L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

mercoledì, febbraio 29, 2012

Non basta aver problemi per scrivere qualcosa di interessante

Odio, mi odio, mio dio.
Mi da dannatamente fastidio il non scrivere subito le cose che penso, sopratutto a notte tarda.
Ho perso l'abitudine di farlo, una volta lo facevo sempre. Adesso non giro più con una penna,
non scrivo più su tutti i supporti possibili e immaginabili, dai biglietti del tram ai bordi del
giornale alle tovaglie dei bar.
Mi manca molto questo, perchè perdo la maggior parte dei miei pensieri e non è che ne abbia
molti in una giornata. Sopratutto buoni. E' la sottile linea che mi fa passare dall'essere uno
scrittore fallito a un cialtrone di successo.
La luce della sera devo dire che mi ispira molto. Sopratutto se fioca o spenta.
Il punto è che sarebbe una cosa che non mi costa nulla, a differenza dei conti che dovrei
pagare da un analista o da un dietologo esperto, evitando di confidarmi allo specchio.
Un mio amico una volta mi ha detto che due persone che si guardano negli occhi sono
assolutamente vicine, ma se si danno le spalle son distanti 924 375 700 km. Diversi anni di
distanza a piedi, meno in macchina. Punti di vista.
Mi odio, mio dio, odio.
Mi fa particolarmente piacere quando mi sveglio e ricordo le cose che la sera prima mi
sembravano geniali. Il problema è che al mattino dopo le trovo del tutto inutili. Forse è
per questo che si dice di cogliere l'attimo nelle situazioni. Poi si potrebbe aprire un dibattito
sul tempo e su cosa è la vita. Qualcosa di simile a un libro con il suo susseguirsi romantico o
romanzesco oppure un quadro cui basta un solo sguardo per capire tutto.
Io penso sia più simile a un libro. Il tempo serve proprio a questo, a dare una cadenza agli
attimi come i numeri sulle pagine di un libro.
Questo pensiero non ha senso con il testo, ma volevo far vedere qualcosa che nel momento
in cui lo stavo pensando mi sembrava geniale, anche se a conti fatti non lo è.
Un mio amico una volta ha letto di una ragazza che si prostituiva ma diceva di non farlo, che
non era vero negando l'evidenza. La sua motivazione era semplice e alquanto vera. Si faceva
pagare 50 euro, ma diceva espressamente di volerne 100, in modo da poter dare il resto di 50.
Dare e avere sproporzionato. Punti di vista.
Mio dio, odio, mi odio.
Mi fa fondamentalmente invidia chi riesce a ispirarsi guardando un tramonto, oppure chi si
sente un fotografo facendo belle foto con Instagram.
Al giorno d'oggi bastano un cappello alla Humphrey Bogart, la barba incolta e un cappotto
vintage per essere un artista. Oppure aver fatto il classico o sentirsi esperti di cinema per
pensare che nessuno sia in grado di vedere un film.
Sarà tutto vero, forse no, però a volte mi piace pensare di poter fissare i pensieri in qualche
modo. Forse sono solo i grandi che vanno in giro con la penna e la Moleskine, anche se
oggi è diventato più un vezzo da radical chic che l'agenda di Hemingway.
Un amico una volta mi ha parlato dei manicomi e di come fossero pieni di matti, lì dentro.
Io ho pensato che per quelli lì dentro forse era pieno di matti il Mondo, lì fuori.
Punti di vista.

