L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

venerdì, gennaio 20, 2012

La cartolina di Natale arrivata l'estate dell'anno precedente

Appoggiato a tavolo cerco misteriosamente il modo più stabile per stare in piedi.
Fisso un punto lontano, anche se il punto più lontano è la finestra che è a 2 metri di
distanza. Non funziona. Allora fisso un libro sulla scaffale e mi ci concentro, penso a
chi l'ha scritto e a chi l'ha rilegato, a chi l'ha pubblicato e a chi l'ha venduto e allora
penso: "ma un libro di chi è? di chi lo compra, di chi l'ha scritto, di chi lo ha pubblicato 
o di chi l'ha rilegato?".
Un pensiero che mi porta a spasso per almeno 2 o tre minuti, il tempo giusto per
ritrovare la stabilità. Due piedi a terra, suola delle scarpe ampia ed abbondante. Ci sono.
Non sarà mica questo clima freddo a farmi dimenticare l'estate.
I compiti delle vacanze e il pensiero buono tenuto solo per Natale.
Sento il desiderio di una voce amica e provo con la radio, magari mettendo insieme i
pensieri altrui si riescono a tirare fuori emozioni prese per i capelli, che spostano passi
e si arriva al mare.
Il mare d'inverno, ecco dove devo andare. La favola post moderna che dona il nome
a una generazione e fa restare mistico un luogo comune. Il mare d'inverno.
Tra le cose lette trovo una bustina non letta, senza polvere, deve essere qui da poco.
Auguri di buon Natale e felice anno nuovo, senza date e senza riferimenti, come se
tutti gli anni si debba essere felici e come se tutti i giorni si debbano perdere dietro
l'ansia di provare ad esserlo. Felice anno nuovo, poche frasi hanno meno senso.
Forse solo "carico sporgente" o "compro oro, pago in contanti". Forse anche "si 
vendono libri nuovi e usati", come se un libro perda il suo valore se usato. Ma poi un
libro di chi è? Forse di chi lo compra. Anzi un libro è di chi lo legge e sa uscirne a testa
alta coi polmoni pieni d'aria. Come dopo un tuffo in cui vai sott'acqua e poi ne esci
in verticale. Testa su e culo in basso.
Felice anno nuovo dicevamo, come se quello andato sia stato per forza meno felice o
come se la felicità possa essere lunga 365 giorni.
Sarebbe una tortura, un continuo parlare di quanto si sta bene, senza potersi mai
lamentare, senza creatività, senza nevrosi. Un dolore costante al sacchetto degli zebedei.
Mi piacerebbe uscire fuori, ma fuori non c'è il mare. Anzi fuori non ci sono un mare
di cose, ma vorrei immergermi in una storia post moderna, con nevrosi e stati d'animo,
di quelle da cui esci in verticale come dopo un tuffo. Una storia con un mare, il mare
di inverno, come quando ci andavo a Natale. Come se sulla cartolina ci fosse scritto
Buon mare e felice inverno.
Ora musica elettronica, di quella che non mi piace affatto.

Nessun commento: