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giovedì, ottobre 27, 2005

L'Infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.

3 commenti:

krepa ha detto...

Non è un'attacco di megalomania,mi attacco a questo capolavoro per un omaggio a casa mia,dove non andrò per queste feste,dove sono i miei nonni,che mi hanno insegnato ad amare il gobbaccio,dicendomi quando ancora non ero in grado di leggere che un giorno sarei stato fiero di essere di questi posti.Ora non faccio il poeta ne il romanticone,però il colle,quella visuale,quei posti e questi versi mi mettono in testa tanti ricordi e tante cose che sono mie,non racconto ma che son felice di aver vissuto.
Grazie Leo e in particolare ai nonni

Joe Rokocoko ha detto...

notare l'uso dell'enjambement.
sei forte krepa. leo un pochino più di te, ma anche tu sei forte.

Anonimo ha detto...

Secondo me sei più forte tu di Leo