L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

mercoledì, novembre 28, 2012

Nel dubbio è giusto che io sappia che la deriva depressiva del mondo postmoderno non mi piace

Non mi piace sentirmi di troppo del tipo "sai c'è anche un mio amico, sai che dici usciamo, sai che pensi ti va di aggiungerti", non capisco i romanzi d'amore e i fotoromanzi. Aspetto sempre che si spoglino e scopino e alla fine non succede. Si baciano in riva al mare, anche se è inverno e siamo a Milano o Cologno Monzese.
Non mi piace sentirmi un peso per casa mia, che non è abituata a me e alle mie bestemmie libera mente. Son due giorni che l'occhio sinistro a tratti non funziona. Mi taglio i baffi ma non funziona a farlo passare. Ieri Alessandro mi diceva che il fatto che non riusciamo a digerire è dato dal nervosismo interiore. Io gli ho risposto che vomito anche per una mela mangiata a metà pomeriggio e anche se sono a digiuno dal mattino. Mangio male e poco. Bevo male e poco. Alla fine la soluzione gliel'ho data. La gioia non va più di moda.
Ma lui dice "di quale essenza siamo schiavi?", ma non è l'essenza è che si è senza.
Cosa non lo so. Però non mi piace.
Cammino anche per andare in bagno, facendo due volte la strada che divide il divano dal cesso senza senso avanti e indietro. Sarebbe bello vivere in una casa non mia per consumare il pavimento altrui. E comunque il riscaldamento ancora non lo accendo.
Sai non mi piace pensare che negli Stati Uniti sono migliaia quelli sotto i trentacinque anni che vivono per strada. Non mi piace anche perchè Milano non è Roma e non ci sono tanti ponti, sopratutto in centro, non amo la periferia.
La periferia non mi piace, i margini mentali mi piacciono.
Nel dubbio non mi piace sentirmi inutile, è giusto tu lo sappia prima di sentirmi dire "che ora è?" solo per darmi qualcosa da fare. Non mi piacciono gli orologi e gli ombrelli.
Non mi piace la moda. Non conosco Gioia. La gioia non va più di moda, ma allora di quale dipendenza siamo schiavi? forse dipende da qualcosa.
Ieri ho preso molta acqua camminando per tornare a casa. Ma non riesco a prendere la febbre o il mal di gola. Nemmeno andando a letto con i capelli bagnati. Non riesco a potermi prendere cura di me.
Non mi piace camminare senza musica perchè non mi piace pensare in serate come ieri sera.
Non mi piace essere bello intelligente e sexy. Ma tanto non è un mio problema.
Ho mangiato una mela da poco per pranzo e non la digerisco. Mi prendo un altro caffè. Doppio. Forse è la soluzione prima di prendere la via per andare da qualche parte. Dove? Non mi piace andare tanto per andare. Non mi piace nemmeno fare le cose tanto per farle. Ma cazzo non mi piace nemmeno la parola pianificazione, mi dà l'idea di capitalismo.
Non mi piace chi vuole entrare in casa mia per benedirla e chi invece entra per entrare. Niente
come la noia può ammazzare una mente fervente, immagina la mia.
Non mi piace il democristiano anche se nuovo e lanciato, ma nemmeno chi dalla "generazione
dei padri" che ci ha rovinato pensa di cambiarmi la vita. Che poi già cambia da sè e non mi piace.
Vado al mare, vado al mare, vado in bici e per pensare.
Non mi piace che avrei bisogno di mio nonno per avere in casa qualcuno con cui parlare su tutto. Donne e calcio, macchine e politica e senza mai arrivare a una conclusione, perchè chiudere un discorso come si chiude una scatola di cartone per poi archiviarlo non serve a nessuno.
Serve a dare certezze a chi ne ha bisogno e me non piacciono troppe certezze. Mi danno sicurezze. Allora vado al mare.
Non mi piace che questo post perchè l'ho scritto per me e non per qualcuno, anzichè parlarmi.
Tu, qualcuno, ogni tanto pensa che magari potresti portarmi a pisciare. Potrei averne bisogno.

