L'angolo adatto per nani, ballerine, cantanti, troie, alcolizzati e illusi. Ovviamente qui nulla è serio...se sei dei nostri...benvenuto, entra pure

lunedì, aprile 26, 2010

L'uomo che voleva la Luna

Sono al terzo piano del palazzo diroccato.
Gli amanti di Boudelaire direbbero decadente, ma a me non piace come
aggettivo. Lo fa sembrare interessante e non lo è.
In casa ho ancora i miei vecchi dischi di vinile, il caffè in polvere e una
scatola di cerini svedesi, semivuota.
Sul davanzale campeggia ciò che resta di una pianta di gerani. Forse mi
sbaglio e sono orchidee, poco importa.
Insomma, tutto l'indispensabile per la sopravvivenza domestica di un uomo.
Io sono SOLO. Il mio nome è SOLO.
Il palazzo si stacca dagli altri, più bassi e tozza, sulla terza strada di Anyway.
Nella provincia di niente, dove la realtà arriva dove riesce ad arrivare il tuo
sguardo o sin dove arriva la luce del lampione. Oltre...chissà...
Eravamo rimasti in quattro dopo la grande fuga dal niente, perchè nel nostro
sogno si campava di poco. Poi ho avuto fame.
La prima volta è stata AMORE, l'ho uccisa di notte in mezzo ai festeggiamenti
per le strade vuote. Soli in in vicolo, l'ho strozzata guardandola negli occhi.
AMORE...le ho mangiato il cuore con avidità perchè restasse in me qualcosa
di lei, del suo spirito, del suo senso. Ancora ricordo il sangue caldo scivolarmi in
gola come birra fresca quando hai sete. Ho pianto a dirotto ma la pioggia ha
cancellato ogni lacrima, come se nulla fosse.
Nella mia stanza, quando si alza la voce di Jim Morrison è un olocausto di
emozioni, cadono a terra una dopo l'altra senza nemmeno avere il tempo di
gridare. Sorde.
Ma non potevo rimanere fermo, ormai era iniziata l'espiazione da tutto e da
tutti. DENARO l'ho trovato il mattino dopo, intento a estendere il proprio io
al di là di ciò che sapevamo esserci. Non capiva che eravamo uno in meno,
non ha mai considerato ci fossero "altri".
E' stato un sollievo ucciderlo con l'inganno...un lieve sollievo, come l'alito di
vento generato dal tubo in ferro sulla sua testa.
Non ho potuto far altro che usare le sue mani per lavare il suo corpo, eliminando
i pensieri, gli odori e le paure che sapeva dare la sua voglia di arrivare.
DENARO...non credo di essergli mai stato tanto legato. Perlomeno credo.
Quando arrivai di fronte a SESSO, feci fatica a guardarlo negli occhi.
Ma penso avesse già inteso. Tutto doveva finire così.
Anche la Luna in cielo mi diceva questo. Fu difficile restare solo e sottorrare
i suoi genitali. Due metri di terra avrebbero tenuto lontano tutti i cani
randagi di Anyway, se solo ce ne fossero stati.
SESSO...e rimasi davvero SOLO.
Sono passati giorni da quando sono davvero SOLO, niente nel giro di tutti
questi isolati. Luci fredde, negozi vuoti. Esco soltanto la notte per non vivere
insieme alla mia ombra, che mi fa paura e mi ricorda da dove vengo e dove posso
arrivare. Sempre un passo avanti o uno dietro.
Poi la notte guardo il cielo e vedo la Luna. L'unica compagnia, l'unico bagliore che
riesco a sopportare. Forse è proprio per questo che vorrei farla mia, per non
condividerla con nessuno. SOLO.

