L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

venerdì, febbraio 24, 2006

Il viaggio

Viaggiare, partire, aver voglia di andare, dormire. Un pò equivale a morire.
Non passa giorno, ne attimo in cui non mi si senta fuori posto. Sempre sbattendomene, continuo avendo voglia di andare, sognando di tornare, vedendo la partenza ma senza immaginare l'arrivo. Giorno dopo giorno dopo giorno dopo...
Uno zaino in spalla, in testa tutta l'incoscenza, la voglia di apparire resta nell'armadio, in tasca la conoscenza, il miraggio di un amore e tanta pazienza. Come Ernesto e Alberto, una moto può bastare per la propria "TransAmerica", la nuova civiltà e un orizzonte che si sposta, sempre un pò più là la nostra meta.
Non ci sto dentro. Il coraggio di andare e la paura di restare dovrebbero guidare l'istinto, ma la morale prevale e alla fine mi toccherà restare.
Niente mari, soli o bagni tropicali, niente foreste, palazzi o giungle metropolitane, solo un deserto che spero di non portarmi dentro. Sarebbe morte e in fondo motivo di dissenso, personale, ma proprio per questo da evitare.
Sarebbe bello volare, viaggiare, circumnavigare. Infondo basta sognare.
Non voglio pianeti lontani, mondi sommersi o stelle cadenti. Non mi interessano palcoscenici splendenti o villaggi da turisti.
Mi basta una spiaggia, una cassa di birra e qualche buon amico.
Le donne, per ora le lascio alla serata, che in fondo potrà esser anche sfortunata. Se son sereno davvero non mi importa, mi basta il viaggio, il sogno, il resto arriverà.
In fondo ogniuno è figlio della sua morale e del suo destino, no? E' questo che mi mette paura e nessuno mi dice di andare in Africa...
Giorno dopo giorno dopo giorno. Anno dopo anno dopo anno dopo...dopo?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Là dove c'erano la natura e la terra, la vita e l'acqua, ho visto una landa deserta senza fine, simile a una sorta di cratere, talmente priva di ragione e luce e spirito che la mente non riusciva ad afferrarla a livello consapevole, e avvicinandosi la mente arretrava, incapace di comprendere.
Era una visione così limpida e autentica e vitale, per me, che nella sua purezza era quasi astratta.
Ecco cos'era che potevo capire, ecco com'era che vivevo la mia vita, ecco intorno a cosa mi muovevo, ecco come mi relazionavo al tangibile.
Questa era la geografia intorno alla quale ruotava la mia vita: non mi era mai venuto in mente, mai, che la gente fosse buona o che un uomo potesse cambiare o che il mondo sarebbe potuto essere un posto migliore grazie a un sentimento o a uno sguardo o a un gesto, o al fatto di accettare l'amore o la gentilezza di un'altra persona.
Niente era positivo, l'espressione "generosità di spirito" non aveva senso, era un clichè, uno scherzo di cattivo gusto.
L'individualità non esiste più. L'intelletto non è una medicina.
Paura, recriminazioni, innocenza, simpatia, colpa, perdita, fallimento, dolore, erano cose, emozioni che nessuno sentiva più sul serio.
La superficie, la superficie, la superficie, ecco l'unica cosa in cui ciascuno trovava un qualche significato...questa era la civiltà dal mio punto di vista...colossale e frastagliata...

io sono qui.
ce ne andremo in messico noi due...
vuoi?
alice.o sualen.o come vuoi tu.

krepa ha detto...

Cazzarola...balordo il commentone...Sì, direi di sì.

Messico e nuvole...un bacione