venerdì, novembre 23, 2012

Per Nessuno è quasinverno

quasinverno é quello spazio vuoto dove tutto é niente, ma è anche freddo e umido. Non si sta 
bene a quasinverno, a meno che non si voglia stare soli, senza parlare, facendo le nuvolette 
ogni volta che si respira un pò più forte. Ogni volta che si sospira. quasinverno è nausea per 
una musica triste, senso di inappartenenza a tutto. A quasinverno si è Nessuno e nessuno è 
mai a quasinverno. Si fa presto a cantare canzoni immaginarie e a sentirsi pieni di vita.
Ma il pensiero toglie energia, toglie sicurezza, porta acqua sporca e temporali.
La radio vecchia parla di elezioni e dice che tornerà un'altra estate. Paoli lo diceva con 
speranza, ma non ha mai avuto gioia. Quasi come amasse il mare d'inverno. quasinverno.
Invasioni immaginarie che invadono la mente, da un emisfero all'altro, dal reale all'involontario.
Razionalità contro istinto, finisce in pari e vince Nessuno. Affoga tutto nell'apatia e ruba i 
colori, per venderli sottobanco al mercato nero di quasinverno, quando arriveranno i surfisti 
a solcare il mare dei pensieri di Nessuno. 
Pagine bianche dove le onde alte arrivano fino al margine del foglio. Tsunami di inazioni. 
Ma il colpo di stato mentale è dietro l'angolo, il giorno di redenzione del quasinverno e l'arrivo 
della primavvera. L'elezione dello stato mentale, senza organi ministeriali, ormonali e anali. 
Vincerà qualcuno che avrà sconfitto Nessuno. Fare primarie tra "come ti senti" "come stai" 
"contro chi vuoi andare" per poi scegliere scheda bianca. Un microchip emozionale incastrato 
al dito medio della mano destra. Nascosto alle telecamere.
Quando é quasinverno i dubbi diventano certezze e i difetti altrui son le cose che più invidi.
Le persone stupide, l'ignoranza altrui, la calvizie, il fisico perfetto. Tutto sembra diverso a quasinverno. Anche il freddo non è freddo e chi non lo riconosce si chiude in casa, con tazze 
di cioccolata, camini e colpi di vita fumante o polverizzata.  Io Nessuno l'ho visto nelle mie 
foto e non volevo riconoscerlo. Infatti lo confendevo con altri volti. 
Ma nelle vite le stagioni cambiano e a vent'anni quando sorridevi c'era altro in quello sguardo.
Chiamala rabbia chiamalo sogno, magari solo furire, ma non ti avevano ancora tolto nulla 
e in quel viso non si vedeva ancora quello che saresti diventato, quel mostro a mille teste 
nella terra di quasinverno che tutti chiamano Nessuno. Che ora pensa di sognare e sogna 
di godere. Pagando in visi belli a cattivo gioco, in serrature inespresse e conti da saldare. 
Senza volerlo sei cambiato e senza far bene o male hai sbagliato. 
Si sbaglia sempre a quasinverno. Qui è già complicato capire cosa si vuole fare, figuriamoci 
quanto sia facile fare ciò che si dovrebbe fare. 
Forse fosse uno scrittore, un cantante o un imbianchino Nessuno saprebbe bene come definirsi, magari colorando quasinverno. E' così che i Giusti escono da quasinverno e passano 
a primavvera ed è sempre così che Nessuno vaga per il bianco freddo e umido torpore di quasinverno.

lunedì, novembre 19, 2012

Quando gli angeli cagano bombe e scorreggiano lacrimogeni

Non sono sicuro che se avessi un figlio, oggi, mi ringrazierebbe per averlo messo al Mondo. 
Subito non se ne accorgerebbe, ma poi verrebbe a chiedermi il conto.
Scelta personale o naturale bisogno di far progredire la specie?
Ma sopratutto mi chiedo, davanti allo specchio, se questa specie debba evolversi o se non sia
meglio lasciarla estinguere, contribuendo e uccidendo chi la blocca.
Penso che il Pianeta verrà salvato soltanto da chi inventerà le armi intelligenti, in grado di
selezionare chi rovina la specie. Senza razze, colori e religioni. Solo guardando la mente.
Il Pianeta non verrà salvato da un ambientalista e nemmeno da un santone di colore.
Il sole, la pioggia. Il giallo regala gioia e abbronza i corpi, permettendo un valido motivo per spogliarci dalle nostra paure. Ma secca la terra e brucia i fiori, mette sete e acuisce i dubbi. L'acqua nutre i frutti e le verdure, disseta e rinfresca quando il caldo ci riduce a terra, ma rattrista i nostri cuori perchè l'ombrello non piace a nessuno.
Per cui non servono diserbanti e ombrelloni, mantelle e occhiali da sole.
Sarà la morte delle menti inutili a portarci alla salvezza. La Morte.
Tutto sarebbe facile se non ci fosse il bisogno di iniziare. Tutto sta a iniziar le cose, anche a caso e anche senza senso, poi tutto viene e acquista la sua linea naturale. Anche se a un passo dal traguardo ti sei perso e non trovi più la strada, anche se arrivi ultimo e conta solo vincere.
Come una giostra e la ragazza che ci crebbe sopra, senza mai uscirne. Nella trappola del suo luogo preferito, giocava con la morte credendosi immortale. Ma anche prendendo sempre la coda di volpe che fa vincere il giro successivo, anche non scendendo mai, prima o poi la Morte si innamorarebbe anche di lei. Portandola via. Perdendo la gara con la Morte, senza averla mai giocata.
Vorrei perdere ogni giorno nella gara delle decisioni, per i miei ideali inesistenti, a testa alta. Diceva il ragazzino che non prendeva mai la coda di volpe. Ma forse le giostre non esistono e ci sono solo nelle favole. Ma le favole esistono solo se sai vederle la prima volta che te le raccontano, poi si trasformano in cose già sentite, che hanno immaginato menti non più vergini. Che hanno perso la poesia, come i vecchi che hanno visto tutto e non si meravigliano di niente, fermi sulle loro sedie al tavolino del bar, con le stesse carte in mano da vent'anni.
Gli stessi vecchi che oggi riempiono le banchine dei mezzi pubblici, usate come luogo di ritrovo per scambiare ricordi e pensieri. La "favola pensione" non gli permette neppure due bicchieri di vino al solito bar, con il solito tavolino.
Un certo disagio a volte porta a credere in Dio, chiunque esso sia. Il mio porta al vino. Prosit.

