Non potendo portare fuori il bicchiere in vetro, ho optato per un bicchiere in plastica.
Pago il whisky appena bevuto, ne prendo un secondo in un bicchiere di plastica e una birra in bottiglia, non sia mai che mi venga sete camminando.
La cena appena terminata è stata bella, non tanto per le cose dette, il cibo o il vino.
No. E' stata bella per la proiezione continua di ricordi e di immagini sconnesse sul futuro, intervallati dalla realtà, ovvero dai pianti di una bambina di 11 mesi. Tutto questo dopo quasi due anni in cui non ci si vedeva e chissà quanti ne passeranno ancora prima della prossima volta.
Che poi si fa presto a dire che si resta sempre uguali, ma non è così.
I discorsi portavano sempre a quello, a quei noi, alle sbronze a 15 anni e le figure immani,
ai nostri nonni amici e al perchè nonostante tutto ci manteniamo bene.
Uscito da quella casa il carico di ricordi era troppo pesante per portarlo a letto.
Ci voleva qualcosa da bere e quattro passi tra quelle mura antiche che ne han viste tante e spero tante ne vedranno.
Il bar è sempre lì, anzì a dire il vero nei paesini i bar sono come le Chiese, ce n'è uno ogni 30 o 40 metri. Io vado nel mio bar, cioè dove andavo sempre.
Ovviamente la gestione non è più la stessa e se posso fare il vecchio rompi cazzo, è peggiorata.
Qui il primo whisky e il secondo e la birra da portare via.
Al banco invece che le solite faccie, orde di ragazzini in preda a chupiti e coca cole.
I quattro passi diventano un'ora buona di camminata strana, con il freddo e gli occhi lucidi. La testa sempre in cerca di un angolo o una finestra che ricordassero qualcosa o qualcuno.
I posti di mio nonno, quelli dove scappavo da mia nonna per non prendere gli schiaffi.
La casa dei miei nonni, quella che era la casa dei miei nonni, è chiusa, vuota, disabitata.
Sembra dormire in una notte fredda.
La vedo scendendo dalla discesa che da piccolo mi sembrava una montagna. Non è così ripida e tanto meno lunga, però ne è passato di tempo.
Vedo quel cortile, il muro contro cui giocavo a pallone, i posti dove mi nascondevo...le distanze mi sembrano tutte più piccole ora a quasi trent'anni.
E' quasi l'una, poco mi importa, mi siedo sui gradini di casa, della "mia" casa, e osservo.
Tutto come prima, tutto quasi come prima.
Anche oggi guardando la piazzetta da dove son seduto so che domani non dovrò andare a scuola. Respiro l'aria che era di mia nonna e di mio nonno e penso che quando hai quindici anni non sai come stanno le cose, ma quando ne hai quasi trenta, cambiano le prospettive.
Non di troppo forse, ma cambiano.
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