L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

giovedì, giugno 05, 2008

Fuori

Pensavo che il giorno cominciasse soltanto una volta in cui riuscivi ad aprire gli occhi.
Convinto che l'ora non contasse. Ma mi hanno spiegato che esisteva un alba, cui seguiva un tramonto.
Davanti ai miei occhi e alle spalle, qui e in altri mille luoghi.
Non ho mai avuto lo sguardo confuso dall'invidia di dover far vedere ciò che ho fatto, ma capisco i problemi che generano l'invidia e la necessità di autocelebrazione.
In fondo sono un amante delle pause onanistiche.
Pensavo, perchè così mi avevano spiegato, che non dovevano esserci differenze, dividere il poco che ho e cercando ciò che gli altri potevano offrirmi. Mi hanno anche detto, ammiccando, che spesso le cose te le devi guadagnare oppure prendere con le cattive. Anche se non hai voglia.
Guardavo spesso fuori, cercavo grandi spazi e momenti speciali.
A volte ho desiderato essere un uccello anche solo per pochi istanti, per la durata di pochi piani, per lo sbattere distratto di due ciglia.
Guardavo fuori dai finestrini della macchina, quando guidava mio padre. Stavo zitto non perchè fossi arrabbiato, ma semplicemente per capire le differenze. Vedevo ragazze bellissime immortalate sui cartelloni e altre guardarle sognanti dietro strati di pigrizia. Altre ancora non riuscivano ad alzare lo sguardo piegate dalla vita, dallo sfuttamento e dal piacere retribuito di un vecchio viscido, nel cruscotto di una macchina di seconda mano.
A volte riuscivo a guardare anche fuori dalla televisione. Vedevo cartoni animati dentro i quali mi sarei voluto trovare, ragazze semi nude che qualche anno dopo mi avrebbero donato erezioni e cose che non riuscivo a capire. Bambini con la pancia gonfia d'aria che morivano per avere sempre la pancia vuota.
Controsensi che nemmeno la madre di tutti i paradossi avrebbe potuto spiegarmi.
Avevo sempre voglia di guardare fuori, di capire perchè molti avevano il caro prezzo da pagare per tirare avanti e altri soldi da buttare in ogni istante della propria vita.
Se me lo avessero detto quella volta tempo fa, forse mi sarei sorpreso meno, nel tempo.
Anche se mio nonno lo diceva sempre, il tempo che passa porta gioia quando si è in giovane età, ma dopo vedere le proprie cose cadere come foglie, non porta mai felicità. Anche se la chiamano esperienza.
E' stato li che ho capito che ti rendi conto dell'importanza di una cosa solo quando non l'hai più, ma anche che forse hanno maggior valore quando hai poco per te.
L'ho visto guardando fuori, ora credo sia ancora lì.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

sospiro...cercano dietro di me il tempo che non ho colto pur avendo avuto. Mi rimprovero e chiedo a me stessa di guardarmene bene...oggi. Oggi che ALTRO tempo mi è concesso. Seppur non nella stessa forma...seppur IN QUESTO tempo.

altraepoca ha detto...

un saluto, passavo di qui...ciao

Anonimo ha detto...

ho letto un secondo per tutt'altra roba una cosa un po'lunga ma mi sembra che in qualche modo c'entri con quello che hai scritto tu,
nel dubbio te la copio

[Ci siamo chiesti un mattino, con la memoria e lo sguardo intasato dalle stesse cose, gli stessi oggetti nella nostra stanza da letto, le stesse stanze nella nostra casa, colti a cercare dalla nostra finestra lo sguardo che ci salvava dalla disumana ripetizione del tutto (famiglia, amici, ragazzo, ragazza, cane, gatto, automobile, albero...) senza rinnegare quel tutto.

Perché abbiamo baciato la ragazza che amiamo, amavamo, ameremo con il senso e la speranza di una promessa che comprende, comprendeva e comprenderà anche questa mattina così uguale alle altre, perché il quadro del cielo che abbiamo scorto dalla nostra finestra ci rimanda e ci domanda anche di lei, oltre a tutto ciò che ci circoscrive.

E poi camminare dentro a quel tutto, assieme a quel tutto; a quei volti ridipinti dello stesso colore in ogni istante del nostro e del loro cammino: la strada, i volti, noi stessi, il cielo che è lo stesso che abbiamo scorto appena svegli e che ci rimanda e ci domanda di lei e del tutto che ci circoscrive.