martedì, novembre 06, 2012

Il primo incubo della notte non si scorda mai

Mi chiamo S e ho trentuno anni di cui parte passati in compagnia e un'altra parte solo.
Per un pezzo di questi anni sono stato seduto, per un altro in coda in posta, al supermercato, allo stadio, in autostrada o al semaforo, dal medico. Una parte l'ho passata ad attendere un autobus e molto di più l'ho passato a camminare o a correre, che restare fermo mi fa paura.
Ho trascorso un pezzo dei trentuno anni a letto, a mangiare, a cagare e farmi una doccia. Molto tempo l'ho dedicato a me, altro ad ascoltare le cazzate degli altri e a far sentire le mie, a lavorare o a provare a farlo, a studiare e a leggere. Nel tempo libero ho scritto e contribuito all'arricchimento di birrerie e ristoranti. Si vede si dirà. E' vero si risponderà.
Mi chiamo S e ho trentuno anni, i primi 6 passati a giocare, altri 5 a imparare a scrivere e leggere e a mettere insieme le basi per costruire le altesse. Poi altri 10 a costruire le altezze per capire che alla fine la base basta e avanza e del resto non te ne fai nulla. Da lì in poi ho provato a nascondere tutte le basi con strati di inutilità sino ad esser giunto a una conclusione chiara. Ovvero che la nebbia è il tempo migliore per chi non ha nulla da far vedere, sentire e annusare.
Mi chiamo S e ho trentuno anni, ma non volevo parlare di questo. Io so nuotare, così così, non lo faccio mai perchè mi annoia. Ma so farlo.
Eppure ho sognato di esser morto così, nuotando verso il fondo. Non annegando ma nuotando verso il fondo in una atmosfera normale, in un qualcosa di quotidiano e quindi personalmente comprensibile.
Al mio fianco un pinguino diceva cose strane in una lingua non mia.
Ho sognato perchè poi mi sono svegliato, triste, asciutto e senza profondità.
Le mutande non erano bagnate, i capelli asciutti e un senso di nostalgico dissapore. Non era il salato dell'acqua di mare e neppure un odore salmastro di mare. Era il sapore del niente.
Non so descriverlo altrimenti sarei uno scrittore e non un non so cosa. Dopo un lungo percorso, una nuotata di non so quanti minuti, mi son bloccato di colpo. Nei sogni non si percepisce il tempo, secondi sono anni, anni sono un coma. Stavo dormendo purtroppo o per fortuna.
Mi son bloccato e sotto di me c'era una processione, dietro a una bara vuota.
Non ho indagato se fosse la mia. Mi sono bloccato e non ho controllato chi ci fosse. Non mi interessa sapere i presenti. Il blocco è durato fino al risveglio, una lenta agonia o un rapido shock. Non lo so.
Mi piacerebbe solo sapere che mare era quello, sempre che fosse un mare. Cosa ci faceva un pinguino nel mio sogno, sempre che fosse un sogno. Mi piacerebbe anche avere un gost writer cui spiegare quello che vorrei scrivere per farlo capire e anche i capelli lunghi. Più lunghi, e anche i capelli.
In fondo ho visto che il giorno del giudizio personale non è male, nuotando verso il basso senza annegare.
Mi chiamo S e ho trentuno anni. Quando ero più giovane pensavo fossero sprecati gli anni che avevo, immaginandomi così come sono. Che stronzo ero...ma ora mi evito le finte illusioni e mi riempio con le delusioni, senza pensare al resto. Tanto siamo in un periodo dove siamo tutti scrittori, poeti, cantanti, analisti  e c'è sempre tempo per nuotare verso il basso.