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lunedì, agosto 02, 2010

La poltrona

Che effetto fa sedere, solo, nella poltrona dove dormivi da bambino?
Una bottiglia di vino rosso aperta un'ora fa, macchia la pagina del libro
aperto trenta minuti prima, di cui non ho ancora letto nemmeno una riga.
La parete bianca è molto interessante vista da questa angolazione.
Ci proiettano sopra film in bianco e nero che sanno di Parigi. O del porto
squattrinato di Marsiglia, come i tre pastis che ho bevuto per aperitivo.
Ne ho offerto uno anche al mio ospite inatteso che ha lasciato la casa non
appena ha capito che non ne sarebbe mai uscito vivo.
Schiacciato dai sensi di colpa e fatto a pezzi dalla mia indifferenza.
Paranoica sensazione di mancansa di aria.
Non faccio il matto, tranquillo. Apro la finestra e il condizionatore protesta
per lo spreco. Fanculo la tecnologia.
Alzo la bottiglia di vino e ci sono ancora tre bicchieri abbondanti, tre buone
dosi di silezionzioso divertimento solitario.
La televisione dietro di me riflette l'immagine di un divano rosso con
sopra appoggiato un cappello di paglia e un mucchio di riviste.
In quasi tutti quei settimanali sono riportate notizie di guerra o di morti
ammazzati, di ladri e puttanieri. Il tutto è semplicemente normale in
tutti i giorni delle nostre settimane.
Non ci sorprende più niente.
Allora prendo tempe e inspiro aria fresca.
Decido che sarò direttore del giornale locale, ma focalizzo dopo poco che
scriverei solo per me, soprattutto dopo che il mio amico immaginario mi ha
lasciato con un pastis da finire.
Il fallimento del mio giornale mi lascia indifferente, come la parete bianca di
fronte a me di cui non ho più seguito il film. Che ora è a colori forti.
Accendo lo stereo, il volume è alto, molto alto. Solo dopo dieci minuti mi rendo
conto dell'orario e abbasso. Non vorrei mai far arrabbiare il vicino. Mai.
Troppo tardi eppure così fottutamente presto.
Dormo, non dormo. Ho ancora il vino da finire, solo un mezzo bicchiere e
poi potrò finire la mia ultima birra. L'ultima della serie.
Prima però, per digerire, un bicchiere di amaro. Tutto questo senza vedere
più, senza andare più oltre. Senza analizzare, come fossi un quotidiano locale.
Avrei fatto bene a non farlo scappare, a rimanere attaccato a quel barlume
di qualcosa che riempisse il niente. Immaginario.
Avrei fatto bene, però al tempo stesso fanculo.
E' solo un sogno, uno stupido sogno.
Sarà la poltrona dove dormivo da bambino a rendermi così, ma almeno
riesco ancora a stupurmi e indignarmi. Come all'ora.

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