venerdì, febbraio 24, 2012

i tempi in cui la credenza non serve più

io non l'avrei mai detto a 5 anni, ma il gelato al puffo adesso non mi piace più.
sognavo poco o perlomeno non lo ricordavo. i pensieri che avevo in testa arrivavano
malappena al quanto ci avrei messo ad arrivare al mio stadio. i miei giardini.
non sapevo cosa fossero i momenti vuoti, parlavo sempre e mi piaceva giocare con
i soldatini. cazzo quante guerre che ho vinto tenendo l'esercito dei verdi. poi crescendo
sono diventato rosso e ora i verdi, sopratutto del nord, non li sopporto proprio.
ho avuto anche il trauma più grosso della mia vita prendendo in mano un piccione e ora
ho la fobia degli uccelli. tutti. non sapevo comunque dove sarei andato ad abitare ma
abito sempre lì, dopo qualche stanza spostata e un giro all'Ikea.
io non l'avrei mai detto a 15 anni, ma non pensavo sarei mai riuscito a perdere
la verginità. forse i miei baffi incolti coltivati senza volontà o i troppi chili di troppo
mi portavano a pensieri malsani, normali per l'età.
una cyclette raccolta dall'immonzia fu il primo passo verso uno stato da finto magro.
poi mi accorsi che i libri mi piacevano e che mi potevo scegliere i personaggi dentro
storie scritte da altri. il minimo dello sforzo per il minimo dei volenterosi. imparai
anche a scrivere, leggere per imparare è sempre stato un modo di dire utile alla
mia enfasi. ora lo posso dire, ma i lavori manuali non mi sono mai piaciuti. però li
faccio solo perchè non so fare altro. non sapevo ancora dove sarei andato a vivere ma
vivo sempre lì, ho spostato qualche stanza e tolto un muro, ma ho perso tutti i nascondigli
in cui mettevo i miei giornaletti porno, che poi erano miei e del mio amico.
io non l'avrei mai detto a 25 anni, ma la crisi dei trentanni l'ho avuto in anticipo.
pernsavo che sarei diventato niente e che avrei potuto aspirare a tutto senza avere il
coraggio di farlo. è per questo che mi sento realizzato. non volevo mettere su un gruppo
e mi piaceva scrivere, così aprii un blog con il solo scopo di farmi prendere per il culo
dai miei amici che non lo leggono ma pensano che faccia schifo comunque.
a volte rileggo i commenti e mi dico di non avere perso poi tanto tempo, altre volte
penso invece che forse è stato meglio non aver precato tanto carta inutilmente.
pensando a queste cose penso anche a quanta carta igienica ho buttato nel cesso, quanta
carta da foto ho buttato in vacanze adolescenziali e potrei far di tutto ciò tanti bei
coriandoli con cui riempire la vasca da bagno e scattarmi una bella foto per il mio profilo
di facebook. poi scrivere un bello status in cui mando a fare in culo tutti e poi controllerei
il mio conto in banca. solo che a 25 anni guardavo sempre quelle foto, non esisteva
facebook e il mio conto in banca era sempre a zero. mai sotto zero.
io non l'avrei mai detto a 30 anni, ma la crisi dei venticinquenni la vivo in ritardo.
ho pensato a costruire montature senza vie di fuga e ora penso "figa, ma una fuga
sarebbe stata la giusta punizione ai miei spasmi". ancora oggi penso a quello stadio
davanti al quale passo tutti i giorni evitando di incrociare lo sguardo di qualche
piccione. controllo il mio conto in banca e mi accorgo che se non sto attento lo zero
arriva. forse ho vinto qualche guerra e i verdi ora non li prendo proprio più, sono un
pò meno rosso, ma solo perchè adesso mi hanno tolto ogni tipo di voglia di credere
in qualcosa o in qualcuno. sto pensando di diventare cattolico praticante credente e
rabdomante, voglio mettere su un gruppo post punk e suonare i sint e fare musica
cattolica. suonare per il papa e con madonna. scrivere cose senza senso a questo
punto ha dato senso al mio blog. tanto i miei amici non lo leggono ancora.
un blog che evidenzia come sia venuto meno il mio credere nella credenza. infatti
vivo nella stessa casa, spostando mobili e comprando un divano. però la credenza
non l'ho mai comprata all'Ikea.

giovedì, febbraio 16, 2012

La matematica mi perseguita dai tempi dell'asilo nido (che non ho frequentato)

