L'inizio peggiore è parlar di storie vere. Allora dirò che
la storia l'ho inventata
da un racconto sentito per caso in un bar. Non uno di quelli
belli, con le luci
colorate che tanto piacciono a quelli perbene. Non un bar da
happy hour, no.
Uno di quei bar di quartiere, con la polvere e la gente
sdentata, i ricordi e le
canzoni di Gaber e Jannacci in sottofondo.
Per dare un peso alle mie parole e al mio star male scriverò
indossando la mia
giacca migliore, una camicia bianca appena stirata e
cambierò anche le mutande.
Lo specchio mi renderà la migliore immagine che ho, quella
che ho sempre
cercato di donare agli sguardi dolci e pieni d'amore della
mia mamma.
Lo farò per la sollenità e il l'importanza che hanno gli
ultimi.
Sotto il ponte aspetteremo la dolce vergine passare, nuda e
sbigottita tra le
fredde onde e le nostre risate consapevoli. Fermi a guardare
le onde che
compiono il loro dovere senza pensare alla storia e ai
sentimenti della trasportata.
Eliminare le nostre passioni e formare i nostri retaggi.
Sdraiati sotto il ponte abbracceremo cuscini e penseremo
distratti al vecchio
pagliaccio. Non al clown imbellettato della televisione e
poi a lui non piacevano
le parole straniere. Non invecchierò per esibire i ricordi
del mio passato come
medaglie, diceva sempre, sono un pagliaccio e come tale
dovrò scomparire.
Un colpo di teatro, un appuntamento fissato cui non
parteciperò e poi via,
così come son venuto. In fondo me ne andrò senza trucco, la
maschera che
avete sempre conosciuto sarà impressa nelle mie parole, le
mie risate e i
miei ricordi. Non so dove le ho comprare, in quale mercato
le ho scovate ma
son certo che eran mie come il diritto di lasciare tutto nel
momento in cui non
lo sento più mio.
Tornerete a casa soddisfatti per l'ultima risata che vi ho
fatto fare, l'ultimo sospiro
prima di tornare alla sensazione che già conoscete. Diversa
dal mio vuoto,
differente dalle mie ansie. Perchè sono un pagliaccio, non
un clown.
Uno che spende i pochi soldi per colmare i vuoti culturali
del suo essere e
sbuccia cipolle solo perchè almeno può piangere senza dare
nell'occhio.
Quell'occhio che lo vuol vedere sempre sorridente, perchè è
il pagliaccio.
Un colpo di teatro può toglier di mezzo il teatrante, ma il
pagliaccio è un
artista e allora il colpo è d'arte.
Sarò in quel posto a quell'ora e sarà meglio del solito,
perchè saran ricordi.
Fu così che disse il pagliaccio senza trucco e sorriso,
senza maschera e vestito.
Lasciò gli altri così, sulla riva del fiume sotto il ponte in
cui li rese la condizione
passata. Togliendo la camicia pulita, senza nulla addosso,
un ultimo sorso al
bicchierino di bianco e poi via. Ci rivedremo forse, prima o
poi.
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