giovedì, aprile 22, 2010

Vanesio è morto qui

Mio nonno non era uno stinco di santo. Anche perchè era grande e grosso.
Forse meglio dire che io da piccolo lo vedevo così, grande e grosso.
Un pò come il gigante buono.
Il mito da inseguire e che ti sa seguire.
A piccoli passi, paralleli ai tuoi. I miei. Anche adesso che non c'è più.
Mi ha detto e insegnato tante cose, il nonno.
Come a distruggere i miti quando il peso della coscienza va oltre la gravità.
Il perchè gli stronzi galleggiano è chiaro a tutti oramai.
Io l'ho imparato grazie a lui.
Sarà per questo che ho deciso di picchiarti. Non ti devi preoccupare, sarò
chirurgico e affettuoso, caldo e partecipe, ma il tuo volto infastidisce la mia
stima verso te. Ormai icona, attraversi l'impotenza attuale.
Devo sfigurarti adesso, per me ma anche per te. Ti rendi conto di quanto non
sanno chi sei ma ti riconoscono, senza fede.
Mi spiace Che ma il tuo viso offende la tua grandezza.
Così come tutti sappiamo dell'esistenza di Gesù. Non è vero?
Sarà per questo che vorrei tirarti le bottiglie vuote delle birre che mi sono
appena bevuto pensandoti, eri su quella croce che ti sei fatto costruire.
Perchè anche se apprezzo il tuo sforzo, mio caro, ti do del coglione.
Sì, sei un coglione, perchè ti sei fidato del tuo alleato più sleale, quello a tua
immagine e somiglianza. Il traditore.
Senza contare che quando ero piccino avrei schiacciato Grande Puffo e il suo
cappuccio rosso. Non l'ho visto mai nei paraggi dei miei occhi e devo dire che
se l'è cavata bene standomi alla larga.
Perchè se ogni bambino vede il padre come un Dio, io ti chiedo perchè un
giorno o l'altro non facciamo a pugni, per capire dove possiamo arrivare.
Il limite estremo del complesso volersi bene o l'antitesi del rispetto.
Perchè non ci sfoghiamo così anzichè non parlare, perchè dovrei far nascere
mio figlio in questo mondo e dargli le delusioni che ho avuto io?
Perchè prenderlo mano nella mano e dirgli tutto senza parlare?
Perchè mio nonno mi ha insegnato a fare a pugni coi miei miti e uccidere la
vanità di me stesso, del mio stesso Vanesio, che ho ucciso troppo giovane...?

martedì, aprile 20, 2010

Solo amari andati a male

...sono caduto in un sonno come non mi capitava da tanto tempo.
Troppo, forse.
Alla mia destra un cumulo di grida mi fa capire che non è un sogno.
Intendiamoci...sto sognando e sto dormendo, ma questo non è per un cazzo
un "sogno". Non uno di quelli intesi normalmente, con luci e paesaggi incantati,
fanciulle in bikini e pesci rossi in vasche tonde. No.
Questo era un sogno di quelli brutti, che però non ti spaventano. Un incubo
potrei chiamarlo, ma non vorrei farti andare fuori strada. Perchè in questo
sogno, chiamiamolo facilmente così, io c'ero già stato.
Infatti lo vedo, lo riconosco.
Erano quattro fottuti anni che non lo vedevo più.
Mi giro dall'altra parte, faccio finta di non vederlo, di non volerlo vedere.
Di non volerlo.

ciao coglione come stai...ciao Tyler, sempre molto carino vedo, un lustro
non ti ha cambiato per niente...avrebbe dovuto? in caso posso sempre
cambiare ...che cazzo vuoi stavolta? soldi, caramelle e confetti? se vuoi
sono diventato molto bravo negli abbracci...non fare lo spiritoso, sono
davvero nei guai, anzi sono diventato un guaio per me stesso... che vuoi
dire? spiega...voglio dire... spiegami soltanto se davvero lo vuoi fare...
infatti ti vorrei dire che...attento, poi non incazzarti se...ooooh mi hai rotto
i coglioni! capito? il solo fatto che mi sembra di parlare a uno specchio mi
innervosisce. se in più ci metti anche il tuo carattere del cazzo, me ne vado
a cercare aiuto da un'altra parte. anche in una fottutissima Chiesa se
dovesse servire...andresti davvero da un prete? ok ok, scusa. ho sbagliato,
ma sai benissimo cosa penso di te e me...lo so, lo so bene... che ti succede,
spara... non lo so. ecco che succede...non lo so...che cazzo vuol dire "non lo so"?!?...
vuol dire che è come quando fuori piove ma c'è il sole che accende la giornata.
come quando ci ammazzavamo di alcolici andati a male sole per il fatto
che era bello vomitarci tutto in faccia
...sì, ricordo. però continuo a non
capirti...perfetto, sei il solito cazzo di specchio. rifletti e basta, non capisci...
sfotti pure, la differenza tra noi è solo che io sono bello...no caro la differenza
è un'altra. è che tu sei vero e io onirico...parolone...parolone un cazzo,
verità...la verità sta a zero nei nostri discorsi lo sai, vero?...lo so, lo so, ma
è comunque la linea guida o l'orizzonte lontano, vedi tu cosa preferisci...
preferirei il niente, anche quando fingo di essere felice, il niente...
era proprio questo che volevo dire, avevo voglia di piangere e l'unico con
cui potevo farlo, sei tu...io...io

