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venerdì, novembre 23, 2012

Per Nessuno è quasinverno

quasinverno é quello spazio vuoto dove tutto é niente, ma è anche freddo e umido. Non si sta 
bene a quasinverno, a meno che non si voglia stare soli, senza parlare, facendo le nuvolette 
ogni volta che si respira un pò più forte. Ogni volta che si sospira. quasinverno è nausea per 
una musica triste, senso di inappartenenza a tutto. A quasinverno si è Nessuno e nessuno è 
mai a quasinverno. Si fa presto a cantare canzoni immaginarie e a sentirsi pieni di vita.
Ma il pensiero toglie energia, toglie sicurezza, porta acqua sporca e temporali.
La radio vecchia parla di elezioni e dice che tornerà un'altra estate. Paoli lo diceva con 
speranza, ma non ha mai avuto gioia. Quasi come amasse il mare d'inverno. quasinverno.
Invasioni immaginarie che invadono la mente, da un emisfero all'altro, dal reale all'involontario.
Razionalità contro istinto, finisce in pari e vince Nessuno. Affoga tutto nell'apatia e ruba i 
colori, per venderli sottobanco al mercato nero di quasinverno, quando arriveranno i surfisti 
a solcare il mare dei pensieri di Nessuno. 
Pagine bianche dove le onde alte arrivano fino al margine del foglio. Tsunami di inazioni. 
Ma il colpo di stato mentale è dietro l'angolo, il giorno di redenzione del quasinverno e l'arrivo 
della primavvera. L'elezione dello stato mentale, senza organi ministeriali, ormonali e anali. 
Vincerà qualcuno che avrà sconfitto Nessuno. Fare primarie tra "come ti senti" "come stai" 
"contro chi vuoi andare" per poi scegliere scheda bianca. Un microchip emozionale incastrato 
al dito medio della mano destra. Nascosto alle telecamere.
Quando é quasinverno i dubbi diventano certezze e i difetti altrui son le cose che più invidi.
Le persone stupide, l'ignoranza altrui, la calvizie, il fisico perfetto. Tutto sembra diverso a quasinverno. Anche il freddo non è freddo e chi non lo riconosce si chiude in casa, con tazze 
di cioccolata, camini e colpi di vita fumante o polverizzata.  Io Nessuno l'ho visto nelle mie 
foto e non volevo riconoscerlo. Infatti lo confendevo con altri volti. 
Ma nelle vite le stagioni cambiano e a vent'anni quando sorridevi c'era altro in quello sguardo.
Chiamala rabbia chiamalo sogno, magari solo furire, ma non ti avevano ancora tolto nulla 
e in quel viso non si vedeva ancora quello che saresti diventato, quel mostro a mille teste 
nella terra di quasinverno che tutti chiamano Nessuno. Che ora pensa di sognare e sogna 
di godere. Pagando in visi belli a cattivo gioco, in serrature inespresse e conti da saldare. 
Senza volerlo sei cambiato e senza far bene o male hai sbagliato. 
Si sbaglia sempre a quasinverno. Qui è già complicato capire cosa si vuole fare, figuriamoci 
quanto sia facile fare ciò che si dovrebbe fare. 
Forse fosse uno scrittore, un cantante o un imbianchino Nessuno saprebbe bene come definirsi, magari colorando quasinverno. E' così che i Giusti escono da quasinverno e passano 
a primavvera ed è sempre così che Nessuno vaga per il bianco freddo e umido torpore di quasinverno.

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