47. Se il morto parla allora il moribondo può almeno permettersi di scrivere. Dire la propria e difendere la libertà di poterlo fare, anche se quello che viene detto è una cazzata.
Ci sono cose che a volte non vorresti sentirti dire tipo "morirai" o "tagliati i capelli", ma devi farci il callo, la vita è dura sopratutto per i sensibili e i deboli di cuore.
1. l'Italia. Dovrebbero permetterle almeno di dire la propria nelle cause che ancora non hanno memoria. E' sensibile, seria ed affidabile, raramente la trovi in un locale ubriaca. Ma la trattano come una puttana, di quelle con una storia che nessun cliente vuole mai ascoltare, nemmeno quelli che a puttane vanno solo per parlare.
Anche i numeri hanno un loro senso se visti in ordine, come un continuum di motivazioni
crescenti o descrescenti. Crescono le mie ansie e diminuisce il mio conto in banca.
Il giusto ordine delle cose anche in una casa, per non avere i problemi canonici dei pezzi persi e delle cose mancanti. Un mio amico dice che è meglio essere ignoranti per non sapere cosa ci stiamo perdendo, altri miei amici hanno perso tutto e stanno spaccando tutto.
Il tutto che numero è? Come vincere una guerra. Quanto si vince.
9. E' il numero di casa mia. Da sempre anche quando ho traslocato e tu non mi hai aiutato. Ho traslocato due volte, una in entrata e una in uscita. Sono entrato e uscito perchè come sempre si deve entrare e poi uscire, non rimanere fermi e bloccati col culo ancorato alla sedia.
42. Il caffè che senza quello non sto sveglio e senza quello non ho voglia e senza quello, sono anche molto più tranquillo, senza senso.
45. Vino buono. 55. Musica. Mancan solo due o tre amici, quelli buoni, veri e sinceri. Il resto conta poco, il resto è come pagare 100euro per niente e ricevere in cambio monetine di rame senza senso.
47. Se il morto parla allora il moribondo può almeno girare indisturbato fingendo vitalità e facendo smorfie simpatiche e alcolizzate alle foto di gruppo.
Ci sono cose che a volte non leggeresti mai, tipo i post di un blog di uno che conosci e consideri un coglione o gli articoli di Ferrara. Oppure il blog di Ferrara o un articolo descrittivo di Ferrara e dei suoi monumenti.
6. La vagina. 59. I peli. 52. La mamma. Metti insieme tutto quanto e dimmi se non ci siamo ridotti come ci siamo ridotti per un pò di peli di f*** e anche se siamo in anni in cui è in auge la
depilazione forse avremmo bisogno di una bella rivoluzione.
Ma qui entra in gioco il fatto che la nostra mamma forse avrebbe da ridire. Non siamo fatti per la rivoluzione in anni di agiata depressione.
63. La sposa. 66. Le zitelle. Caldo e freddo, bello e brutto. Tutto è assolutamente soggettivo ma tutto può diventare fottutamente oggettivo. Trovo oggettivamente brutto ostentare, oggettivamente inutile passare il tempo nei centri commerciali e fastidiose le ciabattone con i faccioni dei peluche.
90. La paura. Tutto finisce lì, dalla voglia iniziale di buttarsi alla reazione dei muscoli quando saltano nel vuoto. Dal costruire scatole per prepararsi a partire, al disfare una valigia arrivati molto lontano. Comincio a capire che il difficile non è arrivare, ma imparare a stare. Convivere con le altre persone, gli arredi e la luce soffusa del mattino fa più paura che vincere la guerra. Sopratutto quando non sai di esserci entrato.
47. Se il morto parla allora il moribondo può scrivere quel cazzo che vuole e giudicare. Leggere imparare e poi cancellare tutto. Mi chiedevo quanti romanzi sono stati scritti e quanti erano uguali tra loro, così come le canzoni. Poi mi sono chiesto se valesse la pena avere figli in un era di zero crescita economica e sociale, se ascoltare il consiglio e tagliare i capelli, se mangiare più verdure o se fottermene e ballare, se fare spesa al discount o mangiare meno e meglio, se darmi all'alcolismo o diventare buddhista. Poi mi sono arreso a tavolino, ho messo in fila i numeri e mi mancava tutto quello che stava in mezzo, tra l'1 e il 2 ci sono infinite soluzioni.

domenica, febbraio 12, 2012

Riflessioni da vuoto cerebrale nella Milano in cui nevica tutto l'anno.

