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mercoledì, aprile 20, 2011

Il lento valzer dell'illogica lentezza dell'attimo perdente

Quattro passi al vento che visti da lontano sembrano solo smarrimento, ma
potrebbero anche essere un tentativo represso di ripensamento.
Come una polaroid sbiadita di tuo padre che passeggia nel '70.
Il pensiero costante su un pensiero passato. Tentativo inondato di niente
perchè nel niente si è sempre mosso.
Come i pochi secondi che separano la domanda da una risposta aspettata da
tanto tempo e attesa nel silenzio. Solo una chitarra di sottofondo.
Odore di merda lungo il viale, i sassi che ti fanno male ai piedi. Troppo grossi
per le suole appiattite dal peso costante del pensiero. Perchè la testa
non vola via anche se non serve a nulla, resta attaccata al collo ciondolante.
A cosa cazzo servono i pensieri se non possono trovare un buco da cui uscire
o un discorso nel quale esser spesi per dar loro vita migliore.
A niente. Servono solo a far da sottofondo a questi quattro passi, fatti avanti e
indietro in modo che non diventino mai otto, dodici, sedici etc...ma restino
sempre uno, due, tre e quattro e poi quattro, tre, due e uno.
Avanti e indietro. Senza passi avanti e nostalgia del passato.
Sempre la stessa strada per gli stessi quattro passi. Unica variante concessa,
si posson fare su una gamba sola. Quattro col destro ad avanzare e 4 col
sinistro per tornare. Sempre 4 però.
Quattro passi per fare tutto il possibile senza strapparsi i capelli. Piangere
pensando al tempo andato e ridere nel ripercorrerlo, soltanto un crocifisso
a metà appeso al muro rende meglio l'idea dell'inutilità.
Quattro passi solo, senza stronzi a dirti cosa devi fare e sciacalli ad attendere
la sosta. In questi quattro passi non ci sono pene, colpe e compassione,
niente musiche, sorrisi e abbracci. Al massimo un colpo di pistola a salve
per i ruffiani. Intorno tutta terra, odore di merda e fiori esplosi a primavera
come esplodono le bombe per portare pace.
Quattro passi e torno a casa, mamma. Non ti preoccupare. Forse è vero, è
tutto brutto fuori. Le parole hanno un peso e il peso glielo danno i colori,
anche se dal quinto passo in poi tutto diventa in bianco e nero e come nel
peggiore dei sogni, niente è come lo pensavi.
Allora è in quell'attimo che va dal quarto al quinto passo che come per magia
e forse per errore torno al terzo. Un lento valzer, quello della illogica lentezza
dell'attimo perdente.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

...con te di passi ne ho fatti quatto avanti e quattro indietro. mi sembra di essere tornato al punto di partenza. forse ho solo smesso di provare a capirti.

Anonimo ha detto...

sto per fare il quinto passo...nel baratro..

krepa ha detto...

@anonimo1:siamo sulla stessa barca. anch'io ho smesso
@anonimo2:nel senso che ti ho rotto così le palle?

cmq un nome ogni tanto...

Anonimo ha detto...

@Krepa: dovresti avere più fiducia in te stesso...e forse anche negli altri

Anonimo2