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giovedì, novembre 11, 2010

La funzione del ricalcolo

E’ la dignità di un vecchio il punto di arrivo. Passando dal passeggino alla sedia a rotelle che accompagnerà i miei ultimi giorni. La saggezza del vecchio come guida nel momento del bisogno avanzando ciecamente verso la conquista di qualcosa, anche di un banalissimo stipendio.
Anni di call center, di copia incolla e fotocopie. Ho perso giorni fondamentali della mia vita ascoltando insistente il rumore di una fotocopiatrice, anni ’90, generazione cresciuta nel vuoto più totale. I giovani italiani che non leggono più, i quotidiani che non vendono più.
La crisi della carta stampata non è data da motivazioni ecologiche, ma culturali.
Generazione ai raggi X, sempre appresso ai mille euro, raggiunti a 28 anni e forse persi molto presto. Mi sembrava che non fosse vero. Tutti questi soldi per me? Ma veramente?
Anni ’90 calcolati ancora in lire, perché oggi per noi tutto vale il doppio.
Dal titolo di studio alla proposta lavorativa.
“Apprendi da apprendista e forse tra qualche anno avrai modo di trovare un posto fisso per arrivare al tuo sogno di pensione”.
Apprendi coglione e sogna la pensione.
Tempo di calcoli per arrivare a fine mese, per la spesa del sabato e la cottura del surgelato, stando attenti a non scontrarsi col carrello pieno, si collezionano gratitudini come quando eravamo bambini con le figurine. Ringrazia chi ti fa lavorare, chi ti dà da mangiare, chi ti fa respirare. Non pensare a chi ti fa emozionare. A cosa è emozione.
Pensa, sogna, vivi, desidera una vita in monodose.
Calcola bene le risposte e i tempi di rimozione forzata dal posto in cui ti trovi, tieni sempre libero il tuo spazio. Facendo bene attenzione a non toccare chi ti sta vicino, senza correre il rischio di conoscerlo.
Perché col tempo si riesce sempre a trovare qualcuno in grado di prendere il tuo posto, il tuo tempo e la tua dimensione. Tempo del ricalcolo, per rivedere la posizione da assumere.
Per decidere se vale la pena andare o se non è meglio tornare indietro, che tanto chi ce lo fa fare di rischiare. Ho già la cena pronta e il letto fatto, un lavoro, una donna e il cane mi corre incontro appena mi vede sul vialetto della mia villa privata.
Apprendo fermo il modo in cui muovermi, osservo il movimento del vento tra le foglie, resto rapito dal suo colore, così forte e così trasparente e resto fermo. Senza cambiare modi e posizioni. Come il Natale che sta arrivando, quello che se n’è andato, quello che stiamo vivendo. Sottosopra. Ricalcolo, stop emozionale. Sono pronto per partire senza sapere dove cazzo andare.

**scritto una sera, qualche tempo fa, forse se ne farà qualcosa altrimenti si darà al gatto

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