Non è facile trovare sempre qualcosa da scrivere su un blog.
Perchè poi non è facile nemmeno fare sì che un blog sia un ricettacolo di sfoghi tipo
diario adolescenziale. No, il mio blog non è così.
Però ho già scritto tutto.
Ho scritto delle mie serata, delle volte in cui ho vomitato e delle sere perse in locali.
Erano i primi post, quelli post adolescenziali e forse più letti.
Ho scritto di tutte le mode che mi piacciono, di quelle in cui non sono ancora riuscito
a entrare e tutte quelle che mi hanno tenuto fuori.
Tra le righe ho scritto molte più cose di quanto alcuni cervelli poco allenati abbiano
letto. Sono quelle persone che dicono che io sono banale. Fanculo.
Ho scritto anche di maestri che fanno i professori senza conoscere l'arte, ho scritto di
ciò che ho letto e molto volte non ho letto quello che ho scritto.
Almeno alcune persone mi hanno detto che faccio molti errori. Devo dire che è un
bell'argomento.
Ho scritto anche che forse invece di leggere un blog di uno che si pensa sia un mezzo
sfigato o uno che scrive bene, si potrebbe sempre leggere un bel libro.
Non ho mai scritto che mi ritengo poco utile al genere umano se non in quanto essere
riproduttore, ma non ho nemmeno mai scritto che non voglio avere figli perchè non
sarò mai in grado di mantenerli.
Mi han detto che dovrei scrivere un libro. Mi han detto che c'è chi crede io non sappia
scrivere. Mi han detto che si sono emozionati su queste "pagine".
Mi hanno fatto un bel regalo stampando tutto.
Non è facile trovare cose da dire. Lo sto dimostrando ora, non è vero?
Ma forse son cose che si fanno leggere lo stesso. In fondo ci sono tante cose in mezzo
a queste righe. Ci sono i miei amici inutili di facebook e quelle faccie che il più delle
volte mi dico "ma chi cazzo è?".
Ci sono i pezzi che ascolta o il ritmo che ho dentro. Ci sono doccie calde e birre
intense e c'è che non voglio parlare con nessuno.
Ci sono tante cose di cui potrei scrivere ancora e penso lo farò. Un giorno futuro, magari
lontano e magari domani.
Intanto mi piace sapere che ci sono giovani ribelli su facebook, mi piace sapere che
a Milano ci si stupisce per la neve ma la metà della gente la neve la usa tutto l'anno e
che vedo intorno a me tanta ipocrisia.
Metto insieme pezzi di frasi a caso, discorsi senza senso.
Lascio a chi è bravo mettere insieme il tutto, io intanto raccolgo i dolori di oggi, le
botte e qualche fanculo me lo metto in tasca. Non è sempre bello essere scostanti, a
volte ti dicono sia un atteggiamento solo perchè sei bello.
Ora la cena è pronta, buonanotte.

mercoledì, febbraio 08, 2012

Lo stipendio in lire, i debiti in euro, la bolletta in dollari e i crediti in dracme.