È il nostro orizzonte, è il cielo del nostro orizzonte che rende viva la nostra vita (famiglia, amici, ragazzo, ragazza, cane, gatto, automobile, albero...). La strada grigia sotto i nostri piedi, il cielo azzurro sopra le nostre teste, l’arcobaleno dell’orizzonte oltre il tutto che ci circoscrive.

Sono tante le cose che danno il tempo - il ritmo - che danno la voglia e fanno sperare; il ritmo delle parole, dei gesti, delle azioni, del nostro studio e del nostro lavoro; il tempo dei nostri incontri, il tempo raccontato dagli scrittori, vissuto dall’arte e nell’arte, rivissuto nel tempo ma fuori dal tempo - nell’eternità -

È questo frammento dell’eternità conficcato nel tempo delle nostre giornate, nel ritmo delle nostre azioni che ci domanda di essere svelato, rivelato, scoperto, fatto; di essere dappertutto, dal ritmo e dal tempo di una poesia al ritmo ed al tempo di una nostra parola che il nostro cuore non vuole finita - nell’eternità -

Avere un orizzonte è la cosa che rende vita la vita; nemmeno la rabbia, il dolore, l’ingiustizia sono fatti per diventare violenza, non possono continuare ad essere violenza. Guardare le persone negli occhi, vedere a fondo, più a fondo possibile, il pezzo di cuore che abbiamo in comune.

E mischiarsi, mischiare tutto - gli occhi fissi negli occhi - da uomo a uomo entrare in confidenza. Vedere, narrare rappresentare, mostrare. E intanto rischiare la rabbia e la voglia di vivere, la povertà e il bisogno di esistere, il dolore e la gioia di esprimersi, fino in fondo, più a fondo possibile, nel pezzo di cuore che abbiamo in comune.

Il dolore rappresentato e vissuto in mille forme ma uniche e nostre, uniche accanto alle altre e nostre perché create da noi nella nostra chiara unicità; il dolore come lavoro nel lavoro dell’arte, della scienza, della politica, del vero. Il dolore nella nostra memoria e nel nostro presente. Il dolore come dono della nostra strada e nella nostra strada.

La gioia rappresentata e vissuta nei nostri occhi, nuda agli occhi degli altri, con la tentazione e la disperazione di rubarla o di esserne derubati, la gioia che ci è stata rivelata nel lavoro dell’arte, della scienza, della politica, del vero. La gioia nella nostra memoria e nel nostro presente. La gioia come dono della nostra strada e nella nostra strada.

La gioia e la speranza anche dove non dovrebbe. I colori, le parole, la musica, tutto. E infine far venire fuori i volti, le persone, la vita vera. Da uomo a uomo mischiarsi, mischiare tutto.
E costruire un pezzo di pace.]

rubato da: ventoproject.com

cià

MARGY ha detto...

ciao Krepa...faccio un commento OT: ...VIAGGIARE E' LA LIBERAZIONE PIù TOTALE DEI SENSI E DELL'ANIMA!!..conoscere luoghi nuovi..persone e culture nuove ..ti apre la mente e ti rigenera!
sono tornata ...ma non vedo l'ora di riabbracciarmi la valigia... ;)

krepa ha detto...

@betazed:..........
@cler:ma è molto più bello di quanto io possa ma i fare
@altraepoca:ciao
@margy:potesi scegliere smetterei di lavorare e viaggerei tutti i giorni...se potessi

Anonimo ha detto...

KREPA:..............

piccola ile ha detto...

Questa canzone è splendida.
Io guardo ancora un sacco fuori dal finestrino,e me ne sto zitta...e vedo le cose secondo la mia visione,come vorrei fossero...fantastico...sempre...

no Simo...il 5 luglio sono a s.siro.......no!
no!
NO!

un abbraccio

Alberto ha detto...

Senza parole.

Un abbraccio fraterno :-)

Anonimo ha detto...

beh beh dove sei finito?
di solito quando uno perde la voglia di scrivere o le cose gli buttano peggio del solito oppure meglio del solito
così a occhio direi la seconda..
;)
aggiorna però

Alberto ha detto...

Tutto ok, fra'?
Orsù, ti aspettiamo! ;-)

Un abbraccio apprensivo :-)