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mercoledì, marzo 31, 2010

Speranza

Cantavano sempre e solo quella canzone, che il resto andasse a fare in culo.
Col finestrino abbassato, schiaffi d'aria fredda in faccia.
Non deve stare tutto dentro la propria visuale per credere che sia reale e
allora avanti a sognare e credere che sia possibile.
C'era speranza, l'han vista passare e l'han fissata in qualche istantanea scattata
velocemente. In realtà non si vede bene, sembra soltanto una scia, un pallido lampo.
No, cazzo. Anche stavolta l'abbiam lasciata andare. Colpevoli.
Anche se non è mai facile scattare foto da un auto in movimento.
Ma speranza c'era.

Ripensarono chiaramente che la bellezza è un controsenso.
Troppo brutta da far vedere e troppo bella da tenere nascosta sotto strati di
ipocrisia. Molto meglio truccarla, mascherarla, sfigurarla.
Farle del male, se è il caso, ma darle lo stesso un peso, un'importanza. Allo
stesso tempo, dopo l'ennesima sorsata di qualche amaro comprato a poco
prezzo, giunsero alla conclusione che speranza e bellezza avevano la stessa
natura, lo stesso colore, gli stessi capelli.
Che forse era bella quella che avevan visto passare qualche ora prima in auto,
ma tornarono a cantare quella fottutissima canzone e si dimenticarono di lei,
perdendo per sempre la speranza per quella notte.

Pensi davvero che fosse lei?
Credono che al mondo esista un Dio, anche se non sanno precisare di quale
religione. Ma deve esserci, è quello che si occupa delle cose banali.
"Se l'acqua calda ha il rubinetto rosso e quella fredda blu, qualcuno avrà pur detto
la sua dall'alto
".
"Certo ci sarà qualcuno che ha inventato la lettura dei fondi del
caffè
".
"Già...sì...e poi il vento...chi lo alimenta il vento?".
Tutto questa era viziato dal loro vizio più frequente, dal sognare e dal rimanere
fermi ad occhi aperti a pensare. Magari cantando a squarciagola oppure stando in
apnea senza bombole e senza ossigeno.

La rivoluzione era finita, lo stesso nastro della canzone si era ormai consumato
e forse le mode o forse i gusti musicali che cambiano, non ne trovarono mai
più un altro.
Girarano per cercarlo, passando per le stradine della città vecchia e per i
centri commerciali, per negozi e bancarelle. Non lo trovarono e non la rividero
mai più. Non restò altro che cantare a piena voce il testo impresso nella mente e
ogni tanto guardare quelle fottute istantanee che, seppur sfuocato, davano un
senso di speranza, sfuggente e malinconico.

In fondo non bisogna saper cantare per essere un bravo cantante.

1 commento:

Anonimo ha detto...

che canzone è?