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venerdì, novembre 05, 2010

Consolatevi del vostro pianto

Mi scordavo ripetutamente che si muore continuamente. Ogni giorno un pò alla volta. Di giorno e nelle notti e a poco a poco che si staccano anche gli ultimi capelli.
Mi dimenticavo quotidianamente di dire le mie preghiere e metter l'anima in pace, pensando che un futuro me lo sarei garantito con un fondo pensione.
Era il 2001 ed ero a Roma, primo maggio, concerto. Tanti i giovani in Piazza e si parlava di una guerra civile ignota, quella che ogni anno porta via mille lavoratori italiani e non, in Italia. Perlomeno questi sono quelli che ci vengono dichiarati.
Quelli che ci vengono detti.
Non ci pensavo allora, non ci pensava mia madre. Non ci avrei mai pensato sino al momento in cui l'avrei vista, così immediata e risolutiva.
Come tutti e non meno di nessun altro, mi sono sempre speso tra i bassi voti a scuola, gli amici, il piacere per le donne e le bevute. Chi potrà mai togliermi i miei momenti, i miei successi e gli insuccessi. Le vacanze, i tanti primi baci e l'abbraccio di chi ti accetta soprattutto per i mille difetti.
Le chiamano morti bianche, come i teli nei quali si è avvolti dentro una bara che non serve a niente, per quelli che riescono a finirci dentro. Le lacrime dei parenti, qualche articolo di giornale, il politico che parla e per me, niente.
Finirono le scuole e come previsto, nessuna voglia di Università o studi privati, volevo i soldi subito, volevo il lavoro quello vero, che nobilita. Come mio padre e mio nonno. Un posto da operaio oggi, carriera sicura nell'azienda del paese domani. Operaio specializzato ora e capo fabbrica domani. Così mi sarei pagato le rate per la macchina nuova, comprato quello che volevo, portato in pizzeria le mie belle senza farle pagare.
Ogni anno i morti sul lavoro sono un inno al cambiamento sociale che non avviene. Precari, muratori, agricoltori, militari, lavoratori a cottimo, portuali, stronzi, negri, italiani...tutti dentro un'invisibile bolla di sapone che sfugge anche alla più precaria forma di giudizio. L'indignazione perenne che non ha mai prodotto nulla, se non parole di conforto per le famiglie. Le altre vittime di tutto questo.
In fabbrica vengo accolto bene dal gruppo, ci sono altri giovani come me ma io sono quello "nuovo" cui insegnare i segreti; i vecchi mi consigliano, scherzano, mi prendono in giro per i miei racconti sulle donne, le ubriacature...come fossi il gioco nuovo, lo scotto dell'ultimo arrivato.
Sanno di chi sono figlio e chi era mio nonno, sanno che di me si potranno fidare.
I capi si vedono poco, gli storici fondatori han dovuto vendere a un'impresa straniera, dicono siamo parte di una multinazionale. Non so bene, lo stipendio arriva, mi basta alle mie piccole cose, le 8 ore, gli straordinari in nero. La fatica si sopporta a fine mese.
Ogni tanto vengono i sindacati a dire che non siamo a norma, vogliono i controlli, ma mi è stato consigliato di lasciarli stare, di non ascoltarli. In fondo non mi rendo conto di cosa stiano dicendo.
L'Italia è un paese sito nel centro dell'Europa. Il Diritto al Lavoro fa parte della Costituzione e il lavoro deve (dovrebbe) essere sicuro. Deve (dovrebbe) essere ben retribuito ma il tasso di crescita delle retribuzioni è inversamente proporzionale alla crescita del costo della vita. I nostri governanti ci consigliano di andare all'estero. Forse è chiedere la normalità è troppo.
I turni sono impegnativi e pesanti, otto ore e strordinari. Servono, mi dico. Per la vacanza in Grecia, per i cerchi in lega della macchina. Servono e basta, cazzo.
Poi quella notte il lampo. Ho visto il volto dei più vecchi preoccupati, nella stanza dove c'erano due colleghi, uno scoppio, fiamme. L'istinto di fuggire, andare via, le gambe che tremano. Poi ho visto padri di famiglia buttarsi dentro senza pensarci per aiutarli, per tirarli fuori. Non ci ho pensato su, mi son buttato dentro e poi niente.
Io sono morto voi siete vivi, non ve ne siete accorti.
Così al mio funerale non voglio partecipare. Lascerò tutti voi vicini, l'un l'altro.
Consolatevi del fatto che non ci sarò, dei vostri pianti, delle mie tante lacune lasciate.
Se lo vuoi sapere il Paradiso non esiste è soltanto un'idiozia di qualche stronzo.
Lascio il tempo alla parole dei soliti benpensanti e il mio ricordo a voi.

Morto 879 di quasi mille, anno solare 2010. Dopo Cristo, ovviamente, il tuo.

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