Lo stipendio in lire, i debiti in euro, la bolletta in dollari e i crediti in dracme.
Spirito della generazione cresciuta senza conti in banca o con qualche conto in posta,
regredite dalla generazione mille euro a quella 750 euro, al massimo 800.
I controlli fiscali ci analizzano come le modelle in un locale alla moda. Nemmeno
ci vedono entrare perchè tanto, con i nostri introiti è impossibile evadere.
Sarebbe come evadere nel deserto. Dove devi andare...
Una bella finanziaria alla romanticità delle idee, con un premio ai valori umorali e
uno sconto a chi crea qualcosa.
E' la finanziaria con un'etica sociale priva di tentazioni monetarie internazionali, senza
rating, senza spread ma solo vino rosso e salame.
Ambiguità fatta stipendio e ricchi uomini che impugnano "il Manifesto". Vorrei
vedere quanti di quelli che sfogliano "il Fatto Quotidiano" hanno in mente gli errori
del governo di B. e non solo le sue troie e puttane.
Ci sono figli di papà travestiti da ribelli che si pippano la polvere che comprano in
bustarelle mentre quella delle mensole la spolvera la donna delle pulizie. Poi non
scendono mai piazza ma postano le frasi di protesta contro la loro prostata.
Una finanziaria reggae fatta a colpi di cannone, oppure rock ma una ballata senza
eccessi di chitarra, un ritmo lento e ben suonato per star bene a lungo tempo senza
godere in un momento tutto quello che ci spetta.
Lo stipendio in lire, i debiti in euro, la bolletta in dollari e i crediti in dracme.
Politicamente son di destra ma ho sempre votato a sinistra per spiazzare l'opinione
pubblica internazionale e farmi beffa dei sondaggi. Che mi han messo sempre in
mezzo alle statistiche generazionali. Ero "bamboccio" a quindici anni e lo son
rimasto fino a 28, sono entrato in "generazione 1.000euro" a 28 per uscirne poco
dopo. Ma fanculo alle statistiche e ai voti elettorali, ho sempre quasi sempre perso
e vinto davvero solo con Pisapia.
Una finanziaria amorale, nel senso di non morale nel rispetto delle leggi della politica
attuale. Senza patria nè bandiera ma con una idea fiera di creare per ciascuno un
orticello ben protetto. Con verdura ed ortaggi e riportare il baratto per comprare
carne, uova, fiori, pane e delle ali per volare.
Lo stipendio in lire, i debiti in euro, la bolletta in dollari e i crediti in dracme.
Andare in Grecia ed investire o andare in Grecia ed impazzire o aspettare che anche
qui si arrivi al punto della Grecia. Potrei imparare il sirtaki e mangiare il souvlaki
poi spalmare sul pane dell'ottimo tatziki ma a me non me ne fotte un cazzo di mangiare
alla ellenica e propongo lunghi sorsi di esotico outzo freddo.
Poi farei un finanziaria di stampo internazionale, di matrice popolare come il pop
che fa Madonna, non la madre di Gesù ma quella vera e americana. Una finanziaria
che consenta a tutti mangiare e andare a lavorare senza grilli per la testa e senza
rompersi la testa per arrivare a fine mese.
Un finanziaria laica senza cristi ne madonne o maometti e buddi che si mettano a
dar ordini alle folle. Una sola religione che si immagini un progresso fatto di soluzioni
idonee ecologiche e creative, con Mc Giver al governo e Mc Donalds giù nel cesso.
Una finanziaria fatta per andare senza ali, senza politici ciccioni o vecchi storpi con
gli occhiali.
Lo stipendio equiparato al valore del lavoro e no a contratti da sfruttati anche in
ottica sociale che guardino al valore del denaro e non a quello del passato.
Si lavora ora, si pensa al futuro, si paga il passato, ci rimette il presente.
Lo stipendio in lire, i debiti in euro, la bolletta in dollari e i crediti in dracme.

lunedì, febbraio 06, 2012

La sociologia provinciale che porta diretti a Londra passando dalla tangenziale di Milano. Sola andata.