Credo di non essermi svegliato bene. Non ricordo nulla di quella mattinata e
a tratti penso a cosa possa averla generata. Sarà stato il grande freddo di ieri
sera o la voglia di vomitare che mi passa per la testa. Saranno gli occhi gonfi
per il vento che entra dentro, saranno i pensieri mossi dal vento, sarà il vento
uscendo dalle orecchie mi genera urla e lamenti che mi fanno paura.
Ma Tyler qui non c'è e anche io ho voglia di piangere.
Ancora.

lunedì, aprile 05, 2010

Il mercante dei sogni

Strade piene ne vediamo tutti i giorni qui in città, dai mercanti ai compratori,
dai sogni ai pensieri che ogni notte escono dalle case ai narratori che di giorni li
inseguono per poterli raccontare.
Gente di ogni tipo e colore, alcuni riconoscibile altri ombre di passaggio.
Ogni mattina arrivava in piazza il giovane cantante, egli stesso scrittore e attore
delle proprie storie, visitatore perverso delle menti di vecchi e bambini.
Si racconta abbia musicato anche gli incubo del suo pesce rosso, morto di crepacuore.
Non che abbia una bella voce, tantomeno si può dire che il suono della sua chitarra
sia sinuoso ed accattivante.
Ma ha quel qualcosa in più che lo differenzia dagli altri, forse il bel viso, il suo
essere malinconico e al tempo stesso pieno di sorrisi.
Sarà il bel cappello che nasconde parte dei suoi occhi, così da non far mai capire in
pieno cosa vogliano esprimere i suoi occhi, ma anche questa è soltanto una
supposizione.
Il paese è pieno di mercanti vecchi e giovani, imbellettati e profumati come le
ballerine dei varietà o viscidi come il pubblico delle prime file di quegli stessi
spettacoli. Avevano un grande successo, ancora maggiore rispetto al canta storie.
Lui cantava i loro sogni e i loro pensieri, ma niente che non conoscessero in
precedenza. In cuor suo ha sempre odiato le novità, i colpi di testa e i tagli di
capelli troppo corti. I venditori invece hanno casse piene di stranezze e di
promesse, vendute a prezzo bassissimo perchè ciò che interessa è il successo
immediato, l'acquisto senza condizioni, l'apparire con l'offerta migliore, il sorriso
più bello o l'affare più vantaggioso. E' così che il cantastorie vede passare davanti
ai suoi occhi fogli di carta e monete, cantando di orizzonti lontani e amori nascosti,
paure di fallimenti e repressioni basso addominali.
Tentando di mettere tutti in guardia dall'acquisto ossessivo della novità, dalla
paura dell'essere sempre alla moda o dalla semplicemente dalla smania di
apparire, ma proprio per queste teorie più di uno in paese lo guarda come un matto.
Venditori ogni giorno portano in piazza la morale e proposte di aumenti nelle
proprie potenzialità, proponendo funerali alle proprie realtà e matrimoni con
Mondi lontani. Vendono sogni, mercanteggiano futuri arricchendo il proprio ego e
la sacca delle monete che ormai non riescono a legarsi ai calzoni.

Il cantastorie preferì non voler più capire niente, abbandonare ogni velleitudine,
conscio che in questa vita non avrebbe cambiato nessuno con parole e poesie,
avrebbe strappato altri sorrisi e qualche bacio, forse qualcuno gli avrebbe
riconosciuto la giusta gloria ma soltanto dopo un buon acquisto alla moda.
E' così che decise di lasciare la sua terra e il cuscino, lasciando ai posteri una sola
frase scritta sul muro della sua casa:

"i vostri sogni non hanno un prezzo, se non quello che siete disposti a spendere per
continuare a sognare"