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domenica, dicembre 19, 2010

Noi

Noi ci trovavamo ai giardinetti al pomeriggio, dopo la scuola e il suo tempo pieno che lasciava spazi interminabili alla fantasia.
La focaccia non era sempre buona, anzi spesso non lo era. Dipendeva dal panettiere, dalla strada che la nonna aveva fatto per arrivare a scuola, ma secondo me spesso e volentieri, anche dal tempo. Poco importa la focaccia o il succo di frutta ed il thè freddo. Bere e mangiare è sempre stato marginale a quei tempi, per noi.
Togliere la felpa era la prima cosa importante di quelle giornate, la seconda era prendere il pallone dal sacchetto di plastica. La terza, il goal.

Noi abbiamo continuato a trovarci al parco, nel dopo nulla che attingeva dalla fantasia il motivo per non stare a letto tutto il pomeriggio.
La pizza e le patatine erano importanti soltanto per accompagnare la birra.
Le birre venivano prese al supermercato di fronte al parco. Abbiamo attraversato indenni la moda delle lattine per poi passare al periodo nero delle birre da 66cl, aperte nei modi più improbabili. Solo mia madre sa quante chiavi di casa posso aver rotto.
Mai una sola birra, sempre almeno tre e sopratutto sempre in compagnia.
Mai soli e mai soltanto gli stessi discorsi. I temi forse erano sempre gli stessi, cioè il tema eravamo noi nelle nostre declinazioni.
Noi e le ragazze, noi e il calcio, noi e la vita, noi e la paura.

Noi ora non andiamo più al parco, ma siamo sempre noi.
Senza felpe e sacchetti di plastica, giocheremmo per ore senza fermarci, con la pioggia e con il sole. Ne sono certo, ne sono quasi certo. Prenderemmo per seri i calci negli stinchi e le spallate, ci manderemmo a "fare in culo" perchè "sei una testa di cazzo", ma potremmo anche star seduti e dire le stesse cose di ieri. Con le stesse birre e gli stessi sguardi persi dietro a un autobus che passa, a qualche culo o alle foglie che cadono. Perchè oggi son quasi trenta e ieri eran venti, ma la trama è sempre quella.
Noi e le ragazze, noi e il calcio, noi e i pochi soldi, noi e la vita, noi e la paura.

Perchè noi non saremo mai quelli che entrano nei libri di storia o trovano posto negli scaffali delle librerie. Quelli che quando c'è una festa sono gli ultimi ad essere invitati ma anche gli ultimi ad uscire. Siamo ancora quelli che si commuovono per un regalo, una canzone o una coppa alzata.
Abbiamo ancora qualche sogno nel cassetto, sotto qualche paio di calzini spaiati che han sostituito il Guerin Sportivo e i giornaletti porno di ieri.
Magari non avremo più nessuna panchina sotto il culo per dirci le nostre cose, non vedremo più i nostri consigli o dubbi o sbadigli farsi nuvole per il freddo o l'umidità, però quelle parole le abbiamo dentro e forse in qualche modo usciranno fuori insieme alla nostra anima.
Quando non lo so, il come nemmeno ma forse conosco il posto.
Non saranno le guerre o le malattie, non saranno nemmeno le ansie o le minacce.
Saremo sempre noi e le ragazze, noi e il calcio, noi e i pochi soldi, noi e la vita.
Noi e la paura.

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