A Milano ho capito una cosa, che la gente figa sta a Londra.
Per lo meno ci ha vissuto un pò, ma poi quando torna "non c'è niente come lì".
Perchè "i gruppi indie italiani sono copie sciacquate di quelli londinesi", però
con i capelli meno lunghi e le giacche in finta pelle. A volte prese in mercatini
fuori mano ormai passati di moda per chi segue la moda.
A Londra invece quando piove è tutto bello, il sole splende poco ma quando
splende a Milano ce lo possiamo sognare. C'è il lavoro che in Italia non c'è,
l'atmosfera è rilassata perchè si beve soltanto dell'ottimo tè (tea o teh, non so
nemmeno scriverlo).
Passeggiando per Milano incontri amici e parenti mentre a Londra vedi gente
che qui trovi solo sui giornali. Dicono sia per via del provincialismo che
colpisce l'Italia. La gente figa va all'estero, sopratutto a Londra, e viene
sostituita in città da è figo in provincia. Ma non è la stessa cosa.
Poi c'è chi rimane fermo qui ed è la razza peggiore, perchè è pigra, ferma,
puzza e non è cool. Gli manca lo stile e non è creativa, ma tanto già li
conosci e da loro ti aspetti gli auguri a Natale e una foto su facebook.
Anche i piccioni a Londra son belli, non hanno il pelo sporco e sono colti e
cagan soltanto nei posti giusti o sulle bombette idrorepellenti di qualche inglese
repubblicano, che sono pochi.
Londra ha spazi pubblici, un fiume al centro e una grande ruota che se
fosse a Quarto Oggiaro sarebbe meta turistica dei tamarri. Invece la visita la
parte più figa d'Europa, alla moda e di moda che non segue la moda la crea.
Chi ha vissuto a Londra non è mai fuori posto, mai fuori moda, sa sempre come
ci si comporta nella situazione sbagliata. Perchè a Londra gli è successo di
peggio e senza dubbio in un contesto diverso.
Una volta mi dicevano che a Milano "le situazioni fighe non ci sono o sono rare".
Io poi ho passato tutta la serata a bere vodka&tonic pensando a cosa sia una
situazione figa e ho capito che non c'è soluzione.
La risposta in realtà è molto semplice. Non lo so e non lo posso sapere, io non ho
vissuto a Londra.
Chi vive a Londra o immagina di averci vissuto ascolta la musica migliore, compra
i vestiti più belli e più alla moda. Conosce gli hipster perchè è più avanti di loro.
Il vintage è già passato, i mercatini sono passati, l'elettropop l'ha inventato nel tempo
libero tra la Tate e WhiteChappel.
Poi può indossare le giacche a quadretti che tanto invidio.
Ma c'è un "ma", perchè esiste New York, che "come si respira cultura lì, non puoi capire".
Certi "viali grossi e la gente che si fa i cazzi suoi. Puoi incontrare Brad Pitt e Angelina
Jolie al caffè senza neanche vedere dei fan, poi le mostre sono mostre e 
ci sono dei parchi immensi, con i cani e gli hot dog e si ascolta del grande hip hop".
Una volta mi han detto che "sai a Milano si vive un pò stretti e gli eventi non sono
poi tanti, poi niente di originale solo cose già fatte persino a Berlino. A Londra c'ho
vissuto, mamma mia che lavori, avanguardia pura e New York è il mio sogno, mamma
mia quanta innovazione creativa". Anche lì, mi sono chiesto tutta sera cosa fosse
questa cazzo di innovazione creativa e l'avanguardia pura dove si poteva comprare.
Tra una birra e un pensiero ho trovato il mio ultimo e definitivo perchè.
Io a Londra ci sono stato, soltanto due volte e in tutto c'ho vissuto 10 giorni al massimo
e New York se ci penso non so nemmeno dove sta situata nel mappamondo.
Il mio problema è che sono sporco e monotono, depresso e perplesso e poi ho trovato
sempre un biglietto di ritorno per casa, che è a Milano. Ma mi chiedo perchè le
compagnie di volo non facciano biglietti con divieto di ritorno, senza via di uscita.
Un'offerta creativa, avanguardia post provinciale.

venerdì, febbraio 03, 2012

I tanti volti della moda attratti dallo zucchero filato al Luna Park

Sono indie ma nel tempo libero ascoltano musica pop.
Vestito di pelle, camicia attillata, i capelli lunghi che arrivano al buco del culo ma
i fiori, il cuore e l'amore gli cattura il tempo morto.
Sono sempre le mode quelle che attirano i viaggiatori del tempo, chi ha bisogno di
una foto per ricordarsi una vacanza. Le mode segnano il tempo almeno quanto il freddo.
Poi magari sono sempre gli stessi a non ricordarsi un assolo di chitarra o chi era quello
di colore col pisello grosso e i capelli vaporosi.
Ma siamo indie, non importa la musica.
Sono hipster ma nel tempo libero mettono maglioni larghi e tute comode.
Mentre tutto nel mondo tende allo sfascio, i vestiti devono essere la cosa più stetta e
possibilmente minimal che ci fascia. I ritmi, i colori, le strade, i volti o i pensieri, tutto
può stare nella reflex a tracolla che ciondola su strade percorse su bici a scatto fisso.
Scatto foto, scatto in bici. Poco importa se non manco a un aperitivo "in" o non sono
mai una volta fuori posto.
Sono hipster non mi importa il contesto.
Prendendo la seconda strada a sinistra, sono sicuro, si arriva al posto giusto.
Sono rock ma nel tempo solitario mi masturbo e ascolto i neomelodici.
Non ascolto gli altri, non guardo in faccia nessuno e non penso alle stelle.
Le stelle del cinema, le stelle del jet set, le stelle dei biscotti...tutte hanno senso solo
e quando le vedo cadere. Giorni alterni sono quelli che affronto. A tratti rido ad altri
piango e molto spesso insieme. Rispondo male ma capisco bene.
Sono rock, non mi importa della gente.
Sono poeta romantico e sognatore ma nel tempo libero leggon romanzi pulp con
lunghe sessioni di porn hub.
Capello unto o barba incolta, poco propenso al cambio d'armadio, colori accesi su toni
accesi, valori tesi su fili appesi. Le stagioni cambiano al cambiare delle visioni.
Lunghe manifestazioni e pochi pensieri, noi siamo fedeli al mondo deciso da altre
menti e colori. Poco lavoro, molti lavori. Il bello del precariato sta nel brivido di
affontare nuove sfide o di non poter pagare il riscaldamento.
Seconda a sinistra, grande striscione. "Posto giusto", un posto per tutto.
Cerco lavoro, che sia assolutamente a tempo. Poco tempo, mi servono emozioni.
Poi li ho vistoi tutti intenti a parlare, travestiti da conigli al luna park. Sono i tempi in
cui per essere qualcosa si deve fare di tutto. Poi si è qualcuno. Uno dei tanti.
Ma in fondo, anche se passa il tempo o cambiano le mode, lo spazio resta sempre
quello, c'è poco da fare.
In fin dei conti, anche sforzandosi sarà sempre più improbabile incontrare Dio in giro
con delle Converse ai piedi e i jeans strappati o costruire astronavi con le lavatrici. I
modi per campare restano sempre quei 5 o 10, c'è poco da fare.
Perchè infondo a tutto a turni alterni abbiamo tutti lo stesso obiettivo che puoi chiamare
come vuoi, con un francesismo o con sarcasmo, con un tono o con un rutto, ma è allo
zucchero filato che si vuole arrivare.

