x gatto nero = gatto nero al quadrato che non va mai tanto bene su al Regno. 5. mixo gatto nero italiano + (o x) gatto nero inglese e mi sa che peggiorano le cose perché fa sempre meno oppure



fa zero.
Preferisco che faccia zero.
Come le sequenze di capriole sulla moquette. Da piccoli se ne fanno troppe e poi, d'improvviso, si odiano le capriole perché le trombe d'Eustachio non capiscono più, si va in tilt. Nausea. & si ha bisogno del vento.
Se oggi, dopo tempo, riesco a sorridere e anche ad essere un po' più carino, è grazie al vento, non per le capriole o per i tentativi di capriole o i tentativi statistici del gatto.
Ciò a dire che nell'incedere nel tempo o nel fare avantindietro nel tempo non ci si azzecca & - come con le capriole - per farsela passare, si ha bisogno del vento.

Carlo ha detto...

Se c'è un buco nel commento, la colpa è di Simone. In quel buco dovrebbe esserci scritto, a memoria del mio incidente quanto segue:

correggi e rimettilo
come prima
io elimino il vecchio
eliminato

il termine mangevamo è arcaico, non errato.

krepa ha detto...

mea culpa