mercoledì, febbraio 01, 2012

Triste scia di segmenti di cielo portateli via

Un giorno di neve è un'equazione matematica che sposta le cose da un orizzonte temporale
a uno cromatico. Poi se nevica c'è ben poco di temporale.
Il bianco sul nero fa bianco. Uno più uno fa sempre due anche quando gli uno son diversi.
Anche dal sottoterra la neve scende e cade a terra e anche se non la vedi, copre tutto.
Nemmeno se fosse un sonno riparatore, di quelli che ti svegli e non sei nemmeno su un
pianeta lunare. Nemmeno fosse un sogno da cui ti risvegli fiero.
Di colpo tutto diventa l'impensabile. Tutto non più tutto per esserne coperto.
Un sottile strato di ghiaccio tritato buono nemmeno per fare un cocktail.
Non ti puoi nemmeno chiedere se quella sia la vera immagine, perchè dietro a un cumulo
di bianco spesso pochi centimetri, ci sono metri di merda o fango o ferro o cemento.
Troppo facile arrivare in un locale con la maschera migliore, passare sopra tutto e sopra tutti,
mettersi il vestito migliore, apparire, coprire e poi andarsene.
La falsità della neve comprime la maestria del sapersi mascherare, il quotidiano recitare la
parte migliore nella situazione più adeguata. Avrai un tuo momento sempre, non solo finche
regge il tempo.
Scrivere storie non è un'invenzione, non ci sono storie tratte dalla fantasia o storie che
cadono a grappoli dall'alto. Le storie non possono essere coperte e le rivoluzioni si fanno col
pensiero ma anche col fisico. Serve a scoprire i teloni messi per coprire l'insoluto.
Ci sono cose, ci sono tratti di coste che non puoi dimenticare, così come il marciapiede sotto
casa non può essere coperto dalla neve. Perdi i tuoi passi, il tuo cammino. Perdi anche il
motivo per cui ti vorresti perdere.
Un giorno di neve è la somma di tutti i movimenti inutili portati all'esaltazione algebrica di tutti
i tuoi ritardi meno il tempo perso nelle code.
Non serve avere la neve per coprire il brutto o dire "finalmente adesso è tutto bello". Basta la
fantasia o basta mettere gli occhiali da sole al buio oppure fissare il sole per qualche minuto.
Non so perchè, immagino che la neve serva a chi non ha fantasia.
Non so perchè, immagino che la neve piaccia a chi andava bene in matematica alle superiori
mentre ora ha bisogno di qualcosa che copra tutto per poterci scrivere sopra.
A me non serve. Avevo 4 in matematica per tutti i 5 anni di superiore.
Un giorno di neve è la somma dei libri letti meno tutte le maschere del momento, più un
pennarello per scriverci sopra cose che durano un momento perchè subito dopo accendo il
phon e ti sciolgo tutto.
Un giorno di neve è meglio solo di due giorni di neve e così via. All'infinito.
A me non serve la neve. Io odio la neve.